Musk «innovatore» nel solco della storia Usa

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Perché il libertario Elon Musk alza per due volte il braccio destro, mimando i nazisti, e sostiene AfD in Germania? Si tratta di semplice opportunismo imprenditoriale? Considerando il crollo dei titoli di Musk in borsa, con un meno 45 per cento segnato da Tesla a partire dall’inizio dell’anno (e la capitalizzazione scesa di 714 miliardi di dollari), la risposta non sembra poter essere affermativa. Le partite che al momento contano, per Mr. Doge, sono Starlink (lo scontro in Italia lo dimostra) e SpaceX, ma il tonfo di Tesla non è un buon segnale. Senz’altro, poi, Musk e Trump hanno a cuore il disfacimento dell’Unione Europea: in questo senso, le forze politiche di estrema destra sono ottime alleate.

Leggendo più nel dettaglio i progetti marziani di Musk, però, è lecito pensare che ci sia qualcosa in più. Correttamente, David Ariosto (Noema) ha comparato le missioni su Marte alle prime operazione coloniali della Virginia Company. Anche allora si trattava di soggetti privati, facoltosi abbastanza da finanziarie navi e viaggio, ottenendo dalla Corona il titolo di proprietà sulle terre raggiunte, la possibilità, cioè, di fondare colonie; colonie inglesi, ma al contempo private. La combinazione tra impresa e Stato, a ben vedere, non è una novità del nostro tempo. La comparazione chiama in gioco anche un altro fattore, decisivo: i lavoratori che arrivavano nelle colonie nordamericane erano, in prevalenza, schiavi. E la manodopera a basso costo che dovrà raggiungere Marte, per restarci? Sappiamo che Musk non esclude nulla, anzi.

Big Tech professa da tempo idee che paiono contraddittorie. Basti prestare attenzione a quanto scrive il suo guru più influente, Peter Thiel, colui che ha inventato PayPal con la sua «mafia» correlata, che ha finanziato per primo Mark Zuckerberg e Facebook, che ha lanciato nella scena politica il futuro del trumpismo, ovvero J.D. Vance. Già in un articolo del 2009, Thiel dichiarava: «La cosa più importante è che non credo più che libertà e democrazia siano compatibili».

Nello stesso articolo, indicava nella tecnologia il modo per fuggire dal caos democratico, dall’eccesso di governo, dal totalitarismo della spesa pubblica (tra l’altro, generata dalla crisi finanziaria). Successivamente, rivendicando il suo libertarismo, Thiel ha celebrato i monopoli tecnologici, decisivi per favorire l’innovazione cara al grande economista austriaco Joseph Schumpeter. Libertà politica non più democratica, libertà economica non più antimonopolistica: «La contraddizione in movimento».

Vi sono precedenti noti, tra questi quello di Friedrich von Hayek, anche lui economista austriaco, premio Nobel negli anni Settanta. Intervistato dal quotidiano El mercurio, nel 1981 in merito a Pinochet, affermava: «Personalmente preferisco un dittatore liberale a un governo democratico in cui sia assente qualunque forma di liberalismo». Come la politica dei dazi di Trump assomiglia a quella di William McKinley, il suo bullismo diplomatico alla politica estera del Big Stick di Theodor Roosevelt, Musk sogna e replica, con SpaceX, la Virginia Company del 1606, mentre Thiel rilancia le indicazioni pratiche di Hayek. Si innova, citando senza sosta il passato.

Senza leggere i dati economici americani al momento tutti negativi (rendimenti bassi dei Treasuries, inflazione in aumento, dollaro in calo), la sinistra occidentale è convinta che quanto sta avvenendo negli Usa sia tutto inedito, dunque furioso e implacabile: si salvi chi può, è lo slogan. Persino l’Ufficio della Fede, voluto da Trump, sembra una sua invenzione bislacca. Vale la pena, invece, fare un esperimento: leggere le vicende americane ultime alla luce del bel volume di Donald Sassoon, Rivoluzioni, concentrandosi sulle Rivoluzioni inglese e americana. Per Benjamin Franklin, l’America doveva essere la piena combinazione di John Locke e della Bibbia, proprietà e fede.

Il riferimento a Locke – ci aiuta in questo senso Sassoon – va compreso alla luce della sua notevole, e sempre omessa, vita pubblica: non solo colonialista in Carolina, poi tra i fondatori della Bank of England, ma azionista della Royal African Company, protagonista, cioè, della tratta degli schiavi. Libertà e schiavitù, nel mondo atlantico, nascono insieme. Ovvio, si tratta della libertà degli individui proprietari – di moneta, di terra, di schiavi. Gli americani citano continuamente il passato perché, soprattutto i conservatori e reazionari, studiano la storia e Machiavelli. Aprendo il Terzo libro dei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, si legge: «Sono meglio ordinate e hanno più lunga vita» le repubbliche, o «corpi misti», che «mediante gli ordini suoi si possono spesso rinnovare»; poco dopo, si chiarisce che, rinnovamento, significa «ridurgli verso e principii suoi». Gli Stati uniti conoscono la loro crisi: ripetono la violenza originaria (i «principii suoi»), condendola di richiami “esotici” al fascismo, per non morire.



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