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AGI – Il Real Madrid ha battuto l’Atletico Madrid 4-2 ai calci di rigore e si qualifica quindi per i quarti di Champions League. Il Real giocherà contro l’Arsenal. La partita si era conclusa 1-0 per l’Atletico, ma all’andata era finita 2-1 per il Real. Decisivi i tiri dal dischetto dopo una partita folle e piena di colpi di scena.
La cronaca
La prima sveglia i giocatori del Real Madrid l’hanno sentita quando hanno messo piede dentro al Metropolitano, il caldissimo stadio dei cugini dell’Atletico. Sciarpate, bordate di fischi, urla. Il baccano, quello che stordisce e un poco intimorisce. Quello che vuole scalfire le sicurezze degli avversari e caricare i propri beniamini. Colchoneros contro Blancos. A Madrid il derby è qualcosa di estremamente serio. Non si fanno prigionieri o sconti. E quella sveglia ha funzionato, fin da subito.
Pronti, via. Passano poco meno di 30 secondi e l’Atletico rimette in equilibrio il gol di svantaggio maturato nella sfida d’andata, finita 2-1, al Bernabeu. Alvarez controlla e allarga per De Paul. L’ex Udinese, a volte troppo discontinuo ma con due piedi perfetti per giocare a calcio o ballare il tango, mette rasoterra una palla perfetta verso il centro dove il velo di Giuliano Simeone libera Gallagher. Il tocco è semplice ma non scontano. L’inglese fredda Courtois, ex della partita. Atletico-Real 1-0. Meno di un minuto ed è tutto da rifare, tutto di nuovo in equilibrio. Lo stadio esplode, i giocatori di Simeone si abbracciano, quelli di Ancelotti si applaudono come se non fosse successo nulla. Attutire lo shock non è semplice. Il derby (r)inizia ora, con 28 secondi di ritardo.
La partita diventa molto tattica. Le due squadre si compattano provando a chiudere spazi e opportunità . Ma il ritmo resta altissimo, tra scontri fisici e incursioni dalle fasce. La palla gira veloce, rasoterra, pochi lanci lunghi. Ma le occasioni arrivano. Ci prova due volte Julian Alvarez, al 21’ e 26’:prima dalla distanza, mettendo nel mirino il secondo palo; poi provando di forza, da dentro l’area, trovando Courtois pronto alla risposta. Simeone, il figlio del Cholo, decide di travolgere con la sua foga anche Ancelotti: il siparietto è divertente e, per fortuna, senza danni per il mister. Rodrygo, Vinicius e Mbappé sono mobili e dentro al match ma dialogano poco tra loro e le azioni del Real, in un primo tempo complicato, si esauriscono con qualche protesta immotivata e pochi pericoli per Oblak. Il duplice fischio che mette fine al primo tempo arriva come una liberazione. C’è bisogno di rifiatare e schiarirsi le idee.
La seconda frazione si apre sulla falsa riga del primo. Alvarez, sempre lui, ci prova ancora ma il risultato finale è solo quello di scaldare, ancora una volta, i guantoni del portiere belga dei blancos. I ritmi sono leggermente più compassati con il Real che sceglie linee orizzontali. La speranza è di stanare il nemico che si muove a fisarmonica, lasciando pochi spazi. L’Atletico è guardingo, non scopre il fianco e riparte sfruttando gli errori degli avversari. Le corse e l’irruenza di Giovanni Simeone sono impressionanti ma non portano che qualche sparuto calcio d’angolo e a un cartellino giallo per un fallo su Vinicius. Le due squadre iniziano a rallentare. C’è stanchezza, c’è calcolo in vista di eventuali supplementari e, chissà , forse i rigori. Gli unici a non arretrare e a non mostrare segni di stanchezza sono i tifosi che continuano a cantare.
Almeno fino al 67’ quando, per 30 secondi, tutti si ammutoliscono. Mbappé ha trovato campo aperto sfruttando un recupero di Camavinga. Accelerazione, dribbling, sterzata. Langlais non può che placcarlo in area, in un’azione rugbistica che nel calcio, però, non è permessa. È rigore, netto, senza proteste e senza indecisioni da parte dell’arbitro, il polacco Szymon Marciniak. Ricordate il silenzio? Ecco, dura pochissimo. Prima arrivano i fischi, da ogni settore del Metropolitano. Forti, pesanti. E poi le urla di gioia, quasi inaspettate. Vinicius, dal dischetto, ha spedito la palla in curva. Il rigore per il Real, calciato in maniera indegna per lo spettacolo finora offerto, sorvola la traversa. L’Atletico ritrova forza, il brasiliano inconsolabile scuote la testa. È il secondo profondo shock per i blancos. La partita è ancora tutta da giocare e sembra lunghissima.
L’ultimo squillo dei tempi regolamentari arriva a ridosso del ‘90. Sono i ‘Colchoneros’ a provarci. L’occasione più grossa è per Correa, entrato dalla panchina, che in area elude l’intervento dei difensori prima di scaricare il pallone distante dallo specchio della porta. I giocatori sono stremati. I cambi, da entrambe le parti, arrivano per crampi, leggeri infortuni o benzina terminata. Il triplice fischio, come la campanella sul ring, decreta la fine di un round ma non del match. E qui non c’è nessuna vittoria ‘ai punti’, uno dei due ‘pugili’ deve andare per forza k.o.
I supplementari
È un’altra partita. Squadre più lunghe, sfilacciate. Si gioca in contropiede e con continui ribaltamenti di fronte. Ci provano nell’ordine Correa, Brahim Diaz e Sorloth. Sono interventi più fiacchi che facilitano i due fenomeni in porta. Ma lo spettacolo resta godibile senza che si possa fare un pronostico netto. L’attaccante norvegese ha una seconda chance ma la palla gli rimane strozzata sul piede. Tentativo pregevole, risultato scadente. Una punizione di Brahim Diaz, alla fine del primo tempo supplementare non spaventa il pubblico di casa che sembra attendere, on trepidazione, la lotteria dei rigori.
Negli ultimi 10 minuti non si gioca più a calcio. Qualche intervento duro, un paio di ammonizione, qualche protesta. È un derby, in cui. la tensione non è mai calata. L’applauso più grande va all’arbitro che tiene il timone e non fa rovesciare una nave affollata e dondolante. Ma alla fine, dopo una nuova corsa di Mbappé smorzata dalla difesa dell’Atletico, e un tentativo sbucciato di Llorente dal limite dell’area, si arriva all’ultimo capitolo, quello più crudele e senza appello. I rigori. Le telecamere cercano Vinicius. L’uomo che ha, più di tutti, bisogno di un riscatto e di farsi perdonare. Ma non oggi. Ancelotti lo ha tolto al 116′ buttando Endrick nel mezzo della torcida.
I rigori
Una sequenza così folle si vede raramente. Soprattutto dopo i primi 3 rigori. Mbappé, Sorloth e Bellingham tirano rigori perfetti. Portiere sempre spiazzato e tiri angolati e precisi. Poi arriva il colpo di teatro, una roba che si vede assai raramente. Alvarez scivola sul dischetto ma segna. Lo stadio esulta. Poi, però, interviene il VAR. C’è il doppio tocco dell’argentino, il rigore è da annullare. L’Atletico rimane indietro. Poi segnano sia Valverde che Correa.
Tutti trattengono il fiato quando Vazquez mette la palla sul dischetto. La faccia è preoccupata, tesa. L’errore è una naturale conseguenza. I Colchoneros tornano a sperare. Almeno fino al rigore successivo, di Llorente che tira più forte che può. Dritto per dritto. La palla si infrange sula traversa che trema fortissimo ma respinge il pallone. Il Real è di nuovo avanti e ha il match point con Rudiger. Il difensore calcia male ma la palla è sufficientemente forte per varcare la linea nonostante Oblak provi disperatamente a fermarla. Ora, sì, è finita.
I Blancos corrono felici verso i loro tifosi. Il Real Madrid è ai quarti di finale. Simeone arringa lo stadio, vuole gli applausi per chi ha perso con onore. È un modo per ringraziare chi ha lottato sugli spalti e chi sul manto verde. Ancelotti, invece, saluta e ringrazia tutti i calciatori avversari. Sa che le battaglie si vincono e si perdono ma servono due eserciti fortissimi per dare vita a uno spettacolo del genere. Vinicius, infine, esulta. È il più sorridente tra tutti. Sa che ora avrà quella chance per farsi perdonare e per portare il Real Madrid fino in fondo a questa matta Champions League.
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