Una firma per il diritto alla casa in Costituzione! Verso una società equa, ecco come aderire

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Da martedì 11 marzo 2025 e per cinque mesi si potrà firmare una Proposta di legge Costituzionale di iniziativa popolare: è il momento che il diritto all’abitare sia nella Costituzione italiana. La proposta di legge Costituzionale di iniziativa popolare è partita da gruppi di giovani che, residenti in diverse realtà locali, si sono confrontati tra loro anche partendo da esperienze dirette e locali.

Si tratta di una iniziativa concreta che intende proporre l’inserimento nella Costituzione il diritto all’abitare proponendo modifiche agli articoli 44, 47 e 117 della Costituzione in materia di riconoscimento e garanzia del diritto all’abitazione. Scopo dei giovani riuniti in un gruppo, denominato “Ma quale Casa?” è quello di introdurre elementi per il riconoscimento e la promozione di un effettivo, concreto ed efficace diritto all’abitazione e per politiche nazionali, regionali e locali che lo rendano tale.

In una Italia permeata da disuguaglianze sempre più evidenti, dove i poveri aumentano di numero, dove sono oltre un milione le famiglie in povertà assoluta, centinaia di migliaia le famiglie che alloggiano le graduatorie comunali, dove il lavoro povero e precario opprime i giovani e dove persino il diritto allo studio è reso assai più difficile dalla insufficienza di residenze universitarie pubbliche e da costi di affitti insostenibili si rende necessario l’inserimento nella Costituzione del diritto all’abitare.

Si tratta infatti, come dice la relazione, che accompagna la proposta di legge, di “un passo che passo decisivo per la creazione di una società più equa, giusta e solidale, in cui ogni individuo possa godere di una vita dignitosa, che non solo vede l’accesso a un’abitazione adeguata come bene primario e diritto della persona, ma che pone la stessa come principio in grado di orientare l’ordinamento e per la futura produzione normativa”.

Il diritto all’abitare nonostante sia stato riconosciuto in via interpretativa dalla Corte Costituzionale con un orientamento consolidato, con le sentenze nn. 49/1987, 217/1988, 404/1988 e 119/1999, non è né sancito, né riconosciuto pienamente nella nostra Costituzione. La necessità di procedere ad una affermazione del diritto all’abitare si sostanzia anche per i richiami ad esso nella Dichiarazione universale dei diritti umani (art. 25), nel Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (art. 11) e nella Carta sociale europea (art. 31) che stabiliscono inequivocabilmente che l’accesso a un’abitazione adeguata è parte integrante dei diritti umani fondamentali.

Seppur questi trattati e convenzioni internazionali impongano agli Stati di garantire politiche abitative che assicurino il diritto di ogni individuo ad una abitazione dignitosa, questo non ha prodotto in Italia politiche abitative, a partire da quelle pubbliche, adeguate al fabbisogno. Anzi, si è proceduto da parte dei governi italiani ed europei, pur con diverse calibrature, a sostenere una dannosa e inutile cementificazione dei suoli e si è continuato a realizzare edifici che non avevano alcun riscontro con il fabbisogno reale. Così abbiamo assistito a continui aumenti degli affitti, alla privatizzazione di patrimonio pubblico e perfino al favorire con flat tax i proprietari che affittano a libero mercato o b&b. Queste scelte hanno incancrenito la precarietà abitativa e ora siamo giunti, perfino, all’azzeramento dei fondi contributi affitto e morosità incolpevole. Da qui la necessità, che condivido, della proposta dei giovani di “Ma quale Casa?” di riaffermare un principio solido e inclusivo che sia elemento essenziale di coesione sociale.

Questa proposta di inserimento del diritto all’abitare nella Costituzione non è una novità. In Europa diversi Stati membri dell’Unione europea hanno già esplicitamente riconosciuto tale diritto nelle loro Costituzioni. Ad esempio, la Costituzione portoghese all’articolo 65. La Costituzione spagnola lo afferma con l’articolo 47, così come tale diritto è presente nelle Costituzioni di diversi Paesi nel mondo.

La proposta di legge costituzionale si compone di tre articoli. L’articolo 1 propone la modifica del primo comma dell’articolo 44, aggiungendo ad esso un ulteriore periodo, il quale sancisce l’impegno della Repubblica nell’indirizzare e coordinare lo sviluppo delle aree urbane, e nel garantire l’accesso all’abitazione quale bene primario e mezzo necessario per assicurare alla persona l’effettivo esercizio dei diritti e una vita libera e dignitosa.

L’articolo 2 modifica il secondo comma dell’art. 47. Tale disposizione, che attualmente tutela l’accesso del risparmio popolare alla “proprietà” dell’abitazione, viene modificata nel senso di estendere tale tutela anche al “godimento” dell’abitazione medesima. L’articolo 3 infine modifica il secondo e il terzo comma dell’art. 117, inserendo un riferimento esplicito e coordinato al riparto di competenze in materia di politiche abitative, necessaria per garantire che l’indirizzo delle politiche per l’abitare, sia uniforme su tutto il territorio nazional. Il terzo comma dell’articolo 117 giustapponendo alla competenza in materia di “governo del territorio” quella in materia di “programmi di edilizia residenziale pubblica” così sottolineando ulteriormente la responsabilità dello Stato, condivisa con le Regioni, nel promuovere e attuare politiche abitative che rispondano ai bisogni sociali più urgenti.

L’auspicio e che questa proposta di legge raccolga e vada ben oltre le 50.000 firme necessarie e che aggreghi tante e tanti che sul tema si battono quotidianamente. Per chi vuole approfondire, aderire, firmare e/o dare una mano: info Mattia 3888392499, mail: maqualecasa@gmail.com, www.maqualecasa.it, Facebook: https://www.facebook.com/maqualecasa. Per firmare https://firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/2700001



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