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Pastore, professore e autore di articoli e libri. Suo il volume Granel di sale sui primi cento anni di storia avventista in Italia.
Notizie Avventiste – Il 24 febbraio, il pastore emerito Giuseppe De Meo si è addormentato nel Signore nella sua casa di Toronto, in Canada. Avrebbe compiuto 88 anni il 15 aprile. Nato a Cremona, ha conosciuto la fede nella sua famiglia che per molti anni è rimasta l’unico nucleo avventista in tutta la città lombarda.
Cenni biografici
Laureato in filosofia, ha intrapreso gli studi di teologia e frequentato i seminari e le università avventiste di Firenze, Collonges-sous-Salève (Francia), Columbia Union College e Andrews University (Stati Uniti). È entrato in servizio nell’opera nel 1963, come precettore e insegnante presso l’Istituto “Villa Aurora” di Firenze. Nel 1965, ha sposato Maria Bacchiocchi. La loro unione è stata benedetta dall’arrivo di quattro figli: Emanuele, Stefano, Luca e Andrea.
Consacrato predicatore il 16 settembre del 1978, il past. De Meo ha ricoperto diversi incarichi nel suo ministero: direttore della casa editrice ADV (1982-1985), pastore della chiesa di Firenze di via Guelfa e del gruppo di Sesto Fiorentino, e poi delle comunità di Torino, Aosta, Torre Pellice, Montaldo Bormida.
Proprio del servizio nella località in cui nel 1925 fu costruito il primo edificio di culto della Chiesa avventista in Italia, Silvana Visigalli e Davide Menna ricordano: “Eravamo giovani membri della chiesa di Montaldo quando a metà degli anni ’80 Giuseppe De Meo fu nominato nostro pastore. Avevamo frequentato le sue lezioni a Villa Aurora (l’Istituto avventista di Firenze, ndr) e ci sembrava di conoscerlo bene per le sue doti di insegnante e professore ma non era così. In quegli anni si è occupato attivamente di trovare in Regione i fondi per la ristrutturazione del nostro locale di culto, considerandolo a tutti gli effetti un importante edificio storico per tutti gli avventisti italiani. Gli saremo sempre riconoscenti per il suo incoraggiamento e il suo impegno fattivo”.
Nel 1980 l’editrice Claudiana ha pubblicato il suo libro Granel di sale che ripercorre la storia della Chiesa avventista in Italia. L’opera, la prima e unica ad affrontare l’argomento, costituisce una pietra miliare sui primi cento anni (1864-1964) di presenza del movimento nel nostro Paese.
Alla fine del 1991, il past. De Meo ha accettato l’appello a svolgere il suo ministero in Canada e si è trasferito, con parte della famiglia, a Toronto, al servizio delle chiese avventiste di lingua italiana.
Ricordo di alcuni studenti
Molti suoi studenti hanno raccolto il testimone che ha lasciato nel servizio della denominazione. “Il prof. De Meo, così lo chiamavamo, era gioviale” racconta Alessandra Olivucci “Sento ancora la sua voce stentorea che dice: “Buon giorno ragazzi!” Una voce importante, con la quale riempiva la stanza, attirava l’attenzione e trasmetteva concetti difficili e interessanti. Una voce che coinvolgeva anche la mimica del viso perché alla sonorità si accompagnava un sorriso contagioso e subito l’atmosfera si alleggeriva. Una voce da tenore, adatta al bel canto, impostata naturalmente per trasmettere ciò che vive nella mente e nel cuore.
Rievoca il past. Giuseppe Cupertino: “Sono passati cinquant’anni, ma quando ripenso a lui mi torna in mente il tema della prima di una lunga serie di ricerche di dogmatica (ne chiedeva una a settimana!). La consegnò il primo giorno di lezione alla nostra classe di studenti del primo anno, ‘Prove ontologiche della pluralità della divinità’. Non so come fece a rimanere serissimo di fronte allo sguardo smarrito che in diversi avevamo stampato in viso!”.
“Affrontando Lutero, a Villa Aurora esordì: ‘L’affissione delle 95 tesi: storia o leggenda? Abbandonate questa idea, iconica, ma infondata. Il nostro monaco scrisse le Tesi sulle indulgenze, ma non le affisse fisicamente alla chiesa accanto al castello di Wittenberg’” ricorda Raffaele Battista “A 37 anni da quella lezione, la mia memoria abbellisce la sua asserzione, in realtà più scabra e risoluta”. E a proposito del canto aggiunge: “Sapeva vibrare di diaframma quando interpretava l’inno ‘Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della Vita’. Prof. di certo la erediterai!”.
Ricordo di Francesco Mosca
Giuseppe De Meo è stato il mio professore di teologia per ben tre anni (il biennio istituzionale e poi scelsi Dogmatica per l’anno successivo come universitario). Mi sono sentito subito a mio agio con lui; anche se era cremonese lo sentivo un napoletano come me, molto comunicativo e affabile. Tanti bei ricordi con lui, le lezioni anche se impegnative sapeva renderle attraenti e non pesanti. Mentre faceva le sue ricerche per il libro Granel di sale ebbe fiducia in me, affidandomi il compito di ricercare nella Biblioteca Nazionale di Napoli notizie sul pastore Herbert Ribton e Antonio Biglia.
Partecipando alla Conferenza Generale (l’Assemblea mondiale della Chiesa avventista, ndr) a Toronto, Giuseppe aveva organizzato il sistema di traduzioni simultanee per il bel gruppo di partecipanti italiani e mi aveva coinvolto a collaborare in questo servizio. Accettai volentieri. In quei giorni a Toronto, mi invitò a casa sua e, in terra straniera, mi ritrovai un po’ in Italia, in una bella e cara famiglia calorosa e accogliente, per mangiare del buon cibo italiano.
Voglio ricordare l’ultima telefonata che gli ho fatto nel maggio scorso per chiedergli l’autorizzazione a tradurre un suo articolo dall’inglese su M.B. Czechowsky per il Messaggero Avventista, e mi ha dato subito il suo consenso. Mi sono reso conto che non sentiva tanto bene e aveva una voce un po’ stanca, ma nonostante tutto ha parlato con me. Nella mente è rimasta quella voce al telefono di un ultimo contatto con il caro Giuseppe che conservo con affetto nel mio cuore.
Ricordo di un’assistente pastorale
“Ho conosciuto il past. Giuseppe De Meo prima come professore e poi come pastore” dice Lina Ferrara “Infatti, terminati gli studi di teologia in Italia e in Francia, a settembre del 1980 iniziai a servire come assistente pastorale presso la chiesa di Firenze Centro (in via Guelfa, angolo via San Gallo). Fui accolta dal past. Giuseppe De Meo e da sua moglie Maria come una figlia. Devo molto a Giuseppe, ai suoi consigli che mi hanno guidato in momenti cruciali e alla sua sensibilità verso i bisogni delle persone. Era instancabile, non si risparmiava mai nel suo servizio pastorale. Con tanta pazienza mi fece conoscere tutti i membri della numerosa comunità avventista fiorentina, con visite nelle loro case e presentandomi di persona. Mi insegnò, così, il “lavoro” sul campo, fatto di ascolto, cura, preghiera e condivisione, oltre che di studio della Bibbia. Il past. De Meo era un uomo gioviale, sorridente, dalla battuta pronta, ma sapeva essere fermo al momento opportuno. Il Signore lo aveva dotato di una bellissima voce di tenore. Quando cantava, riusciva a esprimere le emozioni che le parole e la musica trasmettevano, toccando il cuore di chi lo ascoltava”.
In attesa di Gesù
“La mèsse è grande, ma gli operai sono pochi; pregate dunque il Signore della mèsse perché spinga degli operai nella sua mèsse” (Luca 10:2). Il past. De Meo ha risposto a questo appello evangelico mettendo al servizio di Dio e delle chiese tutti i suoi doni e talenti. Ora risposa, in attesa del ritorno di Gesù.
I funerali si sono svolti il 27 febbraio in Canada. Pensieri di vicinanza e affetto vanno alla moglie Maria, ai figli Emanuele, Stefano, Luca e Andrea, e alle loro famiglie, al fratello Giovanni De Meo (archivista, già direttore della rivista Il Messaggero Avventista) e a tutti i nipoti e i familiari.
[Foto: Famiglia De Meo]
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