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La guerra dei dazi, voluta unilateralmente da Donald Trump, ha avuto ufficialmente inizio il 4 marzo, quando il presidente Usa ha annunciato al Congresso di voler aumentare le tasse contro i tre paesi che hanno un maggior interscambio commerciale con gli Usa: Canada, Messico e Cina – oltre naturalmente all’Unione europea. Da allora il tycoon ha continuato a cambiare idea sui dazi, con giravolte che arrivano anche nel giro di poche ore, alimentando l’incertezza di tutti: mercati, paesi alleati, paesi nemici, popolo americano, investitori, produttori che vivono nell’incertezza.
PER STAR DIETRO ai continui cambi di idea di Trump, tutti i maggiori organi d’informazione Usa hanno aperto pagine online con gli aggiornamenti in tempo reale della posizione del presidente sui dazi, che è diventata una breaking news permanente. Quella che il tycoon ha lanciato è a tutti gli effetti una guerra commerciale globale, che coinvolge non solo Cina, Canada e Messico, ma anche gli Stati dell’America del sud e l’Europa, in quanto Unione ma anche stato per stato.
Durante un incontro bilaterale con il primo ministro irlandese Micheál Martin, nell’ambito dei tradizionali impegni del governo irlandese in occasione della festa di San Patrizio, Trump ha sollevato la questione dello squilibrio commerciale a suo dire «enorme» con l’Irlanda, che ha accusato di aver «portato via le aziende americane» con le sue politiche fiscali. «Non vogliamo fare niente per colpire l’Irlanda – ha detto Trump – ma esigiamo correttezza». E secondo il presidente non solo Irlanda, ma tutta l’Unione europea è colpevole di trattare gli Stati uniti «molto male».
Parlando ai giornalisti nello Studio ovale, Trump ha dichiarato che le ultime mosse dell’Ue sono una ritorsione per i dazi del 25% che lui ha imposto su tutte le importazioni di acciaio e alluminio . «L’Unione Europea è stata molto dura, e ora tocca anche a noi». «Vinceremo la guerra commerciale con l’Unione europea».
IL BRACCIO DI FERRO di Trump e le sue continue minacce, al momento, hanno avuto l’effetto di compattare la risposta europea, e quando sono stati confermati i dazi Usa del 25%, a partire dal primo aprile, è scattato il ripristino di quelli europei, che inizialmente consisteranno nelle stesse contromisure che erano in vigore nel 2018, per poi arricchirsi di un nuovo pacchetto di tariffe su prodotti industriali e agricoli americani.
Oltre a compattare l’Europa i dazi di Trump hanno anche provocato reazioni dure in Canada. Nella mattinata di martedì Trump aveva annunciato il raddoppio dei dazi sull’acciaio e l’alluminio canadesi, passando dal 25% al 50%, come ritorsione Usa all’imposizione da parte della provincia dell’Ontario di una sovratassa del 25% sulle esportazioni di energia elettrica in Michigan, Minnesota e Stato di New York. Doug Ford, premier dell’Ontario, aveva prima dichiarato di voler mantenere in vigore la contromisura sull’energia statunitense, e che la sua provincia avrebbe «continuato a lottare».
A quel punto oltre a raddoppiare i dazi sui metalli, il tycoon aveva minacciato anche altre imposte, se il Canada non avesse eliminato i dazi che impone sui prodotti lattiero-caseari e agricoli statunitensi. Poi, dopo una telefonata tra Ford e il segretario al Commercio degli Stati uniti Howard Lutnick, l’Ontario ha sospeso i dazi sull’energia americana, e Trump si è detto pronto a fare nuovamente marcia indietro, e che «probabilmente» annullerà i dazi aggiuntivi. Al momento il Canada dovrà affrontare gli stessi dazi del 25% delle altre nazioni.
È stato l’ultimo atto di una settimana di caotiche mosse commerciali, in cui il presidente Usa ha spaventato investitori e aziende e si è scontrato con alcuni dei partner commerciali più stretti del Paese.
MA IL NUOVO scontro di Trump con i canadesi ha avuto anche l’effetto di far crollare i mercati, con i principali indici che hanno chiuso in ribasso. Queste sono le azioni di un presidente che non ha mai avuto una teoria economica coerente . Non è per questo che si è candidato, ma per evitare la galera, e per vendicarsi.
Il risultato è un folle balletto di dazi a intermittenza, assistenza per l’Ucraina a intermittenza tagli a intermittenza nei dipartimenti governativi e nei programmi sia nazionali che esteri, decreti contrastanti e attuati da segretari di gabinetto e membri dello staff terrorizzati dalla prospettiva di finire nei post di Elon Musk o dello stesso Donald Trump.
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