La Commissione Ue lancia il nuovo sistema di rimpatri, ordine europeo e via libera agli hub in Paesi terzi: “Ma non è modello Albania”

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Un sistema europeo comune per i rimpatri e la possibilità di creare hub in Paesi terzi sulla base di accordi. Sono queste le due principali novità che la Commissione Europea vuole introdurre, con la proposta di regolamento che ha l’obiettivo di arrivare a procedure di rimpatrio più rapide, semplici ed efficaci in tutta l’Ue. Il commissario Ue alla Migrazione, Magnus Brunner, in conferenza stampa a Strasburgo, ha però tenuto a precisare che gli hub citati nel regolamento sono “completamente diversi” dal “modello Ruanda” e dalmodello italo-albanese: in questo caso, spiega, riguarderebbero persone che sono “illegalmente sul territorio dell’Ue”, che si sono già viste rifiutare la domanda di asilo e avranno ricevuto un “ordine di rimpatrio”, cosa che presuppone “diversi gradi di giudizio“.

In pratica, attualmente il protocollo Italia-Albania prevede il trasferimento al centro di Gjader con migranti appena soccorsi nel Mediterraneo, richiedenti asilo provenienti da Paesi considerati sicuri. Trattenimenti che hanno ricevuto diversi stop da parte della magistratura italiana e sul punto il governo Meloni attende la pronuncia della Corte di giustizia europea sui criteri di definizione dei Paesi sicuri. Ma la proposta della Commissione Ue, invece, riguarda altre categorie di migranti: quelli già presenti sul territorio italiano ed europeo a cui è già stato negato il permesso di soggiorno o l’asilo.

La Commissione, infatti, vuole introdurre la possibilità legale di deportare in un Paese terzo le persone che soggiornano illegalmente nell’Ue e che hanno già ricevuto una decisione di rimpatrio definitiva, sulla base di un accordo o di un’intesa conclusi bilateralmente o a livello dell’Ue. L’esecutivo usa la parola “return“, traducibile in italiano con “rimpatrio“, ma non in questo caso (il migrante sarebbe trasferito non nel suo Paese d’origine, ma in un altro Stato). L’accordo, comunque, potrà essere concluso con un Paese terzo che rispetti gli standard e i principi internazionali sui diritti umani, in conformità con il diritto internazionale, incluso il principio di non respingimento (non refoulement). Le famiglie con minori e minori non accompagnati sono esclusi e l’attuazione di questi accordi deve essere “soggetta a monitoraggio“. Pertanto l’eventuale approvazione da parte del Parlamento e del Consiglio europeo del nuovo regolamento non riattiverebbe in automatico i centri italiani in Albania. Servirebbe rivedere il protocollo con il Paese di Edi Rama o una decisione della Corte di giustizia europea a favore del governo sui Paesi sicuri.

Altra novità nella proposta presentata dalla Commissione guidata da Ursula von der Leyen è l’ordine di rimpatrio europeo. La Commissione europea propone di creare un sistema europeo per rimpatriare i migranti irregolari che non hanno diritto di restare nel territorio dell’Ue, destinato a rimpiazzare i 27 sistemi nazionali attualmente in vigore. L’esecutivo propone un nuovo regolamento, con procedure comuni per l’emissione di decisioni di rimpatrio, e un ordine di rimpatrio europeo, che deve essere emesso dagli Stati membri. Il riconoscimento reciproco delle decisioni di rimpatrio dovrebbe consentire allo Stato membro di riconoscere e di far rispettare direttamente una decisione di rimpatrio emessa da un altro Stato membro senza dover avviare una nuova procedura.

La riforma del sistema di rimpatri “è un tassello mancante fondamentale del Patto di migrazione e asilo. Al momento, la politica di rimpatrio dell’Ue sta fallendo. Il tasso di rimpatrio rimane molto basso, circa il 20%, le persone che hanno un ordine di rimpatrio, spesso sfuggono alle autorità. Molti si trasferiscono in un altro Stato membro e l’attuale lavoro di gruppo con 27 diversi sistemi nazionali mina anche l’efficacia dei rimpatri a livello di Unione. Quando le persone senza diritto di soggiorno rimangono nell’Ue, la credibilità dell’intera politica migratoria è compromessa“, ha detto la vicepresidente esecutiva della Commissione europea, Henna Virkkunen, nella conferenza stampa di presentazione delle nuove norme sui rimpatri.

Nonostante gli hub di rimpatrio siano differenti dal “modello Albania”, come specificato dal Commissario Brunner, i parti di governo italiani esultano: “La bozza di regolamento della Commissione Europea apre alla possibilità di istituire hub per i rimpatri nei Paesi terzi con cui esistano accordi specifici. Un principio di buon senso, che rafforza la nostra strategia e dimostra che la strada tracciata dall’Italia è quella giusta. Con il Governo Meloni, l’Italia non subisce più, ma guida il cambiamento”, ha dichiarato Andrea Delmastro delle Vedove, deputato di Fratelli d’Italia e sottosegretario alla Giustizia. Ma sul fronte europeo non tutta la maggioranza Ursula appare totalmente d’accordo. Il gruppo dei Socialisti europei si dice “pronto a lavorare di nuovo in modo costruttivo sul ‘Nuovo approccio comune sui rimpatri” ma S&D spiega in una nota che gli hub di rimpatrio non possono far parte della visione Ue sui rimpatri. “Le cosiddette soluzioni innovative che sono state respinte in passato non sono la soluzione. Sarebbe un errore per l’Ue guardare al piano Regno Unito-Ruanda, o all’accordo Italia-Albania per trovare ispirazione. Sono legalmente discutibili e sprecano enormi quantità di denaro dei contribuenti”, sottolineano i socialisti. E già c’è chi pensa ad alleanze alternative con i Patrioti e i sovranisti per arrivare all’approvazione del regolamento: “Questo è un tema su cui non ci possono essere divisioni ideologiche. Se non dovesse reggere la maggioranza che ha portato all’elezione della von der Leyen vuol dire che su questo tema potranno unirsi tranquillamente chi ritiene che la salvaguarda dei confini e la sicurezza delle nostre città venga prima di qualsiasi battaglia ideologica”, ha dichiarato il capodelegazione di Forza Italia al Parlamento europeo, Fulvio Martusciello.



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