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VENEZIA – Hanno raccolto immagini e testimonianze della violenza scoppiata tra il via vai tra della gente. Materiale importante per gli uomini della Squadra Mobile che stanno stringendo il cerchio attorno ai responsabili dell’accoltellamento di lunedì pomeriggio, in salizada San Canzian. Una lite scoppiata con ogni probabilità tra due gruppi di magrebini, che ha portato al ferimento di un 26enne di origini tunisine. Tutti giovani i protagonisti, che forse si erano dati appuntamento in quel tratto trafficato di Cannaregio. Due giovani, da un parte, due dall’altra. Le telecamere dei tanti negozi della salizada li hanno ripresi bene. Qualcuno li ha pure riconosciuti, come frequentatori abituali di una zona che ha visto crescere, negli ultimi anni, la presenza di spacciatori. I poliziotti ora sarebbero vicini ad identificarli. L’ipotesi più accreditata resta quello di uno sgarro finito male, probabilmente legato al mondo dello spaccio. Al vaglio anche un possibile legame tra questi giovani e le nuove leve di nordafricani, tunisini in particolare, che si sono fatti già conoscere a Mestre per altri episodi di violenza.
FERITO IN MIGLIORAMENTO
Intanto le condizioni del ferito sono migliorate. Il 26enne, che non ha precedenti, ha rischiato molto. La lama che lo ha raggiunto alla gamba ha mancato per poco l’arteria femorale. Provvidenziale l’intervento di un medico di passaggio, un soldato ucraino in vacanza a Venezia, che ha bloccato l’emorragia con una cintura usata come laccio emostatico stretto alla gamba. Trasportato all’ospedale all’Angelo, dove è stato sottoposto ad un’operazione di chirurgia vascolare, il giovane ieri stava molto meglio ed era prossimo alle dimissioni. Per lui sembra profilarsi una prognosi sotto i 40 giorni. Ancora da chiarire come sarà qualificata penalmente il fatto e se sarà necessaria, nel caso, una querela della vittima.
Per il momento le indagini procedono a ritmo serrato, proprio per ricostruire un quadro più preciso dell’accaduto. Ieri mattina gli agenti della Mobile sono tornati in zona per raccogliere testimonianze e materiale video. La salizada è fitta di negozi, molti con sistemi di videosorveglianza che hanno ripreso fotogrammi preziosi. Il fatto di violenza ha scosso residenti e negozianti, soprattutto per l’orario in cui è avvenuto, a metà pomeriggio, erano da poco passate le 16.30, tra i passanti. Ma che la zona abbia una brutta frequentazione, soprattutto serale, sono in molti a testimoniarlo. Raccontano di giovani, in particolare magrebini, che si danno appuntamento in un bar della zona, con tutta l’aria di trafficare. E poi c’è il precedente di settembre scorso, quando nel cuore della notte era stata segnalata una rissa. Ma forze dell’ordine e soccorsi, in quell’occasione, non avevano trovato nessuno, solo delle vistose tracce di sangue sul ponte dei Zogatoli.
LE IMMAGINI DELLA VIOLENZA
Una violenza sottotraccia, insomma, che ora avrebbe fatto un salto di qualità, con il giovane lasciato a terra nel sangue, in pieno giorno. Ed ecco anche il collegamento con le violenze di cui queste nuove generazioni di nordafricani si sono resi protagonisti in terraferma. Stanno prendendo piede anche nella Venezia insulare? Una pista che gli inquirenti stanno approfondendo. Di certo le immagini dei sistemi di videosorveglianza restituiscono immagini impressionanti. Per la stessa velocità con cui tutto è avvenuto. Un video mostra due giovani che arrivano da campo San Canzian: c’è il 26enne, che poi sarà aggredito, in compagnia di un amico, che sembra più giovane. Camminano a passo spedito, con l’aria spavalda. Un minuto dopo, lo stesso video mostra i passanti che si fermano, di fronte all’aggressione. Si vedono altri due giovani che scappano in direzione opposta. Uno ha ancora in mano il coltello che sembra voler riporre. L’altro è come se lo incitasse a fare in fretta. Tutto avviene tra i passanti. Sullo sfondo si vede il giovane ferito ancora in piedi, poi vacilla, infine si accascia. Immediato l’intervento del medico e di altri passanti che lo soccorrono.
Ancora più drammatico un altro video, che riprende il momento dell’aggressione con la lama. I testimoni hanno raccontato di aver sentito delle urla, prima delle coltellate. Le immagini mostrano un giovane che affonda il coltello più volte, almeno tre, quattro. Inizialmente la vittima sembra tenere per un braccio il rivale che nell’altro ha il coltello. I colpi partono e mirano alla gamba, al basso ventre, al braccio. Sono da subito violentissimi.
“Baby maranza”, a 15 anni scassinano un distributore e aggrediscono i carabinieri (di Davide Tamiello)
MESTRE – Quando sono arrivati i carabinieri hanno iniziato a insultarli con arroganza. Quando, poi, i militari hanno cercato di identificarli alcuni di loro hanno fatto il proverbiale diavolo a quattro: cinque ragazzini sono stati quindi denunciati alla procura dei minori per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale.
LA VICENDA
È successo lunedì sera, poco prima delle 21, tra via Calucci e via Miranese. La prima segnalazione ai carabinieri era arrivata per segnalare che quindici giovanissimi stavano facendo un gran chiasso e scassinando il distributore di sigarette di via Calucci. Sul posto sono arrivati i carabinieri del nucleo operativo radio mobile di Mestre e i colleghi della stazione di Spinea: in totale, cinque pattuglie. Alla vista delle gazzelle dei militari, il gruppo si è defilato. A rimanere a fronteggiare i carabinieri, cinque di loro. Tutti minori, tutti estremamente aggressivi e irriverenti: dei veri e propri “baby maranza”. I carabinieri con fatica, visto le resistenze, li hanno portati in caserma per l’identificazione e la successiva denuncia. Solo, appunto, per resistenza e oltraggio perché, come appurato dai militari intervenuti, il distributore non era stato danneggiato: il distributore, in realtà, è dotato di allarme e questo era scattato a causa di un tentativo di manomissione che, però, non aveva lasciato traccia. I ragazzini, italiani (qualcuno di seconda generazione), sono tutti della periferia mestrina, tra Favaro, Tessera e Campalto, e hanno tra i 15 e i 17 anni. Una volta in caserma sono stati poi riconsegnati ai genitori.
IL FENOMENO
Ormai, rispetto a sei anni fa, il fenomeno delle cosìddette baby gang è molto cambiato. Come ha spiegato recentemente anche il questore Gaetano Bonaccorso, è un qualcosa di molto meno esteso e spesso legato a eventi eccezionali come, per esempio, la notte di Capodanno. Ben diversa la situazione nel 2019, quando spopolavano le bande rivali di Mestre e Venezia. In quel caso venne emessa anche una sorveglianza speciale per uno di quei minori, una misura che, negli anni 90, venne prevista anche per il boss della Mala del Brenta Felice Maniero. Oggi tra le realtà tenute d’occhio dalle forze dell’ordine c’è anche una nuova corrente, composta da giovanissimi bengalesi di Altobello, più volte interrotti dalle forze dell’ordine prima (o durante) delle loro maxi risse dalle parti di Corso del Popolo. Negli ultimi mesi, infatti, questi due gruppi si sono dati più volte appuntamento con scontri di gruppo in strada. Pochi giorni prima di Natale l’ultimo episodio, con i carabinieri che ne avevano denunciati 7 e sequestrato mazze da baseball, coltelli e uno spray al peperoncino.
Ordina le pizze a casa, minaccia a rapina il rider che gliele porta (di Davide Tamiello)
VENEZIA – Prima ordina le pizze e poi rapina il rider che gliele porta. Sono già due gli episodi in un mese, sempre ai danni dei pony express della stessa pizzeria d’Asporto, “Apollo la Pizza” di via Bissuola. Domenica l’ultimo episodio: l’uomo, italiano, residente nel medesimo quartiere, quando il rider gli ha suonato il campanello di casa, è uscito brandendo una mazza da baseball urlando di consegnargli soldi e pizze. Il giovane pony express non ha reagito, ha lasciato merce e marsupio (all’interno circa un centinaio di euro) e poi è tornato in pizzeria per chiamare le forze dell’ordine. Immediata la segnalazione al 113: il titolare dell’attività, Kadri Kullolli, ha raccontato agli agenti l’accaduto e ha sporto denuncia. «Sì ma un mese fa è successa la stessa identica cosa a un altro rider, sempre da parte della stessa persona – racconta – in quel caso il ragazzo aveva visto scendere due persone con mazza e spranga. È assurdo: lo abbiamo denunciato, il rider ha anche riconosciuto il rapinatore. E a distanza di un mese questo fa la stessa cosa? Sempre a noi? Com’è possibile?»
L’ALTRO EPISODIO
Trenta giorni fa, in effetti, un altro rider della pizzeria si era trovato di fronte due uomini ( lo stesso di domenica insieme a un complice) che, anche allora, avevano derubato il dipendente del locale. Fortunatamente, anche in quell’occasione, il ragazzo non era stato picchiato. «A me interessa poco di quei soldi – prosegue Kullolli – ma non può essere messa a rischio l’incolumità dei miei ragazzi. Sono tutti lavoratori giovani, se qualcuno avesse reagito cosa sarebbe successo? E se quell’uomo avesse deciso di aggredirli? Bisogna fare in modo che non sia più una minaccia».
Una pizzeria riceve decine di ordini ogni giorno, impossibile ricordarsi che si trattava dello stesso indirizzo della volta precedente. Probabile che le forze dell’ordine, proprio in virtù della seconda denuncia per rapina a carico dello stesso personaggio, stiano attendendo istruzioni dall’autorità giudiziaria per capire quali eventuali misure possano essere applicate.
IL PRECEDENTE
Quattro anni fa, nell’aprile 2021, due cugini di origine serba avevano aggredito un giovane rider pakistano mentre stava consegnando delle pizze. L’episodio era successo in centro a Mestre: lo avevano bloccato, fermato e picchiato con pugni, calci alla schiena e schiaffi per rubargli la borsa delle pizze e il marsupio nel quale teneva i resti delle consegne appena effettuate e i soldi dell’incasso del servizio a domicilio. I carabinieri allora erano riusciti ad arrestare i due colpevoli a distanza di tre mesi, con un’ordinanza di custodia cautelare che li aveva portati direttamente in carcere.
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