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BARI – Una vera e propria emergenza silenziosa, che si consuma ogni giorno tra i corridoi degli ospedali e i pronto soccorso della Puglia. La Regione alza la voce e mette in campo un pacchetto articolato di interventi per contrastare l’ondata di violenza che sta colpendo in maniera sempre più frequente medici, infermieri e operatori sanitari.
Nel solo 2024 sono stati registrati 325 episodi di aggressione, a fronte dei 116 casi segnalati l’anno precedente: un aumento del 180 per cento. A fotografare questa escalation è il sistema regionale di monitoraggio, che ha raccolto i dati provenienti dalle aziende sanitarie pugliesi e li ha diffusi in occasione della Giornata nazionale contro la violenza agli operatori sanitari e sociosanitari.
La maggior parte delle aggressioni è di natura verbale, ma non mancano i casi di violenza fisica e danneggiamento: 224 episodi verbali, 101 fisici, e 42 casi di danneggiamento, numeri che fanno emergere una realtà allarmante e spesso taciuta. In tre episodi su quattro, gli autori sono gli stessi pazienti; a farne le spese, nella maggioranza dei casi, sono gli infermieri, seguiti da medici e operatori sociosanitari. I contesti più critici restano i pronto soccorso, i reparti ospedalieri e i servizi psichiatrici di diagnosi e cura.
“Gli ospedali devono essere luoghi di cura e non teatri di violenza,” dichiara il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, presentando le nuove misure adottate dall’ente regionale. “Abbiamo il dovere morale e istituzionale di proteggere chi ogni giorno si prende cura della nostra salute. Per questo, al fianco della repressione, stiamo lavorando anche sulla prevenzione, sulla formazione e sulla sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
Un piano integrato per la sicurezza
Le misure approvate dalla Regione si muovono su più fronti. A partire da un sistema unico per la rilevazione e la raccolta dei dati relativi agli episodi di aggressione, finalizzato a consolidare un osservatorio stabile che possa trasmettere con puntualità le segnalazioni all’Osservatorio nazionale per la sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie.
Sul piano operativo, è stato definito uno schema di protocollo con le Prefetture, già in fase di adozione, per prevedere presidi di sicurezza più efficaci nelle aree ad alto rischio. Le azioni prevedono l’installazione di videosorveglianza, l’uso di dispositivi di teleallarme, e il potenziamento della presenza delle Forze dell’Ordine nei reparti più esposti, in particolare nei pronto soccorso.
Ma non è tutto. In applicazione delle “Linee di indirizzo per la prevenzione, protezione e gestione degli atti di violenza” approvate nel luglio 2024, tutte le aziende sanitarie e ospedaliere pugliesi hanno introdotto personale dedicato all’accoglienza nei pronto soccorso. Figure riconoscibili, spesso con apposita divisa, hanno il compito di fornire informazioni, facilitare l’accesso ai servizi e prevenire le tensioni con pazienti e familiari.
Formazione e cultura del rispetto
Altro pilastro dell’intervento regionale è rappresentato dalla formazione del personale, con corsi già avviati o in fase di programmazione in tutte le aziende sanitarie. Gli operatori sono formati non solo sugli aspetti legali e procedurali, ma soprattutto sulla gestione dei conflitti e sulla comunicazione efficace ed empatica con pazienti e caregiver. L’obiettivo è disinnescare sul nascere situazioni potenzialmente critiche, migliorando il clima di fiducia e collaborazione all’interno delle strutture sanitarie.
A completare l’azione, una campagna di comunicazione multicanale a cura della Regione, con materiale informativo affisso nei luoghi più sensibili degli ospedali, per sensibilizzare cittadini e pazienti al rispetto della professionalità sanitaria e ricordare le conseguenze penali delle aggressioni, aggravate dalla recente modifica dell’articolo 583-quater del Codice Penale, che prevede l’arresto anche in flagranza differita per chi aggredisce un operatore.
“Una battaglia di civiltà”
“È una battaglia culturale che dobbiamo combattere insieme,” sottolinea il vicepresidente della Regione e assessore alla Sanità Raffaele Piemontese. “Ogni episodio di violenza mina il diritto alla salute e colpisce il cuore del nostro sistema sanitario. È inaccettabile e va fermato con ogni mezzo: serve prevenzione, ma anche una forte risposta istituzionale. Il nostro piano mira a restituire sicurezza e dignità agli operatori e a far sentire tutti, pazienti compresi, in un luogo protetto.”
La Regione, dunque, guarda oltre l’emergenza e punta su un cambio di passo strutturale, che coinvolga enti locali, Asl, Prefetture e cittadinanza. Una sfida che passa per la tutela di chi, ogni giorno, opera in trincea per garantire un diritto universale: quello alla salute.
Ed è lì, tra corsie e ambulatori, che il rispetto deve tornare a essere il primo strumento di cura.
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