La Consulta è chiara sulla transizione energetica: non la può fermare una legge regionale. Nessuno stop alla decarbonizzazione. Neanche temporaneamente, neanche da parte di una regione autonoma come la Sardegna.
Questa non ha titolo, va contro la Costituzione, e non può rallentare gli obiettivi di conseguimento della neutralità climatica. Una sentenza che dovrebbe porre freno ai tanti movimenti contro le rinnovabili che stanno spuntando in tutta Italia.
Una moratoria completamente illegittima, violate le norme europee e nazionali
Vediamo nello specifico il percorso di questo iter legislativo che, come abbiamo anticipato, aveva un finale già scritto.
Cosi su Vaielettrico nel giugno scorso: «Il provvedimento, molto probabilmente, sarà bocciato dalla Consulta e finirà in un cestino. Un film già visto».
Questa la storia in sintesi. Dopo l’approvazione del Consiglio regionale, il 30 agosto 2024 il Presidente del Consiglio dei ministri, rappresentato e difeso dall’Avvocatura generale dello Stato, deposita il ricorso.
Si impugna l’articolo 3 della legge. Ci sono problemi in riferimento alla Costituzione – articolo 117, commi primo e terzo – e al decreto legislativo 2021, n. 199.
E’ il decreto Draghi che attua la direttiva 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 1° dicembre 2018 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. Norme per cui siamo in ritardo.
Ma non è finita qui perché sono altre le norme con cui la legge va in contrasto.
La Corte Costituzionale sottolinea: «La disposizione impugnata, nell’imporre un divieto alla realizzazione di nuovi impianti di produzione e accumulo di energia elettrica da fonti rinnovabili, introdurrebbe una deroga – seppur transitoria – rispetto alla disciplina statale».
L’autonomia regionale non può andare contro Costituzione, leggi statali, nazionali e obblighi internazionali
E’ utile fare chiarezza su questi temi perché si legge in giro troppa disinformazione sui poteri regionali che restano, in ogni caso, limitati.
La Corte chiarisce bene che la Regione ha «competenza legislativa concorrente in materia di “produzione e distribuzione dell’energia elettrica”».
Ma attenzione: «nei limiti fissati dall’articolo 3 dello statuto, ossia in armonia con la Costituzione e i principi dell’ordinamento giuridico dello Stato e col rispetto degli obblighi internazionali e degli interessi nazionali».
E la stessa legge successivamente approvata sulle aree idonee (la prima in Italia), che superava e annullava la moratoria, è stata impugnata dal Governo. Paradossalmente proprio dal ministro leghista Roberto Calderoli, paladino dell’autonomia differenziata.
La sentenza della Corte è importante anche per le altre regioni che devono ancora legiferare. «La giurisprudenza di questa Corte sarebbe costante nel ritenere costituzionalmente illegittime norme regionali volte a sancire, in via generale e astratta, la non idoneità di intere aree di territorio».
La Regione Sardegna ha ritenuto idoneo solo l’1% del territorio sardo. Ma non si possono «imporre, in maniera generalizzata ed aprioristica, limitazioni, perché ciò sarebbe in contrasto anche con il principio fondamentale di massima diffusione delle fonti di energia rinnovabili».
Vista questa sentenza sulla moratoria se ne aspetta una simile per la legge sulle aree idonee.
In attesa, però, di conoscere come si esprimerà il Tar del Lazio sul ricorso che chiede l’annullamento del decreto Pichetto Fratin. Appuntamento il 19 marzo.
Il centro destra sardo brinda sulla sentenza per la moratoria ma punta su una proposta di legge irrealizzabile
I paradossi del centro destra sardo. Da un lato plaude alla Consulta, ma poi propone di puntare sulla proposta di legge Pratobello.
Firmata da oltre 200mila sardi,alla luce della sentenza della Consulta pare già carta straccia. Completamente irrealizzabile.
Eppure Pietro Pittalis, vicepresidente della commissione Giustizia e segretario regionale di Forza Italia, la invoca, così come i cugini politici di Fratelli d’Italia.
Ma ci sono da rispettare gli impegni al 2030 ovvero costruire impianti fotovoltaici ed eolici e chiudere le centrali inquinanti a carbone.
Il processo di decarbonizzazione non può essere di certo fermato o rallentato da leggi regionali. E qui casca anche il centro sinistra che evoca la legge urbanistica, ma la questione energetica è ben più ampia.
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