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Un cambiamento epocale per chi sogna di diventare medico: oggi, 11 marzo 2025, la Camera ha dato il via libera alla legge delega che riforma l’accesso alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. Il tradizionale test d’ingresso, da anni simbolo di una selezione rigida e spesso contestata, sarà abolito. La riforma, fortemente voluta dalla ministra dell’Università, introduce un nuovo sistema che sposta il momento della valutazione, aprendo le porte delle università statali a partire dall’anno accademico 2025-2026.
Con 149 voti favorevoli e 63 contrari, il provvedimento affida al governo il compito di definire, entro un anno, i decreti attuativi per ridisegnare le modalità di ingresso. Il numero programmato resta, ma la selezione non avverrà più prima dell’iscrizione: gli studenti potranno iniziare il percorso accademico liberamente e dimostrare il proprio valore dopo il primo semestre.
Un nuovo approccio alla selezione
Fino ad oggi, l’accesso a Medicina è stato regolato da un quiz a risposta multipla che decideva il destino di migliaia di aspiranti medici. Con la nuova riforma, questo sistema viene archiviato. Al suo posto, la valutazione si baserà sui risultati ottenuti durante il primo semestre universitario: gli studenti dovranno superare una serie di esami per accedere al secondo anno. Solo chi raggiungerà un punteggio sufficiente potrà proseguire, mentre il numero chiuso continuerà a limitare i posti disponibili negli anni successivi.
La novità principale è l’apertura del primo anno a tutti, senza barriere iniziali. Un cambiamento che, secondo i promotori, punta a premiare il merito reale, valutato attraverso il lavoro universitario, anziché un singolo test.
Quando entra in vigore la riforma
Il nuovo sistema sarà operativo a partire dall’anno accademico 2025-2026, applicandosi esclusivamente alle università statali. Le istituzioni private, invece, manterranno i loro tradizionali test d’ingresso. Da quel momento, gli studenti potranno iscriversi al primo semestre senza affrontare il temuto quiz, ma dovranno prepararsi a una selezione basata sulle performance accademiche nei primi mesi di studio.
Come funzionerà la selezione per il secondo anno
La chiave del nuovo meccanismo è il primo semestre: gli studenti saranno valutati attraverso esami specifici, e solo chi otterrà i risultati richiesti potrà continuare il percorso in Medicina. Non si tratterà più di un test unico, ma di una graduatoria basata sui crediti formativi e sui voti conseguiti, con criteri che saranno uniformi a livello nazionale.
E se non si supera la selezione?
Chi non riuscirà a passare il vaglio del primo semestre non perderà tutto. Potrà infatti scegliere un altro corso di laurea nell’area scientifica, con la possibilità di vedersi riconosciuti gli esami sostenuti, se compatibili con il nuovo percorso. Un’opzione che evita di considerare l’anno come “perso” e offre una seconda chance agli studenti.
Le voci della politica
La riforma ha scatenato reazioni opposte. La ministra dell’Università ha celebrato il risultato come una “svolta storica”, sottolineando che “si mette fine a un sistema che ha frenato i sogni di tanti giovani”. “Basta test d’ingresso opachi e corsi di preparazione costosi che favorivano chi poteva permetterseli. Ora l’università apre le porte, valorizzando il merito e formando più medici per il nostro sistema sanitario,” ha dichiarato sui social, promettendo 30mila nuovi camici bianchi in sette anni grazie a maggiori investimenti.
Dall’opposizione, invece, arrivano critiche pungenti. Per il Movimento 5 Stelle, la riforma è una “farsa” che non elimina il numero chiuso, ma lo sposta semplicemente di sei mesi, aprendo la porta a disparità tra atenei e raccomandazioni. “Illudono gli studenti senza garantire risorse adeguate,” ha denunciato una deputata pentastellata. Anche Verdi e Sinistra lamentano la mancanza di fondi per l’università pubblica e il rischio di un semestre iniziale gestito da atenei telematici, accusando il governo di propaganda e di trascurare il sistema sanitario.
La Lega, dal canto suo, rivendica la vittoria: “Una promessa mantenuta, un passo verso un’università più aperta e meritocratica.”
Una scommessa sul futuro
La riforma rappresenta una rivoluzione nel modo di concepire l’accesso a Medicina, ma il suo successo dipenderà dai decreti attuativi e dalla capacità di garantire equità e risorse. Per ora, il dado è tratto: dal 2025, il test d’ingresso sarà solo un ricordo, sostituito da un sistema che punta a valorizzare il percorso universitario anziché un’unica prova. Riuscirà questa “rivoluzione” a rispondere alle aspettative degli studenti e alle esigenze del Paese? Solo il tempo lo dirà.
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