Se l’Unione Europea va verso l’Unione dei risparmi

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Ultim’ora news 12 marzo ore 20


Mentre si verifica il classico caso dell’uomo che morde il cane, con la Germania che chiede una riforma del Patto di Stabilità e gli altri membri dell’Ecofin che, invece, tacciono (almeno per ora), una riforma non meno importante, l’istituzione dell’Unione dei mercati dei capitali, viene approfondita e di essa si è discusso in sede Assonime. La principale delle conclusioni è l’urgenza di una tale istituzione.

Qualcuno lega l’innovazione al piano europeo di difesa che dovrà essere compiutamente definito con strumenti normativi e tenendo anche conto dei rilievi da diverse parti rappresentati a Bruxelles e a Strasburgo. Tuttavia il collegamento non sembra opportuno, trattandosi di progetti ben distanti tra di loro per numerosi aspetti. Altra cosa è ricondurre il progetto in questione, esposto con diverse finalità nei recenti Report rispettivamente di Mario Draghi e di Enrico Letta, all’avvertita esigenza di sottrarsi a una certa dipendenza dagli Usa, che comincia a essere molto sentita per la difesa dell’Unione, e che nel campo dei capitali vede defluire in America consistenti masse di risparmio europeo. Tanto che la riforma potrebbe essere intestata all’Unione dei risparmi europei.

Ma un punto che si dimentica ogniqualvolta si affronta il tema del mercato unico di capitali è che per una tale introduzione occorrerà soddisfare una condizione propedeutica portando a conclusione l’intero progetto di Unione bancaria, un pilastro della quale, l’assicurazione europea dei depositi, ancora manca del tutto, mentre un altro, la risoluzione delle banche in difficoltà, e il relativo fondo per gli interventi, sono tuttora solo parzialmente realizzati. Non è immaginabile un’Unione dei Capitali senza un’Unione Bancaria compiutamente istituita, per cui qualsiasi progetto riguardante la prima Unione dovrebbe partire dalla seconda.

Il ruolo delle borse

L’altro punto riguarda il numero e il ruolo delle borse – che pure dovrebbero essere unificate o almeno strettamente coordinate – nonché gli organi di controllo. Viene, poi, avanti l’idea di configurare l’Esma secondo un’architettura istituzionale simile a quella riguardante le attribuzioni della Vigilanza Bce e i rapporti di questa con le vigilanze nazionali. Non si può, però, prescindere dal fatto che l’Esma fa parte del contesto delle authority in materia finanziaria – oltre ovviamente alla predetta Vigilanza, con Eba, Eiopa e insieme con attribuzioni pure della Commissione Ue – per cui un disegno riformatore dovrebbe riguardare l’intera comitologia in materia, anche alla luce dell’esperienza compiuta, con risultati diversificati, positivi ma anche negativi, da circa dieci anni di Vigilanza bancaria unica.

Disegnare un nuovo assetto istituzionale richiede il contributo non solo di economisti, ma anche di giuristi e di esperti di organizzazione. Insomma, è un tema da approfondire sul quale sarebbe importante il parere della Consob e, in particolare, del suo presidente, Paolo Savona, che nello straordinario curriculum annovera anche l’esperienza di presidente di una banca primaria e di dirigente della Banca d’Italia.

L’ipotesi di Enrico Letta

Quanto all’ipotesi esposta nello studio di Letta dell’istituzione di una ventottesima giurisdizione per facilitare così la libera scelta di un Paese di operare secondo un modello di integrazione delle regole europee, essa evidentemente presuppone difficoltà nella piena realizzazione dell’Unione dei capitali e, dunque, si presenta come un’alternativa minore. Potrebbe forse essere la extrema ratio, ma potrebbe anche diventare un obiettivo che porta ad abbandonare quello principale di un vero Mercato unificato.

Naturalmente, esistono per questo sempre le ipotesi delle unificazioni a geometrie variabili, delle diverse velocità, dei Paesi battistrada eccetera. Ma non credo che siano soluzioni utili e praticabili. Cruciale sarà, invece, per la descritta unificazione, la normativa regolatrice, essendo, questo, un campo nel quale si dovrebbe dar prova di avere abbracciato in questa fondamentale materia la linea della semplificazione, dello snellimento, della sussidiarietà e proporzionalità. E, prima ancora, la linea che tiene conto delle normative nazionali e delle interfacce rappresentate dalle corrispondenti authority dei singoli Paesi. (riproduzione riservata)



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