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La violenza riesplode
Tre mesi dopo la caduta di Assad. Il cardinale veronese nunzio apostolico: «La vera sfida è restaurare la convivenza tra etnie e religioni». Tajani: «Stiamo lavorando»
Mille vittime, civili e militari, nelle città della costa: molte sono donne e bimbi
Mille vittime, civili e militari, nelle città della costa: molte sono donne e bimbi
Tre mesi dopo la caduta di Al Assad lo scorso 8 dicembre, la Siria è precipitata in una nuova ondata di violenza settaria che rischia di compromettere la fragile tenuta del governo di transizione di Al Sharaa.
La miccia è stata innescata una settimana fa con l’assalto, da parte delle milizie alawite fedeli al vecchio regime, alle forze governative: a Jableh hanno ucciso decine di soldati. È stato l’inizio di carneficine spietate e cruente contro la stessa etnia (a cui apparteneva anche Al Assad): più di mille morti in pochi giorni, militari e civili. In rete circolano notizie e video raccapriccianti di esecuzioni sommarie eseguite a Latakia, Tartus, Jableh appunto e in altre località della costa mediterranea della Siria, tradizionalmente abitata dagli alawiti. Orrori di ogni tipo.
Quel che si vede è contro ogni immaginazione: famiglie sterminate, corpi scomposti, uomini, donne e bambini riversi a terra per strada, nei campi, all’interno delle loro case con fori di arma da fuoco al capo, al ventre, al petto.
La portata della tragedia umana è confermata dal nunzio apostolico, il cardinale veronese Mario Zenari. «È molto triste quanto è capitato in questi ultimi giorni», spiega, «in particolare nella zona costiera abitata prevalentemente da Alawiti, etnia a cui apparteneva il presidente Al Assad. Massacri e crudeltà inimmaginabili, alcune documentate con filmati, che hanno preso di mira soprattutto questa popolazione. Tra le vittime, per quanto è a mia conoscenza, ci sono anche alcuni cristiani, come ad esempio quattro famiglie, in una località di Banias, dove gente armata ha radunato tutti coloro che non erano sunniti e hanno sparato. Altri sei cristiani», continua il religioso, «sono rimasti uccisi da pallottole vaganti o perchè si sono trovati tra fuochi incrociati. Ci sono stati saccheggi di negozi e abitazioni. La gente è impaurita. Alcuni hanno cercato rifugio in ambienti ecclesiali, alcune migliaia presso la base aerea militare russa di Hmeimim, altri hanno attraversato a piedi il fiume Nahr al-Kabir, che separa la Siria dal Libano, altri sono fuggiti nei boschi sulla montagna. Mancano acqua, cibo, medicinali, elettricità. Il presidente Al Sharaa ha istituito una Commissione d’inchiesta indipendente per far luce su quanto accaduto e per punire i responsabili». La riflessione del nunzio apostolico parte da lontano: «Purtroppo, dopo tanti anni di crimini e atrocità, erano da temere episodi di vendetta. La Siria è sempre stata un mosaico di gruppi etnici e religiosi caratterizzato da una buona tolleranza. Questo mosaico sembra adesso essersi incrinato. In questo momento è una sfida enorme per le autorità, per tutti i siriani e per la comunità internazionale preservare e restaurare questo mosaico di convivenza etnico-religiosa, facendo opera di riconciliazione e senza interessate ingerenze esterne».
Un ruolo fondamentale nella mediazione ce l’ha la politica. Il ministro degli esteri Antonio Tajani, ieri a Verona per LetExpo, ricordando di avere incontrato in Siria il presidente ad interim Al Sharaa, lo ribadisce: «Stiamo lavorano affinché non ci siano contrasti tra le diverse parti. Gli attacchi dei sostenitori di Al Assad hanno provocato una reazione e mi auguro che questa situazione si concluda e che ogni cittadino siriano possa sentirsi in patria indipendentemente dall’appartenenza a questa o quella etnia o religione. L’impegno che aveva preso anche con me Al Sharaa spero venga mantenuto. Di recente», aggiunge, «ho ricevuto un lungo messaggio del ministro degli esteri che mi raccontava quello che è successo e quindi della necessità di lavorare. Il nunzio apostolico sta svolgendo un eccellente lavoro ed è molto abile anche a tenere le relazioni con i diversi governi e a tutelare in modo particolare i cristiani. Non credo», conclude il vicepremier, «ci sia un atteggiamento ostile da parte della nuova amministrazione».
È invece una denuncia sulla «sconvenienza» dei rapporti Europa-Siria quella fatta dal consigliere regionale Stefano Valdegamberi, presidente del gruppo misto in Veneto: «In Siria è in corso una strage, anche di cristiani, e i ministri degli esteri europei con la Von der Leyen stringono le mani a il capo stragista, ex Isis, ora “moderato” Al Sharaa, fino a poco tempo fa con una taglia sulla testa. Verrà accolto con tutti gli onori il 17 marzo a Bruxelles, perchè? Questa è l’Europa dei diritti umani o l’Europa della doppia morale?».
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