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Gli Enhanced Games (Giochi potenziati) sono un’iniziativa imprenditoriale sportiva presieduta da Aron D’Souza, uomo d’affari australiano, di base a Londra, che da qualche anno sostiene la necessità di superare il sistema olimpico del Cio.
D’Souza vuole in particolare smantellare i controlli antidoping, consentendo agli atleti di gareggiare senza limitazioni all’assunzione di sostanze attualmente vietate, previo controllo sistematico del loro stato di salute prima delle competizioni. Sono cinque le discipline proposte: l’atletica leggera, il nuoto, il sollevamento pesi, la ginnastica artistica e gli sport da combattimento.
Un’idea controversa, ma spalleggiata da molti investitori tra cui Donald Trump jr. (attraverso la sua 1789 Capital) che si è detto entusiasta dell’iniziativa. «Gli Enhanced Games rappresentano il futuro – ha sostenuto ufficializzando il suo impegno –. Si tratta di eccellenza, innovazione e dominio americano sulla scena mondiale, qualcosa di cui si occupa il movimento Maga. Gli Enhanced Games saranno enormi e non potrei essere più orgoglioso di supportare questo movimento che cambierà lo sport per sempre». La spinta politica ha accelerato l’impresa e Aron D’Souza è sicuro: «Nelle prossime settimane ufficializzeremo la sede della prima edizione dei Giochi potenziati, possiamo già dire che si tratta di una città negli Stati Uniti. Siamo pronti a partire».
Come vi sentite ad essere etichettati come Olimpiadi dei dopati?
«Siamo molto più di questo, quantomeno Olimpiadi più doping più business. Parliamo di potenziamento del sistema anche dal punto di vista economico. Le Olimpiadi sono il passato che vuole conservare antichi valori dell’antica Grecia. Noi vogliamo portare lo sport ai valori di oggi in un futuro guidato da scienza, tecnologia e progresso umano».
Cosa significa potenziare la parte economica?
«È ingiusto che i burocrati facciano vita da nababbi, come i presidenti Bach e Infantino, mentre l’atleta medio incassa 30mila euro all’anno. Una medaglia olimpica non ha un riconoscimento economico e dei 4.5 milioni di dollari in diritti tv delle Olimpiadi gli atleti non vedono un centesimo. Inoltre vogliamo un sistema rispettoso delle infrastrutture. È bello essere inclusivi, ma faccio un esempio: io ero un ciclista indoor, uno sport che fanno poche migliaia di persone al mondo e che va alle Olimpiadi. Per fare un impianto servono investimenti abnormi senza ritorno. Uno spreco: però lo fanno perché a decidere è la politica non gli investitori».
Venendo al doping, come la mettiamo con la salute degli atleti?
«Per noi è importante, mentre il sistema attuale non si cura della salute ma della correttezza dei risultati. Noi vogliamo un sistema in cui tutti siano controllati preventivamente per capire se sono in buona salute. L’attuale sistema invece esamina solo i medagliati perché è orientato a garantire la correttezza dei risultati, l’uguaglianza nella competizione, non la salute. Se guardi le sostanze proibite dalla Wada, scoprirai che si tratta di una tutela del risultato e della competizione, non degli atleti. Il rischio principale delle prestazioni potenziate è cardiaco. Ma venti anni fa per fare un elettrocardiogramma serviva una prescrizione medica a pagamento, oggi lo fai con un orologio. Significa che la tecnologia ci ha fatto fare passi avanti: ogni atleta ammesso alle nostre gare dovrà essere controllato e sottoposto a screening regolari prima delle gare».
Donald Trump Jr., investitore negli Enhanced Games
Cosa significa per voi avere il sostegno anche economico di Donald Trump jr.?
«È importante avere un supporto politico di alto livello. C’è molto di cui essere in accordo o in disaccordo con Donald Trump, ma la cosa più interessante è che lui sta mettendo tutto in discussione, in particolare le istituzioni internazionali come l’Oms ed altre. Tra queste noi includiamo il Cio, il cui potere è retto dalla politica, ma è economicamente inefficiente. Guardate al successo della Formula Uno quando Liberty Media ha preso il controllo. Il Cio ha un monopolio da un secolo e ogni Stato vuole essere presente, per questo ha così tanto potere».
Quale futuro per i Giochi?
«Le Olimpiadi continueranno ad esistere, magari non nella forma di adesso che abusa delle tasse dei contribuenti. Noi siamo sostenuti dai privati e le persone più liberali sono con noi. Da quando la famiglia Trump ha investito tanti altri si sono detti interessati a supportarci».
La Russia parla dei Giochi dell’Amicizia, vi unisce la critica al sistema antidoping. Vedete un punto di contatto tra voi e loro?
«Io sono aperto a tutte le conversazioni ma registro che al mondo ci sono 3 superpotenze, Russia, Cina e Usa, che sono anche i paesi più forti sul piano sportivo olimpico, e tutti loro non amano Wada, gli stessi Stati Uniti hanno smesso di finanziarla e l’Usada, l’authority nazionale antidoping al momento è sotto osservazione da parte del team di Elon Musk».
Cosa volete ottenere oltre all’organizzazione dei Giochi?
«A noi interessano poco le questioni politiche, siamo per la scienza e per il business e crediamo che si possa promuovere il progresso umano per mostrare il potere della scienza attraverso lo sport, così come la F1 è uno sport che esprime il potere dell’ingegneria attraverso lo sport. Ci sono tante tecnologie sviluppate per le gare che ora sono nelle macchine che usiamo ogni giorno e questo ha portato grandi benefici alla società. Lo stesso per i farmaci per le performance sportive: un giorno saranno disponibili per la popolazione per renderci più veloci e più forti più a lungo e questo migliorerà la società».
Voi però avete un approccio invasivo rispetto al corpo di una persona.
«È una piccola differenza se si pensa al rischio che si corre in F1 ed a quanti automobilisti sono morti nelle competizioni motoristiche. Oppure parliamo dei programmi spaziali. Quando un astronauta va nello spazio ha un sedicesimo di possibilità di morire. Sono cosa che cambiano fisicamente e mentalmente il tuo corpo, eppure non puoi fermare questa ricerca: fa parte della crescita del genere umano, nessuno dice che è immorale andare nello spazio. L’Europa in genere si concentra su quello che può non funzionare, infatti ad esempio al momento non ha una forte industria di Intelligenza Artificiale, mentre negli Stati Uniti si guarda maggiormente a quello che può funzionare. In ogni fenomeno umano di questo tipo ci sono conservatori e libertari».
Aron D’Souza si sente più riformista o rivoluzionario?
«Sono un innovatore che si focalizza sul business del cambiamento culturale. Creando le condizioni economiche e culturali potremo dare un grande contributo al mondo per migliorare la vita delle persone in un futuro guidato ancor di più dalla tecnologia. Credo si vada verso un’era potenziata in cui vedremo come la tecnologia potrà sostenere noi, la nostra società e la nostra cultura».
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