Insegnanti che denunciano gli studenti, Gerosa sulle polemiche: “Non è un invito a segnalare, si chiede prudenza” ma per gli avvocati “la proposta è inaccettabile”

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TRENTO. “Non è un invito a segnalare, anzi si chiede alle scuole prudenza. Non è un protocollo che innova qualcosa di inesistente, ma vuole essere uno strumento di supporto alle scuole che spesso non sanno come comportarsi in presenza di determinati casi”. L’assessora all’istruzione della Provincia di Trento, Francesca Gerosa, ha deciso di intervenire dopo le polemiche arrivate a seguito della firma del protocollo d’intesa per le “Linee guida sulle modalità di segnalazione e denuncia all’autorità giudiziaria” nelle scuole trentine, recentemente siglato dalla vicepresidente della Provincia, Francesca Gerosa, con la Procura generale di Trento e quella minorile.

 

Il documento avrebbe come obiettivo quello di uniformare le segnalazioni da parte degli operatori scolastici in casi di potenziali reati o situazioni di pregiudizio per i minori. Un intervento, però, che è stato considerato dagli esperti un pericoloso strumento che potrebbe incentivare segnalazioni affrettate, trasformando un contesto educativo in uno giudiziario senza che vi sia l’importante coinvolgimento di figure specifiche come psicologi e neuropsichiatri.

 

Ad intervenire nei mesi scorsi, chiedendo che venga immediatamente sospeso il protocollo e si avvii un tavolo di confronto, aperto non solo all’Avvocatura istituzionale e associativa ma anche agli psicologi dell’infanzia e dell’età evolutiva, erano stati gli Ordini degli avvocati di Trento con il presidente Antonio Agelini e quello di Rovereto con il presidente Andrea Tomasi, sollevando diverse criticità.

 

Se l’intento del protocollo è “in astratto lodevole”, spiegano gli Ordini degli Avvocati di Trento e Rovereto, “il testo pubblicato presenta diverse criticità che avrebbero potuto essere evidenziate e concordemente emendate in sede di elaborazione, dove – stante la delicatezza e importanza dei temi trattati, che riguardano anche il principio di genuinità della prova nel processo penale e, dunque, il diritto alla difesa – l’Avvocatura istituzionale fosse stata, se non doverosamente, quantomeno opportunamente coinvolta. Sempre riguardo al metodo, non è dato sapere se e quali contributi siano stati apportati anche da altri soggetti, non risultando, per quanto a nostra conoscenza, il coinvolgimento né della Magistratura giudicante né delle rappresentanze istituzionali di altre categorie professionali (in specie dell’Ordine degli Psicologi)”.

 

Critiche erano arrivate anche dall’Ordine degli psicologi: “Questo protocollo e il metodo usato fanno molto riflettere sull’impianto mentale che alcune istituzioni hanno nel risolvere i problemi”, aveva detto a Il Dolomiti la presidente Roberta Bommasar.

 

I mesi sono passati, ma fino ad oggi il tavolo di confronto con gli ordini non sembra essere stato ancora attivato.

 

Non sono, invece, mancate ulteriori critiche che sono arrivate dall’Ordine degli Avvocati di Rovereto. Il presidente, Andrea Tomasi, appena venuto a conoscenza del protocollo, lo aveva inoltrato a tutti gli iscritti al fine di raccogliere le riflessioni e le criticità eventualmente sollevate. Le risposte sono state moltissime e pubblicate in un file pdf sul sito dell’Ordine. “Una proposta inaccettabile” è il commento laconico che arriva da un’avvocata, oppure “L’approccio di questo protocollo mi pare assolutamente sbagliato e pericoloso”, e c’è chi spiega che “nella maggior parte dei casi le problematiche possano essere risolte con più efficacia a scuola e in un costruttivo dialogo con la famiglia”.

 

“Questo protocollo entra pesantemente nell’organizzazione scolastica, di fatto impreparata a gestire aspetti di rilevanza penale, con l’ulteriore conseguenza, in ipotesi di infondatezza delle segnalazioni/denunce e a carico degli operatori dell’istruzione e formazione scolastica, sia di responsabilità per le ipotesi di diffamazione e/o calunnia che di richieste risarcitorie”, viene spiegato da un altro legale.

 

GEROSA: “SI CHIEDE ALLE SCUOLE MASSIMA PRUDENZA”
“Mi preme ricordare che quando abbiamo iniziato gli approfondimenti, questo protocollo era già stato sottoscritto in Provincia di Bolzano, senza che questo fosse accompagnato da alzate di scudi o polemiche a vario titolo”, ha spiegato a Il Dolomiti l’assessora Gerosa, sottolineando come non sia un’iniziativa innovativa, ma piuttosto un mezzo per organizzare meglio pratiche già esistenti, garantendo maggiore chiarezza sulle modalità di segnalazione e denuncia di eventuali reati.

La collaborazione con le procure è stata importante e prima di qualsiasi passaggio c’è stato un incontro con i dirigenti scolastici a ottobre in dipartimento, il tutto prima di adottarlo”, continua rispondendo alle polemiche sulle segnalazioni che il documento firmato imporrebbe.

 

“Di questo importante protocollo è bene sottolineare – spiega Gerosa – che non invita in alcun modo il personale scolastico a fare segnalazioni. Infatti lo scopo è mettere ordine in qualcosa che già c’era, e creare un ponte diretto tra le scuole e gli uffici del pubblico ministero per fare chiarezza sulle modalità di segnalazione e denuncia dei reati, qualora necessario, proprio per evitare denunce che non andavano fatte o venivano fatte in modo errato. Secondo noi, a seguito di questo protocollo non aumenteranno le segnalazioni, anzi, con una chiarezza e delle linee precise, le scuole non rischieranno di fare segnalazioni che non dovevano essere fatte: non è un invito a segnalare, anzi si chiede alle scuole prudenza. In sintesi, potrei definire questo protocollo come un accordo di collaborazione fattiva e sostegno”.

Nessun dirigente segnala con leggerezza, spiega ancora l’assessora: “Ma quando necessario, è importante segnalare bene ed in maniera corretta. Le scuole sono fondamentali in questa azione di sistema e l’azione di sistematizzazione del protocollo ha semplicemente fornito un maggiore e solido supporto. Siamo stati felici di collaborare con le procure in questa logica, se ne sentiva il bisogno soprattutto dopo il passaggio alle funzioni telematiche delle denunce che preoccupava i nostri dirigenti.”

 

I DUE FRONTI: PRESIDI E SINDACATI
Sulla stessa linea dell’assessora Gerosa è la presidente dell’associazione nazionale Presidi in Trentino, Maura Zini. “Dal punto di vista della scuola – spiega – questo protocollo offre delle indicazioni su come procedere per fare eventuali segnalazioni che sono in campo al dirigente scolastico. Si tratta di procedure già esistenti e il protocollo serve per uniformarle a tutte le scuole”.

Sul rischio di far passare un ragazzo dal banco di scuola a quello di imputato saltando tutte quelle prassi fondamentali messe in atto con l’attivazione di servizi specifici e di professionisti capaci di avviare un percorso clinico ed educativo adatto alla delicatezza della situazione prima di arrivare a una segnalazione in procura, Zini spiega che “Proprio dalle segnalazioni spesso nascono poi dei servizi e questo non va a togliere la funzione educativa della scuola e non vi è nessun metodo inquisitorio”.

A sottolineare, invece, che le scuole hanno già gli strumenti per affrontare determinate situazioni è Monica Bolognani della Cisl Scuola.Che beneficio ne trae la scuola, il ragazzo o la sua famiglia da un protocollo simile? Le scuole – spiega – hanno già gli strumenti interni per affrontare questi problemi e l’attenzione dovrebbe essere posta, invece, sulla rete di professionisti che andrebbe attivata quando ci sono comportamenti problematici”.

Una rete che, in alcuni casi, purtroppo è debole perché mancano le risorse. “Se viene a mancare questa rete, è difficile avere gli strumenti per avviare un percorso rieducativo nei ragazzi che deve necessariamente prima di tutto coinvolgere la famiglia. Oggi le scuole hanno bisogno non di protocolli, ma di risorse”.





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