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Roma – Pesca, Borriello (Coldiretti): settore crollato che paga responsabilità più grandi, da trasporto a clima
“Le politiche e strategie messe in atto finora dalla Comunità europea per combattere lo stato di sofferenza degli stock ittici, si sono tradotte soprattutto in strumenti di gestione che hanno riguardato la riduzione dello sforzo di pesca.
Esemplifico soltanto per velocizzare: il fermo biologico, l’arresto definitivo, contingentamento di alcuni stock, eliminazione di attrezzi, chiusure spazio temporale di diverse aree marine. La CGPM ha prodotto 21 raccomandazioni vincolanti, di cui 19 riguardano il Mediterraneo, che hanno già prodotto cinque piani di gestione pluriennali.
La strategia per la biodiversità e la strategia FARM TO FORK sicuramente esprimono obiettivi condivisibili e sfide ambiziose. Però è opportuno ad oggi, operare una profonda riflessione su queste strategie e su degli elementi nuovi, se vogliamo che queste regole e le misure che vengono messe in atto abbiano gli effetti sperati nel lungo periodo.”
Così Daniela Borriello, responsabile pesca Coldiretti, nel suo intervento nel corso dell’evento ‘Il settore della pesca in Italia e Unione Europea: sfide ed opportunità”, in corso a Roma.
“Infatti, l’approccio finora attuato sta iniziando a manifestare dei limiti in termini di sostenibilità non solo economico sociale, ma anche ambientale. Il settore è crollato e ridimensionato in termini di numeri di barche, in termini di riduzione degli addetti, non abbiamo un ricambio generazionale e in termini di contrazione di fatturati. Quindi tutto questo evidenzia che le attività e lo sforzo di pesca non sono le uniche attività che vanno ad incidere sugli stock ittici e quindi sul loro sostentamento.
Non si può più essere così vessati come anello più debole della catena perché la risorsa mare paga per interessi più grandi ed invasivi. Faccio anche qui alcuni esempi: l’inquinamento del trasporto marittimo, abbiamo 200 mila grandi imbarcazioni che operano nel Mediterraneo ogni anno e che rappresentano circa il 20% del traffico marittimo globale. Le plastiche in mare, gli interventi industriali quali per esempio gli impianti eolici off shore di gas liquido o di desalinizzazione. Il fenomeno infine del cambiamento climatico e su questo vorrei fare un approfondimento, sicuramente non è l’ultimo dei problemi.
Il cambiamento climatico incide molto sulle attività di pesca e acquacoltura e il cambiamento dell’ambiente proprio in cui vivono gli organismi marini e quindi le dinamiche di popolazione degli stock ittici. Il riscaldamento delle acque e l’abbattimento delle barriere naturali ha portato poi all’arrivo di tante specie aliene, molte delle quali sono poi invasive. Le specie esotiche terrestri e marine che si sono introdotte nel nostro Paese sono state quasi 3800, di cui 3650 attualmente presenti sul territorio e il 15% di queste è invasivo. Siamo passati da sei specie all’anno negli anni 70 a quasi 30 specie all’anno nel decennio scorso.
Molto è stato fatto col piano straordinario messo in atto dalla nostra amministrazione. Tanti interventi, tanti aiuti, però questo non basta. Il FEAMPA sicuramente è intervenuto e interverrà anche attraverso aiuti rivolti verso tecnologie efficienti in termini di CO2, ammodernamento dei motori dei pescherecci al fine di una riduzione delle emissioni di CO2, miglioramento sempre di efficienza energetica dei pescherecci, sviluppo anche di fonti di mangimi per l’acquacoltura a minore impatto.
E sicuramente importantissimo il finanziamento della raccolta dei dati scientifici. I Dati scientifici sono veramente importanti, ma devono arrivare in maniera tempestiva e collegata ai dati scientifici devono essere altrettanto tempestive le norme. Spesso è accaduto che le norme sono arrivate ormai quando la situazione biologica che sicuramente non va dietro ai tempi della burocrazia, non andavano più bene. Quindi è importante che ci sia velocità in questo. Per quanto riguarda tutte queste problematiche che incidono sugli stock ittici bisogna che vengano analizzate in sinergia.
Che vengano attuate delle azioni che vadano ad incidere su tutti questi elementi e per quanto riguarda i cambiamenti climatici abbiamo necessità di un sistema di norme strutturali perché ormai non si parla più di emergenza, ma una situazione presente e costante non solo nel nostro Paese. E abbiamo bisogno di conseguenza anche dei fondi dedicati. Quindi, a parte il FEAMPA, è necessario che sia istituito un fondo dedicato alle problematiche relative ai cambiamenti strutturali, che vada ad incidere poi in tempi celeri proprio sulle problematiche legate a questo.”
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