Quando ha aperto Torino nel 2014, più di 10 anni fa, è diventato subito l’indirizzo di referenza dei coffee-lovers, atmosfera shabby-hipster, quartiere di tendenza, ovvero San Salvario. Oggi che stanno salendo altri quartieri, come Regio Parco oltre la Dora e vicino al Campus Einaudi delle facoltà umanistiche, Orso raddoppia e apre al pubblico da lunedì 10 marzo un secondo locale in via Cagliari 18, dove c’era Pai Bikery, la prima ciclo officina con bar della città. Il caffè sempre al centro del progetto, come fin dall’inizio aveva in mente Alessandro Minelli, erede e co-titolare della torrefazione Giuliano Caffè di Caluso e fondatore di Orso. Il caffè rimane al centro del progetto, un caffè seguito dal chicco alla tostatura, con monorigini da piantagioni selezionate nel mondo, e diversi metodi di estrazione dall’espresso alla V60, l’aeropress, il french press. Con l’obiettivo di trasformare la tazzina in un’esperienza sensoriale e consapevole, Orso ha aperto la strada a Torino a una nuova cultura del caffè. Era l’idea di fondo di Orso fin da quel 2014 quando tutto è cominciato, con l’obiettivo di restituire al caffè tutto lo spessore della sua storia: la qualità, la ricerca, la lavorazione. Tutto quello che c’è dentro a una tazzina e fare diventare la pausa-caffè un’esperienza.
Con un corollario di narrazione che ha subito affascinato i coffee-lovers: il mondo del caffè disegnato sulla lavagna verde, la sciamana con la maschera dell’orso che fa da guida, le tazzine personalizzate da custodire gelosamente. Un vero viaggio nel mondo del caffè, altro che una tazzina al banco e via. Parole d’ordine torrefazione artigianale, micro-lotti di caffè specialty, filiere etiche di piccoli produttori
Com’è il nuovo Orso di via Cagliari
Intanto, non è l’inizio di una catena di aperture. Orso non è un locale da franchising o da esportare ovunque, precisa Minelli. Ci vuole il posto giusto, la gente giusta. Si stava cercando una seconda sede, sì, ma senza fretta. E’ arrivata in un quartiere dove l’offerta di locali sta crescendo, ma “ non nella zona troppo animata, in un angolo più tranquillo e rilassante, che è quello che vogliamo offrire al nostro pubblico” (per la cronaca, proprio davanti a un altro indirizzo eccellente, la fabbrica del cioccolato di Gobino). L’impostazione è la stessa: stessa la tappezzeria, la sciamana sempre lì a sorvegliare e guidare le degustazioni, le tazze personalizzate. Ma c’è più spazio e tutto trova una collocazione giusta. Il bancone è più ampio, con attrezzature tecnologiche innovative. C’è un bel dehors esterno da dove si scorge la Dora che scorre a pochi metri e le salette sono più spaziose. La ricerca del caffè è portata avanti con la stessa attenzione: monorigini da piantagioni selezionate in Kenya, Colombia e Guatemala, miscele base della casa per l’ espresso: 100% arabica, decaffeinato, e la nuova miscela Rossini (dal vecchio nome del borgo, e della via appena oltre la Dora, come già c’era la miscela San Salvario 70% arabica e 30% robusta). Tazzina a 1,30 €, per gli specialty i prezzi variano secondo rarità e qualità.
L’offerta food
La vera novità, proprio grazie allo spazio ampliato, è l’offerta food, soprattutto per la pausa pranzo. Niente pretese da ristorante (anche se la cucina c’è), ma proposte sfiziose in sintonia con la filosofia del locale. Si comincia a colazione, croissant e croissant salati, prodotti dalla pasticceria Tartatea di via XX Settembre, torte artigianali, yoghurt. A pranzo e per il brunch di sabato e domenica pochi piatti cucinati dai nomi divertenti: “non sei una rapa” con le cime di rapa, “controcorrente” con il salmone, “ non fare il salame” con i salumi di Luiset, “avere la fregola” insalata con la fregola e quinoa, hummus, un paio di zuppe, paninetti con farciture selezionate da produttori del territorio e i prodotti dell’Emporio Vegetale di Antonio Chiodi Latini. Una scelta di qualità e sostenbilità precisa. Il pane arriva fresco tutti i giorni dal panificio Bono di Raffaele d’Errico al Mercato Centrale (Porta Palazzo dista pochi minuti). E al pomeriggio oltre al caffè anche tè, da accompagnare con biscotti e dolci giusti. Alle 18 (18.30 sabato e domenica) si chiude, niente movida serale nel regno del caffè. Orso 2 è un posto rilassante, piacevole, dove ci si ferma volentieri. Per il caffè e ora anche per il cibo, in un quartiere che sta diventando sempre più interessante e vivace. Dunque, lunga vita all’Orso.
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