Le cartelle esattoriali non finiranno mai: rottamazione, rate e scadenze non aiutano, ecco perché

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La rata per l’acquisto della nuova auto ancora in corso, quella per il computer di tuo figlio e magari anche la rata del mutuo o la cessione del quinto dello stipendio. Ci sono contribuenti e lavoratori che hanno già gran parte del loro reddito mensile impegnato. In alcuni casi, si tratta addirittura di sovraindebitamento, perché molte persone hanno impegnato una parte elevata delle proprie entrate mensili.

E se questi soggetti ricevono anche cartelle esattoriali, grazie a tutta una serie di provvedimenti recentemente adottati, potrebbe sommarsi un’ulteriore significativa quota di stipendio da pagare ogni mese. Infatti, ci troviamo di fronte a importanti novità sulle cartelle esattoriali, novità che potrebbero comportare ulteriori rate mensili da sostenere e nuove scadenze da ricordare.

Le cartelle esattoriali non finiranno mai: rottamazione, rate e scadenze non aiutano, ecco perché

In arrivo altre rate per fare pace con il Fisco e con le cartelle esattoriali. È questa la direzione che sta prendendo oggi la questione per i contribuenti indebitati con l’Agenzia delle Entrate Riscossione. Infatti, per la cosiddetta rottamazione quater è già previsto un ripescaggio per coloro che erano decaduti dalla sanatoria a causa del mancato pagamento di una rata. Si tratta quindi di una seconda possibilità per chi aveva perso il diritto alla precedente definizione agevolata.

Ma non basta: è prevista anche una nuova rottamazione quinquies, qualora la proposta del governo dovesse andare in porto. Questa nuova sanatoria sarà più ampia rispetto alla rottamazione precedente, e comprenderà più cartelle esattoriali. Infatti, la rottamazione quater riguardava i debiti iscritti a ruolo fino al 30 giugno 2022. Mentre la nuova rottamazione quinquies arriverebbe a coprire i debiti fino al 31 dicembre 2024.

Non una ma due rottamazioni cartelle

Questo significa che per un certo periodo due diverse rottamazioni convivranno simultaneamente, consentendo ai contribuenti di regolarizzare quasi tutte le proprie cartelle, ad eccezione di quelle più recenti. Come noto, la vecchia rottamazione prevedeva il pagamento in rate trimestrali con scadenze fissate ogni anno a febbraio, maggio, luglio e novembre, fino al 2027. Chi verrà riammesso ora (tramite il cosiddetto ripescaggio) dovrà aggiungere alla rata del vecchio piano, da cui era decaduto, anche le rate arretrate non pagate.

Con la nuova rottamazione quinquies, invece, sarà possibile rateizzare il debito fino a 120 rate mensili, dunque per un massimo di dieci anni. Alla luce di queste nuove possibilità, è evidente che ci saranno mesi in cui un contribuente potrebbe ritrovarsi a dover pagare contemporaneamente addirittura tre diverse rate.

Cartelle esattoriali a rate, poi rottamazione e nuove scadenze, ma attenti alle trappole

Per le cartelle esattoriali non incluse nella nuova rottamazione quinquies, ossia quelle diventate ruolo dal 1° gennaio 2025, sarà possibile comunque ricorrere alla rateizzazione ordinaria. Con la recente riforma della riscossione è infatti stato aumentato il numero massimo di rate del piano ordinario. Fino al 2024, era possibile richiedere una dilazione ordinaria fino a un massimo di 72 rate mensili. Ottenibile senza particolari vincoli o documentazione relativa a situazioni di difficoltà economica.

Ora, il limite massimo delle rate mensili sale a 84.

Ricapitolando: chi oggi deve affrontare delle cartelle esattoriali potrebbe trovarsi contemporaneamente a pagare una rata della rottamazione quater (compresa quella relativa all’eventuale ripescaggio), una rata della rottamazione quinquies, e infine anche una rata della rateizzazione ordinaria.

Si tratta di una vera e propria marea di rate e scadenze da gestire, solo per riuscire a saldare il proprio debito con l’erario. A queste vanno aggiunte anche le scadenze che molte famiglie già affrontano mensilmente, come mutui, affitti, rate dell’auto, oltre a bollette, spese quotidiane e altre tasse da versare.

Sebbene queste misure siano nate per agevolare i contribuenti, appare evidente che, in molti casi, la situazione diventa simile al classico «gatto che si morde la coda». Si rischia infatti di estinguere i debiti passati contraendone inevitabilmente altri nuovi. Altro che pace fiscale.



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