La giovane barman del miglior cocktail bar di Roma: “I miei drink ispirati al cambiamento climatico”

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Trent’anni tondi tondi, alcune collaborazioni importanti già in tasca e la vittoria alla The Vero Bartender Competition by Montenegro appena conquistata. Il curriculum di Alice Musso, bartender in forza al Drink Kong di Roma è ancora fresco (“ho iniziato tardi, oggi ho dei colleghi di 20 anni di grande livello”, racconta lei stessa) ma di notevole spessore. Nata a Velletri nel 1995, in gara ha portato un lavoro sul tempo (Chronosphere, il drink che l’ha portata alla vittoria), e parlando con lei si scopre una giovane interessata allo scorrere delle lancette, consapevole dei cambiamenti del mondo in cui vive e lavora e ambiziosa. Ma a cosa aspira realmente uno dei volti giovani della bar industry al femminile? Quali sono gli orizzonti per chi oggi lavora in uno dei migliori bar del mondo? Tra una citazione di Ada Coleman (“l’Hanky Panky è ordinato quasi solo dagli uomini, forse nemmeno lo sanno che l’ha inventato una donna”) e una considerazione sull’importanza dei bar d’Hotel nel prossimo futuro (“ma in Italia arriviamo in ritardo, a Londra hanno già vissuto tutto”) e un sincero amore per il lavoro che ha scelto, abbiamo provato a chiederglielo.

Dove inizia la tua carriera?

“A casa. O meglio, nel paese in cui sono nata, in zona Castelli Romani dove ho iniziato a lavorare come cameriera per non gravare troppo sui miei genitori. Dopo un paio d’anni, mi sono resa conto che quello che era iniziato come un semplice lavoretto si era trasformato in una vera passione. Mi piaceva davvero quel mondo, fatto di energia giovane e di divertimento”.

Avevi iniziato un percorso universitario. Come hanno reagito i tuoi genitori a questo cambio di rotta?

“Dopo qualche discussione con i miei ho preso ufficialmente la decisione di intraprendere la carriera di bartender. Ho seguito un piccolo corso, riuscendo a pagarlo autonomamente, con i miei risparmi. Mio padre inizialmente era fortemente contrario a questa scelta. Con il tempo, però, ha cambiato idea, tanto che quando ho cominciato a lavorare stabilmente nelle discoteche della Capitale, si è trasferito in città con me per darmi l’opportunità di seguire in maniera seria questo percorso”.

Quali sono state le esperienze che più ti hanno formata?

“Ho avuto la fortuna di lavorare, dopo la mia esperienza nel mondo delle discoteche, in locali importanti. Il mio primo vero in piego è stato a Latta – Fermenti e Miscele, in zona Portuense, dove per due anni ho fatto la cameriera. Successivamente ho trovato lavoro al Blind Pig, a San Giovanni: accogliente, friendly, di ottimo livello. È stato in questo periodo che la mia carriera ha avuto una svolta, ho cominciato a partecipare ai primi concorsi, a mettermi in gioco anche con lo studio e a capire fino in fondo cosa significasse lavorare dietro il bancone. Infine, sono approdata al Drink Kong (21esimo nella The World’s 50 Best Bars) dove ho consolidato le conoscenze acquisite nel tempo e trasformato questa passione in una professione a tutti gli effetti, qualcosa di veramente importante per me”.

Cosa significa lavorare in un locale del livello del Drink Kong?

“Essere supportati sempre, ma senza pressione, anche in occasione dei concorsi. Ci incoraggiano a sperimentare, a metterci in gioco e a crescere. Perché è proprio attraverso queste competizioni che ci rendiamo conto del livello degli altri e di quanto possiamo migliorare professionalmente. Durante l’anno, invece, poter avere accanto persone che arrivano da tutta Italia, con conoscenze ed esperienze diverse, che hanno lavorato lungo il globo, rende tutto ancora più stimolante e interessante”.

Qual è il tuo approccio alla creatività nel lavoro?

“Dipende dal contesto, anche se cerco di rispettare e inglobare il prodotto principale con cui sto lavorando, se ce n’è uno. Nel caso della Montenegro Competition, un aspetto che mi ha aiutato molto è stata la mia passione per il cambiamento climatico e tutto ciò che lo circonda. Da diversi anni porto avanti uno studio personale su questo tema, perché sono affascinata dalle nuove piantagioni e da ciò che rimarrà a livello alimentare nei prossimi 20, 30 o anche 140 anni. Quando si tratta di studiare una nuova drink list, invece traggo molta ispirazione dalla cucina: sono una persona molto curiosa, mi informo attraverso Internet, riviste specializzate e, soprattutto, rubo con gli occhi per imparare nuove tecniche e combinazioni di sapori. Può sembrare un concetto lontano dal mondo del bar, ma in realtà la mixology e la cucina vanno di pari passo”.

Chi potrebbe essere il punto di riferimento nel prossimo futuro?

“Non posso saperlo ovviamente, ma in Asia stanno lavorando molto bene, non mi stupirei se arrivasse da lì. Mi viene in mente Bar Leone, il cui proprietario è Antinori, un giovane italiano che, senza dubbio, farà parlare di sé ancora a lungo. Per quanto riguarda le donne, una figura alla quale mi ispiro molto è Monica Berg, tutte noi vorremmo costruire una carriera come la sua, come la loro, e diventare influenti nell’industry in maniera del tutto naturale. Credendo, può sembrare banale, nel loro progetto e investendo tempo e passione, andando avanti fino a farcela”.

Come ti immagini nel 2035, da qui ai prossimi 10 anni?“

“Mi piacerebbe lavorare ancora nel settore, ma non al bancone. È un lavoro, anche se magari non si direbbe, usurante. Mi piacerebbe evolvere nella mia carriera, magari entrare in un grande hotel, dove ricoprire un ruolo manageriale. Di sicuro vorrò continuare a far parte di questo mondo, è vera linfa vitale per me”.



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