«C’è un’enorme potenzialità per trasformare la città»

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Largo agli investitori. Quelli che credono nei progetti di medio-lungo periodo di rigenerazione di Roma, nelle zone centrali ma anche nelle periferie. C’è una città ancora tutta da trasformare, pronta a colmare il ritardo accumulato. Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, punta ora più che mai sulla leva dei capitali privati, anche in partnership con il pubblico, per potenziare la leva dei fondi arrivati tra il Giubileo e il Pnrr. «Sul tavolo ci sono già 10 miliardi di investimenti privati, ma stimiamo che se ne possano aggiungere altri 30 nei prossimi anni per mettere agli atti il modello Roma», ha spiegato Gualtieri dallo stand di Roma Capitale allestito a Cannes presso il Mipim, il Marché international des professionnels de l’immobilie, che ha raccolto i principali decision makers del real estate.

L’orizzonte? Una dote importante è realizzabile con un fast-truck per le opere entro il 2030. Il resto seguirà l’accelerazione. Ma con tempi che puntano a chiudere il piano ben prima del 2050, l’obiettivo prudenziale messo sulla carta. Una rotta che punta su una città più «competitiva, attrattiva e innovativa» capace ora più che mai di attrarre capitali esteri sui settori che promettono bene per la Capitale. Lo ha capito bene chi in questi giorni ha approfittato dell’appuntamento di Cannes per toccare con mano cosa c’è dietro la chiamata della Capitale: non solo investitori istituzionali ma anche amministrazioni di altre città europee a caccia di sinergie e modelli da importare. Anche arabi e giapponesi, nelle loro vesti più istituzionali si sono presentati dal sindaco Gualtieri per chiedergli dei progetti possibili e delle cosiddette TOD, Transit-Oriented Development, la nuova frontiera internazionale, il nuovo modo di vedere lo sviluppo urbano che porta abitanti, servizi e attività intorno alle principali reti di trasporto di qualità, reti ferroviarie e metropolitane, principalmente.

I PROGETTI
Dove puntare? Il residenziale potrà contare sulla valorizzazione per l’effetto traino del Giubileo, gli hotel di lusso hanno registrato il record di investimenti nel 2024 (sono 14 le strutture aperte in due anni mentre 7 sono in costruzione), mentre lo student housing misura le opportunità aperte da 69mila studenti fuori sede (con domanda per oltre 48mila posti letto e 3.300 nuovi posti pianificati). Il fronte Data center guarda invece agli 1,6 miliardi di investimenti previsti dal Politecnico di Milano entro il 2028, mentre gli uffici romani attraggono già il 40% degli investimenti nazionali, quasi 1 miliardo solo nel 2024. Infine la logistica, considerando quanto Roma sia in prima linea nella ricerca di spazi. Certi numeri fanno dunque del social housing uno dei principali dossier della Capitale, accanto appunto a data center, da affiancare alla rigenerazione residenziale che passa dal potenziamento di alcuni servizi che rispondono alle esigenze del territorio e di nuovo verde. Quindi nuovi centri benessere o sportivi, nuovi studentati e opportunità rivolte alla silver economy. Tutto senza occupazione di nuovo suolo. Anzi: la riqualificazione si farà anche mettendo in fila una le aree abbandonate da anni. Sarà quindi un’occasione unica per sfruttare anche aeree dimenticate che da troppo tempo sono l’immagine di alcuni pezzi di degrado della città. Alcuni dati danno bene il senso degli spazi da sfruttare.

I DATI
Le potenziali aree da rigenerare ancora non sul tavolo parlano di 19,2 milioni di chilometri quadrati di opportunità da rigenerare entro il 2050. E ancora: nei prossimi 10 anni si stima che saranno necessarie 70mila nuove case. Un pacchetto rotondo nel quale c’è una buona dose di housing sociale (la stima è di 30mila case) e di “case pubbliche” (20.000). Roma che guarda al futuro, vede anche alla transizione ecologica, con la trasformazione del verde e alle esigenze della rivoluzione dell’intelligenza artificiale. I data center saranno tra le opportunità da cogliere. Il progetto di Pescaccio, destinato in origine a un grande centro commerciale ma ora candidato a ospitare un piano di logistica o un data center, è solo un esempio simbolico. Perché in prima fila tra i progetti illustrati c’è quello delle “Le Vele” di Calatrava a Tor Vergata. «Siamo pronti per raccogliere le manifestazioni di interesse», ha detto il sindaco, per un’area che può ospitare un grande polo termale. Ma anche di formazione o un maxi-centro sportivo. Ancora tutto da valutare. Ma la lista delle possibilità è lunga: dall’ex Fiera di Roma, all’ex Caserma Guido Reni, agli ex uffici Ama alla Montagnola, all’ex rimessa Atac delle Vittorie a Prati, all’ex Aci di via Meucci, fino a Piazza dei Navigatori, Collina Fleming e Lucani a San Lorenzo.

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