Elkann massaggia Meloni e balla la samba con Lula

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Stellantis accelera in Brasile ma punta anche a ricucire con Roma. Ecco come si muove al di qua e al di là dell’Oceano il gruppo dopo la defenestrazione di Tavares

La crisi di Stellantis e il rientro di Donald Trump alla Casa Bianca non interferiranno coi piani sudamericani: il gruppo ha confermato il già annunciato imponente piano di investimenti da 4,9 miliardi di euro (pari a circa 30 miliardi di reais) da realizzare tra il 2025 e il 2030.

COME SI MUOVE STELLANTIS IN BRASILE

Inaugurato in pompa magna il nuovo centro Hybrid-Flex. All’evento ha partecipato anche il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, accompagnato da mezzo governo. Lula ha così annunciato l’assunzione di 400 ingegneri che si andranno ad aggiungere alle altre 1.500 unità vacanti di cui 1.200 nuovi posti di lavoro presso il polo di Betim, dove vengono assemblati i modelli Fiat, e 300 nello stabilimento Citroën di Porto Real, situato a sud di Rio de Janeiro.

SI PUNTA SUI BIOCARBURANTI

I piani annunciati all’epoca di Carlos Tavares prevedono che il gruppo lanci sul mercato sudamericano 40 nuovi modelli e 8 powertrain. Ben 454 milioni di reais sono destinati a una nuova area di assemblaggio per le unità di nuova generazione Bio-Hybrid (evoluzione dei sistemi Flex a etanolo che combina l’uso di biocarburanti con l’elettrificazione).

STELLANTIS PORTA IN BRASILE ANCHE I CINESI

Il presidente di Stellantis per il Sud America, Emanuele Cappellano, nel 2024 aveva spiegato che la partnership tra Stellantis e la cinese Leapmotor che qui in Italia ha causato non pochi mal di pancia, specie dalle parti del governo, avrebbe riguardato anche il Sud America, dove il Gruppo ha iniziato a esportare il marchio: “Vediamo Leapmotor come un’aggiunta preziosa al nostro portafoglio, complementare agli altri nostri marchi in termini di posizionamento e innovazione”, aveva spiegato Cappellano.

A ROMA SCOPPIA LA PACE COL GOVERNO

Intanto, dopo mesi di scontri, tutto è pronto per l’audizione dell’appeasement tra l’esecutivo Meloni e John Elkann, presidente del gruppo Stellantis, atteso mercoledì prossimo alle commissioni Attività Produttive di Camera e Senato. Un passaggio per siglare la pace del nuovo corso post-Tavares e ricucire lo strappo con le istituzioni che si verificò quando Elkann rifiutò l’invito di presentarsi di fronte al Parlamento, suscitando l’indignazione di maggioranza e opposizione e la irritazione di Palazzo Chigi.

IL CAMBIO DI PASSO ANCHE NELLA COMUNICAZIONE CON COMIN

Già prima di silurare Tavares Stellantis si era mossa per riabilitare la propria immagine nel Paese, anche a livello comunicativo e lobbistico. Secondo quanto scritto da Lettera43, John Elkann ha diviso la comunicazione dell’impero Agnelli: la holding Exor è rimasta in mano a Community di Auro Palomba che cura e l’immagine dello stesso Jaki, Stellantis è invece passata a Comin & Partners.

In una delle ultime interviste rilasciate al Foglio Elkann ha tentato di allontanare da sé l’immagine superba di chi non si era presentato alle Camere preferendo passare per la vittima della situazioni. Eloquenti a tal proposito il titolo benevolo dell’articolo del quotidiano diretto da Claudio Cerasa (“La voce di John Elkann: “Stupito dall’aggressività di Meloni. Stellantis non è un partito””) e soprattutto l’attacco: “Gli dicono “resta in Italia”, ma lo prendono a pedate e lo coprono d’insulti. L’offeso, il ferito, ora è lui, John Elkann, il presidente di Stellantis. Le frasi di Giorgia Meloni che gli ha dato del maleducato (“uno che avrebbe mancato di rispetto alle istituzioni”)? Sono parole che gli destano “stupore”, per “l’aggressività”, e lo “rammaricano” perché, e lo pensa Elkann, “il rispetto delle istituzioni fa parte della nostra storia e della tradizione di famiglia. Io sono orgoglioso di essere italiano”. Il rifiuto di farsi audire in Parlamento? E’ il risultato di “un’incomprensione” sul ruolo di Stellantis, una società globale, rappresentata dal suo ad, Tavares, e non un partito politico. Precisa, “non un partito politico”.

PROVE TECNICHE DI MORBIDEZZE TRA GOVERNO E STELLANTIS: EFFETTO COMIN?

“Da parte dei parlamentari meloniani – scrive oggi Il Fatto – non c’è alcuna intenzione di alzare il livello dello scontro con Elkann dopo le polemiche degli ultimi mesi in cui la premier Giorgia Meloni accusava il presidente di Stellantis di aver spostato la produzione in Francia”. Il clima dell’audizione almeno per ciò che concerne la maggioranza dovrebbe essere positivo e non ostile.

“Il tentativo di sondare i parlamentari di maggioranza – viene sottolineato dalla testata – rientra anche all’interno di una strategia più ampia iniziata un mese fa, quando John Elkann ha iniziato a farsi consigliare da esperti per far fare un salto di qualità alla sua immagine dopo le vicende negative dell’eredità di casa Agnelli. Nella sua audizione, secondo fonti ben informate, il presidente di Stellantis dirà che lui è il più importante datore di lavoro d’Italia, non solo per Stellantis ma anche in quanto proprietario di altre società della galassia Exor.”

La realtà delle fabbriche però è ben altra ed è fotografata dai numeri della produzione. Nel 2024 si è attestata ben al di sotto della soglia psicologica del mezzo milione di veicoli, per la precisione 475.090 unità (-36,8%) contro le 751,384 del 2023. Per la prima volta tutti gli stabilimenti sono in negativo e negli impianti continua la cassa integrazione. Inoltre, il gruppo è ancora senza un Ceo, quindi difficilmente Elkann potrà fare più che generiche promesse ai parlamentari.



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