candidare i parlamentari nei comuni sciolti per mafia

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Proposta per rafforzare la democrazia nei territori a rischio

La Commissione Antimafia ha avanzato una proposta per contrastare la crisi della rappresentanza nei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. L’idea, firmata dal senatore Walter Verini del Partito Democratico, prevede la candidatura di parlamentari nei territori in cui i cittadini faticano a presentarsi alle urne per paura o sfiducia.

La questione è emersa dopo una visita della Commissione a San Luca, in Calabria, località da tempo associata alla ‘ndrangheta. Qui, il commissariamento del Comune è stato spesso preferito dagli abitanti all’elezione di nuovi amministratori, per il timore che ogni nuova giunta finisca sotto accusa di infiltrazioni criminali. La rassegnazione ha portato a un circolo vizioso in cui lo Stato è percepito come un ente repressivo piuttosto che un motore di cambiamento.

Una proposta per rompere l’isolamento

Il piano di Verini prevede che i membri della Commissione Antimafia si candidino direttamente in questi comuni, offrendo un segnale forte di presenza dello Stato. La relazione finale della Commissione evidenzia che una simile iniziativa potrebbe incoraggiare altre personalità pubbliche e cittadini a impegnarsi nella vita politica locale.

«Non è una scelta individuale – ha spiegato Verini – ma un segnale istituzionale in quei territori dove non si trovano candidati disponibili. È un modo per ridare fiducia e garantire che la politica torni a essere un riferimento concreto».

La proposta ha ottenuto il consenso unanime dei membri della Commissione e si è tradotta in una risoluzione formale. Tuttavia, non mancano gli ostacoli pratici: tra questi, la necessità di raccogliere firme per la presentazione delle liste. Su questo punto, Verini ha suggerito un intervento normativo che elimini tale obbligo nei comuni sciolti per mafia, facilitando la candidatura di figure istituzionali.

Il ruolo della politica nei territori a rischio

Nonostante l’approvazione della proposta, restano aperti diversi interrogativi. Uno dei principali è la reale percezione dei cittadini nei confronti dell’iniziativa. Durante la visita a San Luca, la Commissione Antimafia ha incontrato forze dell’ordine, magistratura e rappresentanti della Prefettura, ma non ha avuto un confronto diretto con la popolazione. Il senatore Verini ha descritto una situazione di forte chiusura: «Il paese era blindato, le finestre chiuse. Un segnale di paura, ma forse anche di rassegnazione».

Molti abitanti delle zone colpite dalla criminalità organizzata si sentono abbandonati dallo Stato, percependo ogni tentativo di rinnovamento politico come un’imposizione esterna piuttosto che un’opportunità di riscatto. Inoltre, il ripetersi degli scioglimenti per mafia ha creato una sfiducia diffusa nei confronti della politica, con la convinzione che qualsiasi amministrazione, anche la più onesta, sia destinata a essere commissariata prima o poi.

Superare la distanza tra istituzioni e cittadini

Un aspetto cruciale del problema è la mancanza di una presenza politica attiva sul territorio. Molti comuni sciolti per mafia non hanno sezioni di partito, circoli o luoghi di discussione pubblica. La politica è vista come un’entità distante, e questo vuoto viene spesso riempito dalla criminalità organizzata, che offre soluzioni concrete ai problemi quotidiani.

Secondo Verini, è necessario agire su più livelli: «I partiti e le associazioni dovrebbero essere più aperti alla gente. Oggi ci sono circa 800.000 iscritti ai partiti, mentre le organizzazioni di volontariato ne contano oltre 7 milioni. Serve un impegno maggiore per far tornare la politica nei territori».

Un primo passo verso il cambiamento

L’iniziativa della Commissione Antimafia non è una soluzione definitiva, ma rappresenta un tentativo di invertire la tendenza. «Non elimineremo la mafia con una candidatura – ha sottolineato Verini – ma possiamo dare un segnale forte di responsabilità e sostegno a comunità che vivono nell’isolamento istituzionale».

Il senatore ha confermato la sua disponibilità a candidarsi, ma ha precisato che l’obiettivo non è personale: «Abbiamo deciso collettivamente di assumerci questo impegno per quei territori».

Infine, la Commissione ha aperto il dibattito su una possibile riforma della legge sugli scioglimenti per mafia, con l’obiettivo di migliorare i criteri di trasparenza e garantire un equilibrio tra prevenzione e rispetto della volontà popolare.

La sfida ora è quella di ricostruire la fiducia tra cittadini e istituzioni, dimostrando che la politica può essere uno strumento di cambiamento reale e non solo una presenza distante o repressiva.

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