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A linee guida pubblicate sul sito del ministero dell’Istruzione (e merito), Giuseppe Valditara annuncia di voler aprire una consultazione tra la commissione che le ha redatte e i sindacati, le associazioni professionali e quelle dei genitori e degli studenti. «Il confronto – fanno sapere dal Mim – sarà utile per avviare l’iter formale di adozione delle Nuove Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione» che sostituiranno dall’anno scolastico 2026/2027 quelle adottate nel novembre 2012 dall’allora ministro del governo Monti, Francesco Profumo. Difficile ipotizzare quanto questi incontri riusciranno a modificare un testo già redatto e pubblicato e considerato fondamentale dal governo per portare avanti un modello di scuola reazionaria fondata su patria, repressione e disciplina, ispirata a una versione distopica di un Libro Cuore sovranista.
I CONTENUTI delle indicazioni nazionali erano già stati accolti da numerose polemiche quando il ministro li aveva anticipati in una intervista. Un documento critico sottoscritto da oltre 140 professori universitari e ricercatori di istituzioni culturali aveva raccolto le firme di oltre 900 persone tra docenti e genitori. Gli scienziati nell’appello si chiedevano «se un intero programma di studi» potesse «essere finalizzato a uno scopo politico» e parlavano di «scelta ideologica a scapito del valore formativo».
Le preoccupazioni dei docenti sono tutte confermate dal testo esteso, pubblicato ieri, che è un riassunto del Valditara-pensiero. A partire dall’introduzione che parte dal concetto di persona per poi mettere nero su bianco, nelle prime righe, che «dileggiare una scuola, sporcarne le pareti, distruggerne gli arredi, offendere un insegnante, non sono solo azioni eticamente riprovevoli, da condannare e stigmatizzare anche con la richiesta di risponderne da parte delle famiglie» come prevede la riforma della condotta fortemente voluta dal ministro e approvata nei mesi scorsi.
Un paragrafo che si intitola «Nuovo Umanesimo» è declinato solo sul concetto di talento personale: un assillo di Valditara che si è riversato nell’istituzione a scuole dei docenti tutor che devono scovare questi talenti. Così come la parte intitolata «Valutazione un atto di valorizzazione» ricalca la contestata norma ministeriale che ha cambiato il voto alla primaria, a pochi anni dalla modifica precedente. Il capitolo introduttivo prosegue naturalmente incentrandosi sui «Valori dell’Occidente», usati come perimetro assoluto di ogni insegnamento e analizzato «sin dalla sua nascita, avvenuta fra Atene, Roma e Gerusalemme».
E NON POTEVA essere diversamente dato che tra gli estensori delle linee guida, con il ruolo di coordinatore del sottogruppo che si è occupato delle materie storiche, c’è Ernesto Galli della Loggia, noto per i suoi controversi editoriali sul Corriere della sera e autore con la presidente della commissione, Loredana Perla (docente di didattica all’università degli studi di Bari) di un libro sulla necessità di insegnare «l’identità italiana». Il capitolo delle linee guida redatto da Della Loggia si apre con l’affermazione apodittica: «Solo l’Occidente conosce la Storia».
NEL RESTO DEL TESTO ogni tanto compare qualche latinismo, «il principio da seguire è il non multa, sed multum», («non occorre insegnare tante cose non sempre comprese dagli studenti, ma poche ed essenziali conoscenze, approfondite»). Segue l’esposizione di quanto annunciato il mese scorso: il ritorno del latino, opzionale, dalla seconda media; il rafforzamento dello studio a memoria attraverso le poesie, introduzione allo studio della musica, accenni di epica classica, mitologia greca e saghe nordiche alla primaria, lettura dei classici per ragazzi come Verne e Stevenson ma anche Stephen King, haiku, le saghe fantasy di Percy Jackson, del Signore degli anelli e del Trono di Spade e qualche graphic novel, e competenze imprenditoriali da subito.
Con il forte incoraggiamento a leggere la Bibbia fra i banchi con lo scopo di «rafforzare la conoscenza delle radici della nostra cultura». Oltre ai cambiamenti nell’insegnamento curricolare, è indicativo nelle indicazioni nazionali il ricorso continuo a espressioni che si riferiscono al comportamento che lo studente deve avere in classe, come «autocontrollo» e a perifrasi della nota affermazione del ministro sull’«umiliazione».
Un modello di scuola che Trump avrebbe invidiato, se non avesse deciso di chiudere il dipartimento Istruzione.
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