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Un’importante operazione antimafia condotta tra Catania e Messina ha portato alla luce l’infiltrazione della criminalità organizzata catanese nel tessuto economico e sociale messinese. Le dichiarazioni del Procuratore Capo di Catania, Francesco Curcio, e del Procuratore Capo di Messina, Antonio D’Amato, hanno evidenziato la portata del fenomeno e la necessità di un’azione congiunta per contrastarlo.
L’espansione della mafia catanese nel messinese
“La mafia non ha confini”, afferma il Procuratore Capo di Catania, Francesco Curcio. Le indagini hanno rivelato come i clan etnei abbiano trovato terreno fertile nelle zone turistiche, come Taormina, sfruttando il traffico di stupefacenti per radicarsi nel territorio. “Abbiamo riscontrato attività illecite che spaziano dal traffico di droga alle estorsioni”, spiega Curcio. “Nella provincia di Messina, la mafia catanese ha saputo inserirsi con una strategia precisa, conquistando spazi economici e criminali.”
Messina, crocevia delle mafie siciliane
Il Procuratore Capo di Messina, Antonio D’Amato, sottolinea come la città e la sua fascia ionica rappresentino un punto di incontro tra Cosa Nostra palermitana e catanese. “Questa indagine conferma un dato che registriamo da anni: il territorio messinese rappresenta un crocevia delle mafie. Qui convergono interessi e dinamiche di Cosa Nostra, determinando ricadute sugli equilibri criminali.”
D’Amato evidenzia inoltre la sinergia tra le Direzioni Distrettuali Antimafia di Messina e Catania, fondamentale per il successo delle indagini. “La collaborazione tra procure e forze dell’ordine è stata determinante per smantellare le reti criminali attive su entrambi i territori.”
Estorsioni e il silenzio delle vittime
Uno degli aspetti più preoccupanti emersi dalle indagini è la persistenza del fenomeno delle estorsioni. “Abbiamo registrato casi in cui il pizzo è stato pagato per generazioni, quasi come una tassa ereditata”, afferma Curcio. “Anche dopo l’arresto degli estorsori, i loro successori si ripresentavano per riscuotere, come se nulla fosse cambiato.”
D’Amato conferma la difficoltà nel convincere le vittime a denunciare. “Molti commercianti e imprenditori si considerano sudditi e non cittadini”, spiega. “Il timore di ritorsioni e la rassegnazione spesso impediscono la collaborazione con le istituzioni.”
Mafia e politica: un legame ancora da chiarire
Le indagini hanno rivelato possibili connessioni tra mafia e politica. “Abbiamo accertato che due esponenti dell’organizzazione criminale catanese hanno sostenuto, attraverso attività di propaganda e appoggio elettorale, un candidato alle elezioni regionali del 2022”, rivela Curcio. “Nonostante questo candidato non sia stato eletto, il dato è significativo: la mafia cerca sempre di avere un interlocutore nelle istituzioni.”
D’Amato, pur confermando l’esistenza di un’area grigia tra politica e criminalità organizzata, invita alla cautela. “Si tratta di un aspetto dell’indagine ancora in fase di approfondimento. Saranno necessari ulteriori sviluppi investigativi per chiarire eventuali legami tra il mondo politico e il sistema mafioso.”
Il narcotraffico e il controllo del territorio
Uno degli aspetti più rilevanti emersi riguarda il narcotraffico, organizzato con modalità tipicamente mafiose. “Abbiamo visto un intreccio di affari tra i clan delle due province, con un supporto economico anche ai detenuti”, spiega Curcio. “Non si tratta solo di necessità economica, ma di un segnale di rispetto nei confronti dei boss incarcerati, per mantenere saldo il controllo del territorio.”
D’Amato aggiunge: “Sul territorio catanese operava un gruppo criminale che, pur avendo legami con Cosa Nostra, aveva assunto una propria autonomia nell’organizzazione del traffico di droga. Questo sistema garantiva enormi profitti, consolidando il potere delle cosche coinvolte.”
Una battaglia ancora aperta
Entrambi i procuratori concordano sulla necessità di una risposta forte da parte dello Stato e della società civile. “La Sicilia continua a essere una terra di grandi interessi per la mafia”, conclude Curcio. “Dove ci sono soldi, ci sono affari, e dove ci sono affari, la mafia cerca di entrare.”
D’Amato sottolinea il ruolo della cooperazione istituzionale nel contrasto alla criminalità organizzata. “L’inchiesta dimostra, ancora una volta, quanto sia fondamentale il coordinamento tra le procure e le forze dell’ordine per smantellare le reti mafiose e restituire ai cittadini un territorio libero dalla paura.”
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