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Corruzione tra privati e autoriciclaggio. Queste le accuse contro l’ex amministratore delegato di Conad, Francesco Pugliese, e l’ex direttore finanziario, Mauro Bosio. Oltre ai manager, sono indagate altre sette persone, tra cui il broker Raffaele Mincione
Corruzione tra privati e autoriciclaggio. Sono queste le ipotesi di reato che la procura di Bologna contesta all’ex amministratore delegato di Conad, Francesco Pugliese, e all’ex direttore finanziario, Mauro Bosio. Oltre ai manager, sono indagate altre sette persone, tra cui il broker Raffaele Mincione, già reduce di un procedimento legale avviato in Inghilterra contro il Vaticano.
In base a quanto emerge negli atti giudiziari Pugliese e Bosio avrebbero costituito una «fantomatica società attraverso la complicità dei propri famigliari» per ricevere false consulenze da parte di altri imprenditori, a cui poi sarebbe stata garantita la sottoscrizione di contratti con la grande catena di distribuzione. Motivo, quest’ultimo, per cui Conad nel procedimento risulta parte offesa. Ieri, giovedì 13 marzo, gli uomini della Guardia di Finanza hanno inoltre sequestrato 36 milioni di euro.
Nell’indagine, più in particolare, risulterebbe che Mincione abbia corrisposto 11,3 milioni agli stessi Pugliese e Bosio per «false consulenze». In cambio, nell’ambito dell’operazione dei negozi del gruppo francese Auchan da parte di Conad, gli ex manager avrebbero fatto partecipare una società legata a quelle del gruppo del broker residente in Inghilterra. E proprio nell’ambito di questa operazione sarebbero stati ceduti a fondi di Mincione diversi immobili e quote societarie per la cifra simbolica di un euro.
I fatti
Nelle quarantadue pagine di decreto d’altronde si legge: «Con tale operazione gli immobili sono stati ceduti a fondi immobiliari gestiti dall’imprenditore (Mincione, ndc) e il consorzio si è impegnato a cedere a quest’ultimo a un euro una parte consistente della quota di partecipazione detenuta nella società veicolo».
Gli inquirenti sottolineano anche un altro aspetto. Per «depistare» sul flusso dei soldi, «i pagamenti corruttivi sono stati investiti in attività tali da ostacolare la ricostruzione della loro provenienza illecita». Qualche esempio? Attività ludiche, come la partecipazione alla manifestazione storica «Mille Miglia». Anzi per gareggiare un’autovettura «è stata acquistata coi profitti illeciti».
Del resto si legge ancora: «Si vedano i precisi riferimenti alle spese sostenute da Pugliese Francesco, negli anni 2021 e 2022, per la partecipazione alla manifestazione automobilistica Mille Miglia anche con il figlio (arrivando persino ad acquistare nel 2019 un’autovettura storica, una Triumph per euro 70.000). La Gdf ha ricostruito, peraltro, che questa autovettura è stata acquistata utilizzando proprio le somme provento dell’attività corruttiva, transitato (con la motivazione apparente di dividendo) sul conto della moglie Cannarile Stefania)».
Mincione e «macchinazioni»
Per chi indaga non ci sarebbero dubbi: quelle realizzate dagli ex manager di Conad e di Raffaele Mincione sarebbero delle vere e proprie «macchinazioni». «Macchinazioni – si legge negli atti – sempre preordinate all’acquisizione indebita di utilità da parte di detti soggetti».
Per i magistrati, infine, le «condotte poste in essere degli indagati, si mostrano glà di per se sintomatiche dell’esistenza del pericolo, in termini concreti ed attuali, di dispersione o anche solo della modifica dei beni (…). Con ciò – si legge ancora – si vuole intendere che nel caso di specie si è in presenza di soggetti che con modalità tutt’altro che rudimentali e improvvisate, ma anzi ponderate, meditate hanno realizzato le condotte in oggetto».
Come si diceva, solo lo scorso febbraio il giudice Robin Knowles, a nome dell’Alta corte d’Inghilterra e Galles, aveva emesso la sua decisione nel procedimento legale avviato dal finanziere Raffaele Mincione e dalle sue società contro la segreteria di Stato vaticana. In particolare neanche un mese fa sono state respinte le accuse di disonestà, frode e cospirazione che la stessa Segreteria aveva avanzato nei confronti dello Mincione, nonché della WRM Capital Asset Management Sarl e del fondo lussemburghese Athena Capital. Al centro del processo l’operazione immobiliare che oltre dieci anni fa rappresentò un vero e proprio terremoto giudiziario per il Vaticano.
Adesso tuttavia il broker è coinvolto in un altro guaio giudiziario. E le indagini proseguono.
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