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Oggi, grazie al Vinitaly, vi porto con me in Valle d’Aosta per una Masterclass sul Pinot Noir, uno dei vitigni internazionali più affascinanti e impegnativi da coltivare.
In questa regione di montagna, con appena 30 ettari dedicati alla denominazione DOC, il Pinot Noir trova un terroir peculiare, in grado di donare caratteristiche davvero uniche a ogni calice. Preparate i sensi: parleremo di aromi, colori, sapidità e di come questi vini valdostani riescano a sorprendere, anno dopo anno.
Sommario dei punti principali (TOC)
Perché il Pinot Noir in Valle d’Aosta?
La Valle d’Aosta è la più piccola regione d’Italia, ma vanta altitudini e microclimi estremi. Le vigne si arrampicano su versanti ripidi, i suoli sono poveri e pietrosi, e il clima alpino regala forti escursioni termiche. Tutto ciò si traduce in vini ricchi di profumi, acidità vivace e grande eleganza. Il Pinot Noir, notoriamente sensibile al terroir, trova qui un habitat che lo rende ricco di sentori fruttati, note balsamiche e, spesso, sfumature affumicate davvero originali. Anche la resa è molto limitata: stiamo parlando di soli 30 ettari DOC in tutta la regione, un vero gioiello per appassionati e collezionisti.
Nella mia esperienza, ho sempre trovato affascinante l’idea di un Pinot Noir di montagna, capace di esprimere una mineralità unica e una leggera rusticità che lo distingue dalle versioni più classiche della Borgogna o di altre zone d’Italia. Se ami i rossi raffinati, con buona acidità e aromi complessi, i Pinot valdostani meritano assolutamente un posto nella tua cantina.
Servizio e temperatura: perché 10°C?
Potrebbe sorprendere qualcuno, ma in Valle d’Aosta si consiglia di servire questi Pinot Noir a circa 10°C. La ragione? L’equilibrio naturale di acidità e profumi fruttati trova, a temperature più basse, un’esaltazione delle note agrumate e un contenimento della componente alcolica o di eventuali ossidazioni. Spesso, nelle degustazioni tecniche, si preferisce iniziare con un calice più fresco per cogliere al meglio la pulizia olfattiva e l’eventuale presenza di note balsamiche o speziate, tipiche del Pinot in quota.
Chiaramente, se la bottiglia supera i 10-12°C, non è un dramma. Ma tieni presente che la freschezza iniziale può valorizzare soprattutto i sentori di piccoli frutti rossi (come le fragoline di bosco, tipiche di alcuni di questi vini) e di agrumi. Inoltre, a temperatura leggermente più bassa, il tannino rimane delicato e non sovrasta il palato, concedendoti un sorso agile e scorrevole. Da viaggioemangio.com, non possiamo che invitarti a sperimentare e trovare la tua combinazione ideale!
Note di degustazione della Masterclass
Ho avuto la fortuna di partecipare alla Masterclass di Pinot Noir valdostani con il Presidente di AIS Valle d’Aosta, Alberto Levi, che so è tenuta nel corso di Vinitaly 2024, domenica 14 aprile 2024) in cui abbiamo assaggiato diverse annate e interpretazioni, tutte vinificate in stili differenti. Ecco i 6 Pinot Noir, con relative note su profumi, gusto e piccoli segreti di cantina, assaggiati durante la Masterclass Pinot noir: vitigno internazionale che trova nell’impervia Valle d’Aosta una sua espressione caratteristica:
1) Lo Triolet – Pinot Noir 2018
- Colore: naso pulito, toni più aranciati rispetto al classico rubino del Pinot, con sentori agrumati e di fragolina di bosco.
- Aroma: dominano le note di arancia e agrumi, più fruttato che terroso.
- Bocca: sapidità spiccata, grazie all’affinamento solo in acciaio, senza contatto con il legno.
- Impressione finale: un vino fresco, agile e dalla spiccata beva, perfetto come aperitivo o con piatti leggeri.
2) Grosjean – Pinot Noir 1998 (bottiglia da collezione)
- Colore: granato che evidenzia l’evoluzione con gli anni.
- Profumi: cedro, liquirizia, leggera ossidazione nobile; emergono arancia e frutta secca.
- Sorso: un po’ calante per l’età, ma ancora in ottima forma, con accenni di affumicato e mandarino.
- Retrogusto: persistente, dai sentori di mandorla e agrume maturo.
- Conclusione: un Pinot da veri appassionati, dimostrazione che anche in Valle d’Aosta si possono trovare annate capaci di sorprendere nel tempo.
3) Rosset – Pinot Noir 2021, un Pinot rubino con spezie forti e aghi di pino (produttore con barrique)
- Colore: rubino intenso, vivace.
- Naso: spezie decise, ricorda aghi di pino e balsamicità; più “montano” del solito.
- Bocca: sapido, acido, meno lungo ma con margine di evoluzione. Affinamento: 1 mese in acciaio e poi passaggio in barrique.
- Consiglio: attendere ancora un paio d’anni per permettere al legno di integrarsi e all’acidità di armonizzarsi.
4) Pinot Noir 2022 Grosjean, nuova generazione
- Colore: rubino acceso, vivido, indice di gioventù.
- Profumi: fumé, croccantezza del frutto, acidità spiccata ma ben integrata.
- Struttura: vinificato in legno (tounneaux da 500 lt) per 12-13 mesi; allevamento in Guyot e un po’ di cordone speronato. Alcol contenuto.
- Gusto: acidità e sapidità equilibrate, si percepisce la mano moderna del produttore. Piacevolmente “pesante ma senza peso”.
5) – Pinot Noir Emerico 2016 Riserva, Ottin (18 mesi e poi bottiglia)
- Aroma: speziatura elegante, ricordi di calcare e aghi di pino, note balsamiche e agrumate.
- Bocca: fresco, tannino presente ma ben lavorato, ideale per piatti più “unti” o di buona grassezza.
- Stile: gastronomico, grazie al equilibrio tra acidità e sapidità. Perfetto con secondi di carne o formaggi stagionati valdostani.
- Abbinamento: salsicce alla brace, polenta concia, tagliere di salumi e fontina.
6) Cave Onzes Communes – Pinot Noir 2021 “alla francese” (raspo e acidità spinta)
- Naso: leggera componente di raspo che dona note verdi e molto fresche.
- Palato: tannino giovane, acidità pronunciata, più spinta che sapidità.
- Profilo gustativo: ricorda certe vinificazioni borgognone “tradizionali” con macerazione a grappolo intero.
- Consiglio: abbinalo a piatti succulenti o formaggi a crosta fiorita, per mitigare l’acidità e far risaltare il frutto.
Abbinamenti e curiosità
Il Pinot Noir valdostano è un vino versatile, ma ciò non toglie che la sua acidità e la moderata gradazione alcolica lo rendano perfetto per piatti di montagna: polenta, selvaggina, salumi e formaggi. Nella tradizione locale, non è raro vederlo in abbinamento a fonduta di fontina oppure a piatti a base di funghi. Se ami le sperimentazioni, ti consiglio anche un abbinamento con pesce d’acqua dolce (come la trota) leggermente affumicato, che richiamerà le note balsamiche e fumé di alcuni Pinot da legno.
Riguardo al prezzo, alcuni di questi vini possono avere costi più elevati rispetto ad altri Pinot italiani, data l’esigua produzione e le difficoltà di coltivazione in montagna. Tuttavia, per me ne vale la pena: ogni bottiglia racconta una storia di passione e di sfida contro un clima a volte ostile, con rese basse ma risultati sorprendenti.
Se vuoi scoprire altre curiosità sulla regione, tieni presente che la Valle d’Aosta vanta numerose cantine cooperative e piccoli produttori indipendenti, spesso aperti per visite e degustazioni, dove puoi vedere da vicino come nascono i vini di montagna.
Foto di Stefano Conte
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