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La sinistra grillo piddin salisiana ha un concetto bergsoniano del tempo: “Era un altro momento”. È sempre un altro momento, gli scenari cambiano, la morale pure. Per esempio la compagna Piccolotti, maritata Fratoianni, in un altro momento faceva campagna elettorale sulla Tesla di Musk e andava benissimo, un veicolo abbastanza lussuoso pagato 47mila euro ma in leasing perché la classe sedicente operaia va in auto elettrica e, se può, usa gli strumenti finanziari del capitalismo.
Però poi Musk è impazzito, cioè si è buttato a destra. Prima, quando foraggiava la galassia Dem, quindi, di riflesso, anche loro, era savio, dopo, con Trump, è impazzito. Capito l’etica protestante, nel senso che la coppia comunista in leasing protesta, non ci sta? E allora, in questo momento, scatta lo psicodramma: che fare, avrebbe detto il compagno Lenin, della Tesla elettrificata? Beh, la vendiamo. La sinistra salisiana non tiene senso del ridicolo: «Siamo rimasti fregati, abbiamo comprato una Tesla, ma prima che Musk diventasse nazista». Lo sproloquio impune, infantile, da nostalgici del sovietismo fa un po’ ridere e un po’ schifo, ma tant’è. La compagna Piccolotti chiama il marito, il compagno, non lo so, “Fratoianni”, col cognome, così come Nilde Iotti citava Togliatti: anche lì era un altro momento, ma certi atteggiamenti dello snobismo comunista sono duri a morire, sono eterni come il ridicolo che si portano addosso.
Nella sua smania di politicamente corretto, l’agenzia elettorale di Ilaler Salis, Mimmo Lucano, Soumahoro ed altri prodigi finisce nelle sabbie mobili del grottesco: non lo sapevano che Musk era un concreto, cinico uomo d’affari, emblema di quel liberismo sfrenato che loro a parole esecrano? Se ne accorgono in questo momento, in un altro momento, che è il più ricco del mondo?
La verità è che la sinistra parolaia si corre dietro, ha sempre bisogno, in ogni momento, di lavarsi la faccia: la storia della coppia dorata che in nome del proletariato egualitario e della lotta di classe migrante imbarca ogni mese migliaia di euro, marito e moglie entrambi parlamentari che girano su una macchina riservata alla borghesia alta, può far storcere qualche naso e allora si ostenta la dissociazione a scadenza: la vendiamo ma non subito perché abbiamo il leasing. Certo, in un altro momento.
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Tesla fina, questa Piccolotti: intanto comincia con l’appiccicare un adesivo populista, “L’ho comprata prima di sapere che Musk era pazzo”, e si consola con l’esterofilia, l’americofilia dei comunisti ipocriti: “in California vanno a ruba”. Brava compagna! Ma non è vero, sapevano tutto dall’inizio, hanno ostentato l’elettrocarrozzone per due motivi, uno lo spreco dì ambientalismo woke, l’altro per far capire a tutti che loro possono, sono la degna progenie del comunismo elitario che ha via via imborghesito il partito fin dai primi anni Settanta (contribuendo a scatenare il sovversivismo estremista e terrorista di tutta l’area a sinistra del PCI e della CGIL, che non si sentiva più rappresentata). Loro possono: non c’è vanesio sociale come un comunista quando ha fatto il salto di specie, e non c’è specie più falsa, più farisea: più salgono di censo, di conto corrente, e più esagerano in proclami parossistici, nel rivoluzionarismo parolaio al quale credere come ad un rumore di fondo.
I sacri migranti sulla Tesla della premiata ditta Piccolagnez non salgono, la vedono passare e si consolano coi due che gli fanno ciao ciao a pugno chiuso dal finestrino. Chissà come saranno contenti di essere tutelati da due così, che vanno in Parlamento con la Tesla (andavano, era un altro momento). Ma animo, compagni: fosse vivo oggi, Lenin definirebbe il comunismo “i soviet più l’elettrificazione automobilistica”.
Al di là del sarcasmo, la storiella è esemplare di cosa sia diventata la sinistra nell’altro momento del tempo liquido: una faccenda penosa e un regno del male. La sinistra comunista, post marxista si ritrova oggi una ideologia negativa del tutto avulsa da qualsivoglia analisi storica e sociale, una nube di consistenza influencer che gira a confortevole larga dalla cultura, in particolare la sua tradizionale, sapendola sconfitta e non più sostenibile; l’approccio è del tutto pretestuoso, volatile, come qualcosa che insegue le mode e le parole, le sforna di nuove, escogita asterischi e vocali rovesciate per ricamare il nulla teorico, concettuale, morale. È anche il regno del male.
La politica, conveniamone pure, qualunquisticamente, è acqua stagnante, è pura retorica, phoné, è compromesso di tutti su tutto e in tutti, quanto a dire che è figlia del suo tempo e che vede serenamente la coerenza dei valori come un vampiro l’aglio o il crocifisso. Ma la sinistra post comunista che vuol restare comunista paga un prezzo ulteriore, quello della falsità scoperta, della cialtronaggine. È il regno del male perché si concentra su obiettivi ignobili quali la sostituzione etnica (che è in corso e come), la censura nostalgica dello stalinismo e del maoismo, la esaltazione dell’aborto modaiolo, l’impunità dei teppisti e dei criminali giudicati, con istinto atavico, funzionali alla rivoluzione onirica, l’eterna diffidenza verso le forze dell’ordine, l’arroganza culturale nutrita da una cultura fumettara, savianesca, la fusione con il potere giudiziario che la tiene al sicuro, la compravendita di feti, di uteri, la tratta umana organizzata in combutta con gli scafisti, la mortificazione e perfino negazione della donna in quanto tale, le colossali truffe del green o delle migrazioni, l’odio di sistema. Per sostenere tutto questo è costretta ad ammantarlo di significati nobili, ai quali nessuno crede ma pur che si affermino a parole.
In un simile contesto va inserito l’aneddoto dell’auto di Musk che ieri esaltava, oggi imbarazza una coppia di parlamentari dal reddito scandaloso per un comunista, le loro contorsioni, vendo ma in un altro momento, scendo ma in un altro momento, però attacco l’adesivo sofistico, non siamo noi i furbastri, è lui che è impazzito, insomma era un altro momento però l’adesivo che insulta Musk è politico, è militante, in California va fortissimo.
Max Del Papa, 12 marzo 2025
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