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(Teleborsa) – La mobilità elettrica è uno dei punti chiave della transizione energetica. I mezzi di trasporti basati su motore termico seppur legati in minima parte al cambiamento climatico (meno del 15% delle emissioni di CO2), sono invece responsabili delle emissioni di polvere sottili nelle aree urbane (circa il 30%, con punte anche più alte se si analizzano le aree prossime alle arterie stradali). Oltre a questo ci sono anche tematiche più pragmatiche, legate all’efficienza del motore (circa il 90% contro il 20-30% del motore termico) ed all’indipendenza energetica.
Nonostante ciò, il mercato sembra non credere nella mobilità elettrica e la politica pare non avere più le idee chiare sulla transizione della mobilità leggera. Quale sarà quindi il futuro della mobilità elettrica? Durante il recente Key Energy 2025 abbiamo avuto la possibilità di approfondire il tema con il ricercatore Nicola Armaroli, dirigente di ricerca del CNR ed autore di fama internazionale nell’ambito della divulgazione scientifica: “La mobilità elettrica leggera, quindi l’auto a batteria e il furgone a batteria, è destinata a diventare dominante. In Italia abbiamo ancora un mercato che stenta, però la strada è segnata, le aziende automobilistiche europee hanno investito tantissimo in questo ambito, l’auto elettrica è un’auto più efficiente, è un’auto più piacevole da guidare e soprattutto un’auto riciclabile. La batteria si ricicla, la benzina invece bisogna continuamente metterla nel serbatoio, diventa CO2 e va a sconvolgere il nostro clima. L’auto a batteria quindi vince a mani basse per quanto riguarda anche l’impatto ambientale e la circolarità”.
L’efficienza dell’auto elettrica si spiega molto semplicemente con un esempio: prendiamo un percorso Milano-Roma, pari a 580km; per un’auto elettrica sono necessari 95kw, che sono contenuti in circa 10 litri di benzina, mentre un’auto termica che percorre 20km con un litro di carburante necessita di 40 litri di benzina, costituendo una perdita energetica di circa il 75% (in altre parole, solo il 25% del carburante bruciato serve a far muovere la macchina).
Se il divario nell’efficienza è macroscopico, a frenare la diffusione delle auto elettriche, secondo Armaroli, sono anche le fake news che continuano a circolare: “Una delle più diffuse è che le macchine elettriche inquinano più delle termiche, ma questo non è vero, è stato smentito da decine di studi. Un’altra perplessità è legata alla ricarica, ma una macchina è ferma in media per il 95% della sua vita utile, ed è in quei momenti che può essere ricaricata. Io ho un’auto elettrica da 8 anni, non sono mai rimasto bloccato ore per ricaricare, come si racconta in certi servizi televisivi fatti in malissimo. Sono un felice possessore di auto elettrica e non tornerei indietro neanche se mi regalassero una macchina termica, perché viaggio con maggiore silenzio, non inquino e nel mio caso ho anche la possibilità di ricaricare sfruttando un impianto fotovoltaico, il che vuol dire fare il pieno a costo zero e ad impatto zero”.
Davanti alla transizione della mobilità però non ci sono solo fake news, ma anche problemi reali, continua infatti Armaroli: “In Europa noi abbiamo un problema di industria automobilistica che non si è accorta per tempo della transizione che stava avvenendo e quindi si deve assolutamente mettere a correre per evitare di essere travolta dalla concorrenza cinese, americana e giapponese. L’industria automobilistica è in un momento di difficoltà, ma il problema è trasversale, anche le macchine termiche sono aumentate moltissimo di costo, sono diventate poco accessibili proprio per le possibilità dei cittadini, quindi l’industria automobilistica europea è davanti ad una grande svolta e speriamo che questa la porti verso il nuovo sistema della mobilità, che sarà basato principalmente su auto a batteria.”
Anche se ancora lontani da poterli considerare un successo, i dati di vendita delle auto elettriche sono in realtà positivi: nel 2024 rappresentavano il 4,2% delle immatricolazioni totali in Italia, (contro il 13,6% di media europea), mentre le vendite recenti riportano un febbraio 2025 in cui sono state vendute circa 7.000 auto elettriche, pari al 5% del mercato, con una crescita del 38,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
In crescita anche le infrastrutture di ricarica: l’Italia ha raggiunto 60.339 punti di ricarica pubblici nel 2024, con un incremento del 28% rispetto al 2023. Le stazioni di ricarica veloce e ultrarapida costituiscono il 49% delle nuove installazioni. Entro la fine del 2025 i punti di ricarica dovrebbero diventare 75.000, con un incremento soprattutto nel sud Italia, grazie anche al PNRR.
A questo proposito, Armaroli ha spiegato: “Ci sono paesi soprattutto nel nord d’Europa, come la Gran Bretagna per non parlare dei casi “estremi” della Norvegia o dell’Olanda, dove le vendite sono molto maggiori. L’Italia speriamo che pian piano riesca ad accodarsi anche perché abbiamo anche un problema enorme di qualità dell’aria, soprattutto nel nord d’Italia e nella pianura padana. Dobbiamo considerare che ogni anno abbiamo 60.000 morti premature dovute all’inquinamento atmosferico, è un’emergenza che va affrontata anche con la mobilità elettrica”.
Appurata quindi l’urgenza di decarbonizzare e di abbattere le emissioni di PM2.5 e PM10, quali solo le alternative “reali” alla mobilità elettrica? Secondo Armaroli sono praticamente inesistenti: “I biocombustibili costa moltissimo farli, c’è la necessità di terreno agricolo o di scarti agricoli di diversi tipi e che non abbiamo in quantità sufficienti, e comunque si scontrano con l’inefficienza del motore termico, per cui solamente il 20% del biocombustibile va a muovere le ruote, così come appunto accade con un’auto a benzina. L’idrogeno è una prospettiva poco efficiente, un’auto a idrogeno è in realtà un’auto elettrica, ha un motore elettrico alimentato da una cella a combustibile, però a monte consuma tre volte più energia rinnovabile per fare la stessa strada. Gli e-fuel sono una prospettiva lontana e al momento parlarne è praticamente solo un divertimento, ma non stiamo parlando sostanzialmente di niente”.
Ma se dovessimo convertire in un giorno tutto il parco auto nazionale, le nostre infrastrutture sarebbero in grado di reggere il cambiamento? Armaroli non ha dubbi: “Noi abbiamo già in Italia decine di migliaia di stazioni di ricarica che dovranno aumentare, la stazione di ricarica è di varia potenza, ci sono quelle a bassa potenza nelle case, nei garage, media potenza lungo le strade, alta potenza lungo i grandi assi stradali; va fatta quindi un’infrastruttura di ricarica, ci sono tantissimi studi che dimostrano quante colonnine servirebbero, quante stazioni di ricarica veloce servirebbero, ma ricordiamoci che la ricarica dovrebbe avvenire soprattutto quando le macchine sono ferme per lungo tempo nelle case, nei garage o nei luoghi di lavoro, quindi anche le aziende dovrebbero cominciare ad attrezzarsi per garantire la ricarica nelle ore diurne tipicamente, dove peraltro abbiamo i momenti di massima produzione da fotovoltaico, che è appunto rinnovabile. Quindi c’è tanto da fare a tutti i livelli, sia del regolatore, del legislatore, sia delle scelte individuali dei cittadini, sia delle aziende che devono cominciare a vedere in questa prospettiva”.
Se è importante guardare al futuro, è altrettanto utile guardare al passato, come ha spiegato il dottor Vincenzo Palermo, Direttore dell’Isof (Istituto per la Sintesi Organica e la Fotoreattività): “Al suo esordio tecnologico, l’auto più promettente era sicuramente quella basata sulla tecnologia elettrica, la storia dell’auto nell’800 è molto interessante, perché poi non ha funzionato per vari motivi che vanno da quelli tecnologici, per la capacità delle batterie rispetto alla benzina, alle condizioni delle strade, alle condizioni della ricarica. Secondo me, oltre che interessante come storia, è anche istruttiva per cercare di capire come evitare problemi anche nel prossimo futuro e fare in modo che una tecnologia che è migliore di quella attuale abbia successo e non sia bloccata poi da ostacoli di tipo politico, economico e anche finanziario”.
(Foto: Colonnina di Ricarica veloce)
(Teleborsa) 13-03-2025 11:17
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