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Nel mondo dello sport di alto livello, conciliare la vita da atleta con quella scolastica è una sfida che pochi comprendono fino in fondo.
Nel podcast Sportiva-Mente (di Lorenzo Zazzeri e Matteo Restivo), Benedetta Pilato, giovanissima campionessa italiana, racconta la sua esperienza, definendola come “vivere due vite”. Dall’aula scolastica alle vasche dei campionati mondiali, Pilato ha dovuto affrontare sacrifici e difficoltà che vanno ben oltre la preparazione fisica.
Il doppio ruolo: campionessa e studentessa modello
A soli 14 anni, Benedetta Pilato si trovava già sui più grandi palcoscenici internazionali, mentre i suoi coetanei vivevano un’adolescenza più ordinaria. Ha ottenuto risultati straordinari nel nuoto, ma allo stesso tempo ha mantenuto un rendimento scolastico eccellente, diplomandosi con il massimo dei voti. Questo, però, ha richiesto un impegno costante e una pianificazione rigorosa del suo tempo.
Pilato racconta come il ritorno a scuola dopo un campionato mondiale fosse quasi surreale: in poche settimane passava dall’essere una vicecampionessa del mondo a una normale studentessa di liceo, con interrogazioni e compiti da affrontare. Spesso studiava durante i viaggi in macchina tra un allenamento e l’altro, o seguiva le lezioni in videoconferenza mentre si trovava all’estero per le competizioni.
Le difficoltà di un percorso fuori dal comune
Uno degli ostacoli più grandi per Benedetta è stato il confronto con i suoi coetanei. La sua adolescenza è stata diversa da quella degli altri, e non sempre è stato facile gestire questa differenza. Nonostante il sostegno della scuola e di professori comprensivi, il senso di isolamento era inevitabile. I compagni di classe non sempre potevano comprendere la pressione e il livello di impegno richiesto dallo sport agonistico.
Anche la competizione nel nuoto italiano ha rappresentato una sfida costante. Nel suo percorso, Pilato ha dovuto affrontare avversarie fortissime, in una disciplina, la rana veloce, in cui l’Italia ha espresso un livello straordinario negli ultimi anni. Il timore di non essere all’altezza e di non riuscire a migliorarsi è stato un pensiero ricorrente, soprattutto dopo aver raggiunto risultati eccezionali in giovane età.
Lo sport come esperienza di crescita
Il podcast tocca anche il tema della crescita personale e del rapporto con il proprio corpo. Benedetta racconta di aver attraversato momenti di crisi, soprattutto dopo le Olimpiadi, quando ha iniziato ad avere problemi di salute che hanno influenzato le sue prestazioni. Il cambiamento fisico e la difficoltà nel mantenere gli stessi ritmi di miglioramento hanno rappresentato una sfida psicologica importante.
Nonostante tutto, Pilato è consapevole del suo potenziale e continua a lavorare per raggiungere nuovi traguardi. La sua storia dimostra come il successo precoce possa essere un’arma a doppio taglio, ma anche una straordinaria opportunità di crescita. Oggi, con una maturità diversa, affronta il futuro con determinazione, consapevole che la sua carriera è ancora tutta da scrivere.
L’importanza del supporto familiare
Fondamentale nel suo percorso è stato il ruolo della famiglia, che l’ha sostenuta in ogni fase. I genitori l’hanno aiutata a gestire gli impegni scolastici e sportivi, accompagnandola agli allenamenti e supportandola nella gestione delle opportunità che il successo le ha portato. Anche la figura della madre, che ha assunto quasi un ruolo da manager, è stata essenziale nel permetterle di concentrarsi esclusivamente sulla sua crescita personale e sportiva.
La storia di Benedetta Pilato è un esempio di determinazione e resilienza. Riuscire a eccellere contemporaneamente nello sport e negli studi non è un’impresa facile, ma la sua esperienza dimostra che con impegno, organizzazione e il giusto supporto, è possibile. Il suo racconto offre uno spunto di riflessione per tutti quei giovani atleti che si trovano a bilanciare due mondi spesso inconciliabili, ma che con passione e sacrificio possono trasformare questa doppia vita in un’opportunità straordinaria.
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