ADUC – Articolo – Sistema finanziario e diritti umani, le regole che nessuno farà rispettare

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Lo stesso giorno in cui la Commissione europea rendeva pubblico il pacchetto Omnibus contenente le proposte di “semplificazione” delle direttive sulla finanza sostenibile, l’Unep Fi pubblicava un manuale sui diritti umani per il sistema finanziario.

L’Unep è l’agenzia dell’Onu per l’ambiente, che da anni gestisce un programma specifico per le imprese finanziarie (Unep Fi, appunto), per migliorare tanto l’impatto su ambiente e clima quanto la trasparenza e la rendicontazione. In parallelo promuove linee guida anche in ambiti diversi, come questa più recente riguardante i diritti umani.

Il manuale sui diritti umani nel settore finanziario: uno strumento utile, con un grosso limite

Il manuale è uno strumento dettagliato per le banche, i gestori e gli altri attori finanziari che volessero monitorare e comunicare il proprio impegno e i propri impatti riguardo i diritti umani. Gli accordi e le convenzioni Onu in materia vengono declinate per le specificità del sistema finanziario. Da un lato le attività bancarie (erogazione del credito), dall’altro la gestione e gli investimenti sui mercati. Le istruzioni sono inoltre suddivise per settori di finanziamento (agricoltura, industria, commercio, servizi ecc.).

Se si tratta quindi potenzialmente di uno strumento davvero utile, c’è un limite evidente, comune alla stragrande maggioranza delle iniziative promosse dalle agenzie dell’Onu: l’impossibilità di assicurarne l’implementazione al di là di un impegno puramente volontario della singola banca o impresa finanziaria. È il cosiddetto enforcement, ovvero la capacità di rendere vincolante l’applicazione di una normativa o regolamento. Ivi compresa la possibilità di erogare sanzioni o multe in caso di mancato rispetto.

Sulla sostenibilità la Commissione europea fa marcia indietro con la proposta Omnibus

È in questo senso che colpisce la coincidenza della pubblicazione in contemporanea con la proposta Omnibus della Commissione europea. Secondo diverse analisi, una proposta che fa fare un balzo indietro su tutto quanto è legato alla responsabilità e alla sostenibilità del mondo finanziario.

Tra le principali critiche al pacchetto Omnibus c’è la rinuncia da parte della stessa Europa alla propria capacità di applicare normative comuni, delegandone l’applicazioni ai singoli Paesi membri. Una decisione particolarmente evidente nella revisione della Csddd, la direttiva riguardante la due diligence. Semplificando, è la direttiva che prevede(va) l’obbligo per le imprese europee di impegnarsi a verificare il rispetto delle leggi lungo tutta la catena produttiva.

Uno strumento fondamentale per non rendersi complici di violazioni dei diritti umani o dei lavoratori delle imprese fornitrici. Pur se con alcuni limiti, dopo anni di pressioni e richieste della società civile europea, si era arrivati all’idea che le nostre multinazionali dovessero assumersi le dovute responsabilità in particolare per le delocalizzazioni della produzione in Paesi che non rispettano i diritti umani.

Imprese, sistema finanziario e diritti umani: tanto rumore per nulla

Questo risultato, conquistato solo pochi mesi fa con la pubblicazione della Csddd, potrebbe essere in gran parte smantellato se fosse confermata la proposta della Commissione. Sia riguardo l’ambito di applicazione (pochissime imprese dovranno applicarla, riguarderà solo i fornitori diretti e non – tranne poche eccezioni – l’intera filiera) sia, peggio ancora, nel lasciare che siano le legislazioni dei singoli membri dell’Unione europea a valutare se e come implementare e rendere efficace quel che rimane della direttiva. Una frammentazione e un passo indietro inaccettabile sull’integrazione europea. Con la possibilità – per l’ennesima volta – che le imprese possano scegliersi le legislazioni più compiacenti e meno vincolanti, anche sui diritti umani.

Riassumendo: un’agenzia dell’Onu promuove delle ottime linee guida, ma non ha nessuna capacità di renderle operative e di sanzionare i trasgressori. L’Unione europea potrebbe farlo, ma decide di rinunciarci sotto la pressione delle lobby e dei presunti vantaggi (tutti da dimostrare) che ne deriverebbero in termini di competitività. Nel mezzo, chi continua a subire violazioni dei diritti umani anche per colpa di un sistema finanziario che non si assume le proprie responsabilità e che, nel panorama internazionale attuale, potrà tranquillamente continuare a farlo.

(Andrea Banares su Valori.it del 07/03/2025)

 

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