Pneumatici green: come saranno le gomme sostenibili del futuro

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Nonostante l’aspetto semplice ed essenziale, gli pneumatici sono in realtà il risultato di un complesso processo ingegneristico: dal design ai materiali utilizzati, ogni aspetto è oggetto di un’attenta progettazione, al fine di ottenere specifiche caratteristiche tecniche e prestazionali. Non tutte le gomme, infatti, sono uguali ma sono realizzate in maniera tale da adattarsi a condizioni di guida differenti nonché a varie tipologie di veicolo. In aggiunta, negli ultimi anni il comparto industriale degli pneumatici deve far fronte ad una nuova sfida, quella della sostenibilità. Per questo, le aziende investono ingenti risorse nella ricerca e nello sviluppo di nuove soluzioni, in grado di ridurre l’impatto ambientale complessivo tanto dei processi di produzione quanto del prodotto finale.

Ad incentivare ancor di più questa tendenza contribuisce certamente anche il quadro normativo che, almeno in ambito europeo, si appresta a diventare più stringente: il regolamento Euro 7, infatti, introdurrà specifici limiti di emissioni inquinanti anche per gli pneumatici. Di conseguenza, le imprese dovranno essere in grado di produrre conformi ai nuovi standard, ovvero più durevoli e contraddistinte da una maggior resistenza all’abrasione da rotolamento. Ciò ovviamente avrà un impatto notevole anche sul mercato, anche se è difficile valutare quali saranno le ripercussioni in termini di prezzi al dettaglio. Di contro, in un contesto che vede i canali fisici e digitali sempre più legati gli uni agli altri, gli utenti saranno portati ad affidarsi sempre più spesso agli store online come euroimportpneumatici.com per valutare le alternative disponibili, le caratteristiche tecniche e i prezzi al dettaglio dei tanti prodotti disponibili in commercio.

Come sono fatti gli pneumatici

Al netto delle differenze che contraddistinguono le diverse tipologie di prodotto, di base uno pneumatico è formato da un involucro esterno in gomma e una struttura interna fatta di filamenti metallici e fibre tessili, intrecciati tra loro in vario modo. In particolare, quelli di nuova generazione sono quasi tutti ‘tubeless‘, ovvero senza la camera d’aria. La gomma, in realtà, è un compund, ovvero una mescola di gomma e svariati additivi, tra cui la silice, che contribuiscono a conferire alla copertura le caratteristiche desiderate e lo stesso dicasi per le ‘tele’ interne. La scelta dei materiali dipende dal risultato che il produttore vuole ottenere in termini di ‘rigidità’ della mescola o di elasticità della spalla, in funzione della destinazione d’uso del prodotto.

In genere, la mescola è però composta da un 20-30% di gomma naturale e una pari quantità di gomma sintetica: la prima si ricava principalmente dall’albero della gomma (Hevea brasiliensis), che cresce soprattutto nelle zone tropicali. Da circa un decennio, i maggiori produttori di pneumatici a livello globale hanno dichiarato il proprio impegno a non impiegare gomma proveniente da aree soggette a deforestazione, così da ridurre l’impatto ambientale del ciclo produttivo delle gomme. 

Le alternative sostenibili alla gomma

Uno degli aspetti che certamente caratterizzerà l’industria degli pneumatici del futuro sarà la ricerca di materiali naturali e sostenibili che possano essere alternativi alla gomma. In tal senso, alcuni produttori stanno già testando diverse opzioni come, per esempio, la corteccia di Guayule e la radice di Tarassaco russo

La ricerca di alternative più sostenibili riguarda anche la gomma sintetica dal momento che quella utilizzata al momento è un polimero appartenente alla famiglia stirene-butadiene, un materiale noto anche come SBR (Styrene Butadiene Rubber). Alcune aziende stanno vagliando la possibilità di produrre il butiadene da fonti rinnovabili, in particolare da biomassa di origine vegetale. Più in generale, l’obiettivo è quello di minimizzare l’impiego di materia prima vergine e di sfruttare anche materiali di scarto della produzione agricola. Tra questi vi sono la lolla di riso (utilizzabile per ricavare fibre) e i trucioli di legno, dai quali è possibile ottenere polimeri naturali tramite complessi processi di fermentazione.

Il terzo elemento più presente nella mescola degli pneumatici è il nero di carbone, un particolato prodotto perlopiù dalla combustione del petrolio. Le possibili alternative naturali sono rappresentate soprattutto da oli ricavati dai semi di soia o dalle alghe, mentre una parte di tutto il nero di carbone impiegato nella produzione degli pneumatici può essere ‘recuperato’ da prodotti dismessi o destinati allo smaltimento.



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