Allo Spazio Maria Calderara, una sfilata celebra l’arte di Piero Manzoni

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Può anche accadere che pur vivendo a Milano – città nei secoli all’avanguardia economico sociale rispetto al resto d’Italia anche in virtù di un’invidiabile posizione territoriale di contiguità con l’Europa – non si sia a conoscenza della sua importanza internazionale nell’ambito della moda anche se lo si può percepire due volte all’anno, quando il traffico aumenta in modo esponenziale soprattutto, ma non solo, nelle vie del centro: in quel “Quadrilatero della Moda” – circoscritto dalle prestigiose vie Manzoni, Montenapoleone, della Spiga e corso Venezia – divenuto paradiso dello shopping di lusso e importante polo di attrazione per operatori e turisti da tutto il mondo. Nei periodi meno affollati, tuttavia, per mera curiosità si va a mettere il naso in quei negozi di eccellenza, nella speranza che sia sempre più diffuso il buon gusto di non esporre i prezzi spesso da tycoon.

Milano e la sua centralità nella moda internazionale

Milano è una città importante per l’economia della moda e fornisce un notevole apporto alla bilancia commerciale e all’immagine internazionale del nostro Paese. Come tutti i settori produttivi, anche la moda necessita di appuntamenti in cui fare conoscere le sue novità, cioè “come ci vestiremo” secondo le intuizioni dei più famosi stilisti. Milano con Fashion Week (in primavera per l’autunno-inverno e in autunno per la primavera-estate) insieme a New York, Londra e Parigi fa parte dei big four, cioè delle quattro città fondamentali a livello mondiale: il loro susseguirsi secondo un calendario concordato per evitare sovrapposizioni consente agli operatori di tutto il mondo di conoscere le collezioni cui ispirarsi.

A Milano, quella dal 25 febbraio al 3 marzo, appena conclusasi, secondo Confcommercio dovrebbe avere fruttato un indotto di 185 milioni di euro con una crescita del 2,3% rispetto allo scorso anno: non proprio una “terra rara” ma certamente non da trascurare.

Piero Manzoni, frame dal film giornale Sfere di gomma 1959, © Fondazione Piero Manzoni Maria Calderara #UNDERSCORETOUCH2 FW25-26; lungo gilet in spina pesce compresso e stropicciato, gonna porta- foglio, bracciale imbottito in pelo sintetico

Dall’abbigliamento alla moda: un’evoluzione culturale

La moda è legata all’arte o è essa stessa una forma d’arte? Se in linea teorica si può immaginare un rapporto tra arte e moda ab antiquo, bisogna avere consapevolezza che esiste una fondamentale differenza tra “abbigliamento” e “moda”: il primo nasce dalla necessità di coprirsi per difendersi dalle intemperie e rispondere a quel senso del pudore che si è sviluppato nelle società man mano che si sono civilizzate. Peraltro, un poeta romano del periodo classico ha argutamente affermato che il nudo è meno provocatorio sensualmente rispetto al vestito. Diversa è la seconda che inizialmente si sviluppa nelle classi agiate in cui gli abiti evidenziano ricchezza e potere.

Che da sempre si ecceda nel lusso lo testimoniano le “leggi suntuarie” – dispositivi legislativi che provavano a frenare l’ostentazione del lusso nell’abbigliamento, nei gioielli… – già promulgate nella Roma repubblicana, poi dall’imperatore Augusto e a seguire nei secoli, non sempre con grandi risultati.

Piero Manzoni, frames dal film giornale Sfere di gomma 1959, © Fondazione Piero Manzoni Maria Calderara #UNDERSCORETOUCH2 FW25-26; cappotto imbottito “nuvola” blusa e gonna in tessuto “achromatic waves”.

La moda come settore imprenditoriale inizia dalla seconda metà del ‘700 quando nascono anche le riviste specifiche – con un loro stile pittorico, sociale ed estetico – cui collaborano illustratori provenienti dal mondo dell’arte allargando la fruibilità dei modelli a un numero sempre più alto di donne. La moda è dunque arte? Icasticamente illuminante la risposta dello stilista Yves Saint-Laurent, grande appassionato e collezionista d’arte: «La moda non è arte ma per fare vestiti bisogna essere artisti».

Esiste peraltro un ininterrotto rapporto tra arte e moda perché i pittori nelle loro opere hanno raccontato usi e costumi così come c’è un legame tra artisti e moda: non dimentichiamo che un artista del livello di Henry de Toulouse Lautrec, intuendo che la pubblicità potesse essere una forma d’arte, creò manifesti artistici in cui si possono leggere le mode dell’epoca e degli ambienti da lui frequentati. Un filo spontaneo e onnipresente che è diventato consapevole quando si sono rovesciate le parti: nel 1965, Yves Saint-Laurent creò capi ispirandosi alle opere di Piet Mondrian e anche di altri artisti.

Oggi è in atto una sorta di enfatizzazione tra moda e arte, quasi una ricerca di riconoscimento della vena artistica che ispira alcuni creatori di moda: musei che ospitano “collezioni di moda” che a loro volta traggono ispirazione dall’arte.

Piero Manzoni, Linea (frammento), 1959 c., inchiostro su carta, 25,5 × 24 cm, Fondazione Piero Manzoni, Milano / Milan © Fondazione Piero Manzoni Maria Calderara #UNDERSCORETOUCH2 FW25-26; collana in feltro, giacca over in rete, t-shirt jersey a righe trasparenti.

Maria Calderara, design, vetro e sperimentazione

Singolare la figura di Maria Calderara, designer e collezionista titolare a Milano dell’omonimo Spazio in via Lazzaretto 15: di nascita pavese e veneziana d’adozione, è laureata in architettura e nel 1985 fondò a Venezia il brand omonimo. Legando la tradizione del vetro al nuovo design dai tagli rigorosi, crea bijoux venduti anche al Musée des Arts Décoratifs di Parigi oltreché nei suoi show room di Milano e Parigi e linee “concettuali” di abbigliamento con grande attenzione nella ricerca dei tessuti arrivando a risultati notevoli, grazie alla sua abilità nel connettere gusto del passato e attuale tecnologia.

Piero Manzoni, Fiato d’artista, 1960, palloncino, base di legno, 2,8 × 18 × 18 cm, Fondazione Piero Manzoni, Milano © Fondazione Piero Manzoni Maria Calderara #UNDERSCORETOUCH2 FW25-26; due collane in feltro rossa e nera, abito con elaborazione grafia di Manzoni, cardigan ecopelle stropicciata zippato dietro.
Piero Manzoni, Fiato d’artista, 1960, palloncino, base di legno, 2,8 × 18 × 18 cm, Fondazione Piero Manzoni, Milano © Fondazione Piero Manzoni Maria Calderara #UNDERSCORETOUCH2 FW25-26; due collane in feltro rossa e nera, abito con elaborazione grafia di Manzoni, cardigan ecopelle stropicciata zippato dietro.

Va messo in luce che la zona in cui è sito lo Spazio è pregna di tradizione storica: dalla struttura ospedaliera di manzoniana memoria, alias il Lazzaretto (eretto tra il 1488 e il 1513 dall’architetto Lazzaro Palazzi per Ludovico il Moro e distrutto nel 1880 lasciandone tracce significative) allo Spazio Maria Calderara, esempio affascinante di archeologia industriale.

L’ex fonderia (di cui una parte, dal 1985 al 2000, diventò Galleria Christian Stein e l’altra Show Room – restaurato nel 1983 – di Maria Calderara) dà su un cortile con case di ringhiera degli ex operai della fonderia. L’area Galleria – restaurata con attenzione ai particolari con tre eleganti colonne di ferro che si affiancano alle tre di ghisa originali per sostenere il soppalco – è oggi uno spazio polivalente e multidisciplinare in cui vivono letteratura, arti visive e video, passioni dell’eclettica e vivace fondatrice. Nel 2000 fu collegata a quella dello Show room, dando luogo a un ambiente magico in cui il passato spira con serena raffinatezza.

Piero Manzoni, Achrome, 1961-62, fibra di vetro, 25 × 23 cm © Fondazione Piero Manzoni / Ph Agostino Osio Maria Calderara #UNDERSCORETOUCH2 FW25-26; collo scultura multistrati in feltro con pelo sintetico, cappotto in feltro.

Moda e Arte Concettuale: il dialogo con Piero Manzoni

Maria Calderara, non nuova quanto a collaborazioni con gli artisti (celebre tra le altre l’esposizione del 2015 dedicata ad Andy Warhol in occasione dei 30 anni dello Spazio), durante il Fashion Week 25/26 ha presentato la collezione #U_TOUCH2, dove la O maiuscola è la celebre “impronta” del pollice dell’artista Piero Manzoni (Soncino, 1933-Milano, 1963) che è “ritornato” dopo lo scorso anno per un’ulteriore approfondimento da parte della designer che, apprezzandone particolarmente la sottile vena ironica, ha deciso di indagarne la poetica fin nei minimi particolari, opponendosi all’attuale “mordi e fuggi”, se non “fuggi mordendo” tipico dell’onnivora società contemporanea.

Disprezzato e osannato all’epoca per avere creato opere dissacranti, scanzonate e provocatorie, da incompreso è divenuto grande precursore: un destino singolare per Manzoni, cresciuto a Milano nel clima artistico degli anni ’50, tra memoria angosciata della guerra e ricostruzione postbellica che vede venire meno la società rurale e preconizzare artisticamente un futuro concettuale con Burri e Fontana che ne sono i precursori.

Veduta #U_TOUCH2, SPAZIO Maria Calderara, Milano, 2025. Ph. Lorenzo Morandi

Manzoni peraltro per la complessità del suo pensiero è da considerarsi autonomo. Il Nostro inizia a “dipingere” con impronte di forbici, tenaglie e chiodi e nel 1956 partecipa alla IV fiera mercato del Castello Sforzesco di Soncino, pubblica tre testi con le tesi che svilupperà e aderisce al Movimento Arte Nucleare. Influenzato da una mostra di Yves Klein dalle tele blu monocrome, crea Achromes, superfici ricoperte di gesso grezzo, tessuto e altro, poi Linee, strisce di carta arrotolate e racchiuse in tubi di cartone.

Con Enrico Castellani fonda la rivista Azimuth. Successivamente realizza Corpi d’aria, palloncini riempiti della sua aria, e Fiato d’artista, palloncini da lui gonfiati (il contrario di pesanti sculture), Uova scultura che autentica con le sue impronte digitali fino a farne mangiare sode dal pubblico firmandole in diretta. Hanno fatto epoca e scalpore le 90 Merda d’artista, scatolette di 30 gr (nessuno sa cosa contengano esattamente, anche perché, se si aprissero, perderebbero il loro valore) pagate a prezzi esorbitanti che sono andati crescendo nel tempo.

Veduta #U_TOUCH2, SPAZIO Maria Calderara, Milano, 2025. Ph. Lorenzo Morandi

Tutte le opere e le azioni performative di Manzoni sono state pagate quali opere d’arte a significare che l’artista è un “re Mida dell’arte” che trasforma non in oro ma in opere d’arte tutto ciò su cui fissa l’attenzione, al di là del valore o natura originari. Le stesse persone divengono opere se firmate da Manzoni che ne garantiva l’autenticità e per facilitare tale processo firmò un piedistallo con appositi segnaposti per piedi: chiunque può salirvi e divenire un’opera di Manzoni.

L’artista, in fondo, ridà valore alle cose, anche a quelle piccole…e se volesse esortarci a togliere gli occhiali dell’abitudine recuperando valore e bellezza di tutto ciò che esiste?

In #U_TOUCH2 la sfilata della collezione si trasforma in una performance: una modella performer dalle valide capacità attoriali entra in galleria dove è allestito un set con uno scorcio dell’abitazione di una giovane che, uscita dalle coltri e dalle braccia di Morfeo, compie senza ansia e molto naturalmente gli abituali riti mattutini, tra cui scegliere tra più abiti, sistemare oggetti e libri che evocano linguaggio e poetica manzoniana e mangiare uova sode firmate con l’impronta digitale, mentre aleggia un’aura indefinita che non è né presente, né passato.

Veduta #U_TOUCH2, SPAZIO Maria Calderara, Milano, 2025. Ph. Lorenzo Morandi

E, quando accende un monitor, si dipanano quattro video storici di Manzoni che lo colgono in quattro sue famose azioni. Sfere di gomma (Film Giornale n. 1020, 1959), Le lunghe linee (Film Giornale n. 1021, 1959), Sculture da mangiare (Film Giornale n. 1129, 1960) e Sculture viventi (Film Giornale n. 1171, 1961): questi filmati, realizzati dalla Società Editrice Documentari Italiani (SEDI) tra il 1959 e il 1961 e conservati presso l’Archivio Storico Istituto Luce Cinecittà di Roma e la Fondazione Piero Manzoni, evidenziano lo spirito ironico e l’autonomia dell’artista rispetto al suo contesto storico.

Un’esperienza veramente simpatica e un’occasione unica per visionare insieme i quattro filmati recentemente recuperati, come ha sottolineato Rosalia Pasqualino di Marineo, direttrice della Fondazione Piero Manzoni dal 2009 ma che vi collabora da circa tre lustri e ha curato mostre personali sull’artista, cataloghi, libri e ricerche sempre in atto e feconde e ha collaborato con Germano Celant per il catalogo generale.

Maria Calderara per questa collezione dopo un’indagine accurata ha ideato un nuovo tessuto, Achromatic waves, che si ispira al razionalismo dell’artista e il cui touch è complesso e variabile: imbottiture, stropicciature e diverse tessiture delle trame. I colori vanno dai neri all’antracite al verde militare e al rosso profondo, mentre l’oro pare la carta gualcita di un cioccolatino, molti i bianchi e gli avori. Una designer dal fascino profondo come l’ambiente che ha scelto e creato.





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