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La scorsa settimana a Sialkot 22 membri della comunità incarcerati sebbene innocenti, dietro pressioni di estremisti islamici. A Sargodha altri 23 in cella perché “sorpresi” in una casa a pregare nel mese sacro per i musulmani. Minareti vandalizzati dalla polizia a Bahawalnagar. Leader Ahmadi si appella allo Stato per chiedere tutela e rispetto dei diritti.
Sialkot (AsiaNews) – Ahmadi di nuovo nel mirino degli estremisti in Pakistan: la scorsa settimana, infatti, la polizia di Sialkot (provincia del Punjab) ha arrestato almeno 22 esponenti della comunità dietro pressioni di alcuni fondamentalisti islamici, la cui sola colpa è di essersi riuniti a pregare all’interno delle mura di cinta di una struttura privata. Durante il Ramadan, il mese di digiuno e preghiera islamico, i fedeli sono soliti riunirsi in una casa e pregare; tuttavia, in breve tempo questi incontri hanno attirato l’attenzione di fazioni radicali che, riuniti all’esterno, hanno circondato l’edificio e intonato slogan e canti contro la comunità.
Nel timore di subire attacchi, gli Ahmadi hanno chiamato almeno 15 volte la polizia in cerca di aiuto e scongiurare una deriva violenta. Ciononostante, una volta intervenuti gli agenti hanno arrestato 22 esponenti della comunità dietro pressioni – e lamentele – dei fondamentalisti che continuavano a rilanciare inni all’odio e alla persecuzione verso gli Ahmadi stessi. Fonti locali aggiungono inoltre che, fra le persone fermate, vi sono anche bambini e ragazzini fra gli 11 e i 14 anni, anch’essi detenuti per la sola colpa di essersi riuniti a pregare.
Alcune ore più tardi, il gruppo è stato trasferito nella Prigione centrale di Sialkot e, a quanto risulta, sono tuttora in attesa di conoscere il loro destino.
Una vicenda che non è isolata, perché il 7 marzo scorso altri 23 fedeli Ahmadi di Sargodha sono stati arrestati perché si sono riuniti a pregare in una casa. Il giorno successivo, dopo forti pressioni da parte di elementi estremisti, la polizia ha vandalizzato i minareti di un luogo di culto appartenente alla minoranza religiosa a Bahawalnagar. L’incidente è avvenuto in seguito a una rissa tra due gruppi, durante la quale una persona di nome Amjad è rimasta ferita ed è deceduta durante il trasporto in ospedale. Durante l’alterco non era presente alcun esponente Ahmadi, ma alcuni membri del Tehreek-e-Labbaik hanno iniziato a protestare incolpandoli per la morte, per poi aizzare gli agenti che hanno danneggiato il luogo di culto e aperto un fascicolo (First information report, Fir). Sotto inchiesta sono finiti i membri della comunità Ahmadi e altre sette persone, mentre nella notte alcuni fondamentalisti hanno fatto irruzione nelle case e hanno saccheggiato i loro beni.
Gli ahmadi (circa il 2% della popolazione pakistana) sono un movimento religioso ispirato all’islam sorto alla fine dell’800, il cui fondatore, Mirza Ghulam Ahmad, si riteneva un profeta apparso dopo Maometto, per questo i sunniti li considerano eretici. Sono la comunità più perseguitata nel Paese. Secondo un rapporto del 2018, tra il 1984 e il 2017 sono stati uccisi 260 fedeli, demoliti 27 luoghi religiosi, altri 33 chiusi, 22 dati alle fiamme o danneggiati, 17 occupati con la forza.
Interpellato da AsiaNews Aamir Mahmood, portavoce della comunità Ahmadi, afferma: “Da molto tempo siamo perseguitati e discriminati, e ora non ci è permesso nemmeno di offrire le nostre preghiere e di eseguire i rituali religiosi anche all’interno delle nostre case”. Egli ha quindi aggiunto che, solo quest’anno, in sei diversi incidenti sono state profanate 91 tombe e 15 minareti e luoghi di culto hanno subito atti vandalici da fondamentalisti e rappresentanti delle istituzioni. La persecuzione, aggiunge, è una chiara violazione dell’articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani e dell’art. 20 della Costituzione del Pakistan.
Tuttavia, lo Stato non è riuscito a proteggere i suoi cittadini, e ha registrato degli arresti contro gli Ahmadi solo per la felicità di alcune persone che vogliono creare il caos nel Paese in nome della religione. “Chiediamo all’attuale governo di proteggere i suoi cittadini, questo è il mese sacro del Ramadan e ogni fedele sta digiunando e pregando per la pace, anche noi vogliamo la pace per la nostra gente. Ci sono così tanti ahmadi che sono dietro le sbarre senza motivo e lo Stato e la magistratura non hanno garantito loro giustizia. Tutti gli ahmadi innocenti che sono finiti dietro le sbarre devono essere rilasciati – conclude – e lo Stato dovrebbe prendere seri provvedimenti per proteggere i nostri luoghi di culto e le nostre case”.
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