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Tra lusso e mistero, questo castello in Sicilia ha ospitato un principe dal destino tragico: ecco la storia di Raimondo Lanza e dei suoi eccessi.
Affacciato sulle acque cristalline di Trabia, a pochi chilometri da Palermo, sorge il maniero che fu rifugio e fonte d’ispirazione per Raimondo Lanza. Tra fastosi ricevimenti e momenti di solitudine, il castello ha assistito alla sua esistenza intensa e fuori dagli schemi. Oggi, trasformato in una prestigiosa location per eventi, mantiene intatta l’atmosfera di un’epoca irripetibile.
Un castello che si erge tra gli scogli, sferzato dal vento e abbracciato da un maestoso ficus secolare. Qui visse un principe dallo spirito indomito, la cui vita fu segnata da passioni travolgenti, eccessi e segreti. Non fu una storia da fiaba, ma un’esistenza segnata da un epilogo tragico e misterioso. Raimondo Lanza di Trabia si spense a soli 39 anni, cadendo da una finestra dell’Hotel Eden di Roma nel novembre del 1954. La sua scomparsa, avvenuta dopo una visita neurologica, resta avvolta nel mistero. Ma ciò che rimane certo è che la sua vita fu un susseguirsi di eventi straordinari, tra relazioni importanti, sport, intrighi e un fascino carismatico che lo rese immortale nella memoria di chi lo conobbe.
Un’infanzia segnata da complicazioni e una giovinezza irrequieta
Figlio di una relazione clandestina tra Giuseppe Lanza Branciforte e Maddalena Papadopoli Aldobrandini, Raimondo fu inizialmente considerato un figlio illegittimo. Fu solo grazie all’intervento della nonna, Giulia Florio, che ottenne il riconoscimento legale da parte di Mussolini, assieme al fratello minore Galvano. Cresciuto tra le élite europee e formato nelle prestigiose università di Oxford, Raimondo visse un’adolescenza avventurosa e controversa. Durante la guerra civile spagnola, operò in un doppio gioco, fungendo da spia per i fascisti e al contempo fornendo informazioni ai partigiani. La sua vita fu un continuo alternarsi tra potere e ribellione.
Un uomo carismatico e dalle mille passioni
Raimondo Lanza di Trabia era un uomo capace di ammaliare chiunque incontrasse. Tra i suoi amici figuravano celebrità del calibro di Susanna Agnelli, Joan Crawford, Rita Hayworth, Aristotele Onassis, Erroll Flynn e lo scià di Persia Reza Pahlavi. Anche Domenico Modugno fu tra le sue amicizie più strette, tanto che gli dedicò la celebre canzone “Vecchio frac” dopo la sua morte. Ma Raimondo non era solo mondanità e fascino: fu presidente del Palermo Calcio, ideatore del calciomercato e contribuì alla rinascita della leggendaria Targa Florio, convincendo il suo influente zio Vincenzo Florio ad abbinarla al Giro di Sicilia. Inoltre, fondò la Panaria Film, la prima casa di produzione cinematografica del dopoguerra, dimostrando un’intuizione imprenditoriale fuori dal comune.
Il castello di Trabia: rifugio di sogni e sregolatezze
Nel cuore di Trabia, il castello fu per Raimondo un luogo speciale. “Sono pieno di case, ma nessuna è davvero casa mia, solo questo castello potrebbe esserlo”, confidò un giorno a Edda Mussolini, sua amica intima. Con le sue torri imponenti e le terrazze affacciate sul mare, il castello rappresentava alla perfezione la sua anima inquieta. Qui organizzò feste leggendarie, come quella in onore di Aristotele Onassis, in cui, sopraffatto dalla malinconia, si ritirò improvvisamente nella torre più alta.
Sua figlia, Raimonda Lanza di Trabia, nel libro “Mi toccherà ballare”, scritto con Ottavia Casagrande, racconta come il padre alternasse momenti di esuberanza ad altri di profonda malinconia, un lato nascosto che pochi conoscevano.
Il castello, testimone di secoli di storia
Di origini antichissime, il castello di Trabia sorge sul sito in cui, nell’800 d.C., il generale Aausman Ben Muhammad e il suo esercito edificarono la fortezza At Tarbiq, nome che diede poi origine alla città stessa. Nel 1150, il geografo Edrisi documentava già l’esistenza di un centro abitato con una fiorente produzione di pasta di grano duro, considerata l’antenata degli spaghetti. Nel Cinquecento, il castello passò ai Lanza di Trabia, che lo fortificarono e lo ampliarono con la vicina tonnara, diventando nel tempo un centro per la lavorazione del pesce. Nel XX secolo, come molte altre proprietà della famiglia, il castello venne messo all’asta.
“Mia madre, mia sorella Venturella e io decidemmo di ricomprarlo”, racconta Raimonda. “Di tutte le proprietà, scegliemmo proprio questo castello. Ogni estate, tornando a Trabia, la gente mi fermava per strada per raccontarmi di Raimondo, con uno strano luccichio negli occhi.”
Un sogno mai completamente realizzato
Davanti al mare, Raimondo sognava di stabilirsi lì con la moglie Olga. Dopo la guerra si dedicò con passione al restauro del castello, privo di elettricità, acqua corrente e telefono. “Amava particolarmente i bagni – racconta la figlia – e li fece costruire enormi, come salotti, decorati con mosaici dalle sfumature marine e specchi che riflettevano all’infinito l’immagine di chi vi si specchiava.” Nella grande corte, un busto di Blasco Lanza dominava la scena: “Quando si cenava all’aperto sotto il grande ficus, la sua ombra si allungava fino al tavolo, come se fosse ancora lì con noi.”
Al fianco del principe c’era sempre Zizzo, suo fedelissimo assistente, memoria storica del castello e marinaio a bordo del Chris Craft, il primo motoscafo a solcare le acque della Sicilia, oggetto di grande curiosità per l’epoca.
Un’eredità che continua a vivere
Dopo la scomparsa di Raimondo, il castello di Trabia attraversò diverse vicissitudini. Oggi, di proprietà della famiglia Forello, è stato trasformato in una residenza esclusiva per eventi. I suoi spazi continuano a vivere, ospitando ricevimenti di prestigio, come l’evento organizzato da Dolce & Gabbana nel 2017 durante la kermesse di moda a Palermo. Con la sua storia millenaria e il suo fascino senza tempo, il castello di Trabia resta un simbolo dell’eredità di Raimondo Lanza di Trabia, un uomo che visse sempre al massimo, lasciando un segno indelebile nel tempo.
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