Effettua la tua ricerca
More results...
L’agroecologia come via maestra per il futuro dell’area dello Stretto di Messina
Le aree agricole mediterranee sono universalmente riconosciute come un grande patrimonio di territori altamente variegati, caratterizzati da biodiversità, economie locali dinamiche, e ricche tradizioni culturali ed enogastronomiche. Un paesaggio rurale, nel senso più ampio del termine, che esprime grandi produzioni e anche potenzialità ancora inespresse.
I Seminari sulla Biodiversità a Reggio e Messina
Questi temi sono stati oggetto di discussione e approfondimento in due seminari organizzati dall’Associazione Agricoltura Biologica Calabria e da UPBio, il 20 febbraio a Reggio Calabria e il 21 febbraio a Messina, con la partecipazione di ricercatori delle università Mediterranea di Reggio Calabria, Università della Calabria e Università di Messina. «Con questo doppio evento – ha sottolineato Maurizio Agostino, agronomo specializzato, presidente di Agricoltura Biologica Calabria (ABC) e coordinatore della rete Humus – abbiamo voluto sottolineare i punti di connessione del Mediterraneo che uniscono la Calabria e la Sicilia, analizzando gli scenari, a volte drammatici, del cambiamento ambientale e climatico dell’agricoltura e come le scelte di una nuova visione agroecologica possano costituire elemento di adattamento e nello stesso tempo di cambiamento realmente sostenibile delle produzioni».
Al centro del dibattito l’agroecologia nelle aree mediterranee, l’innovazione tecnologica, la rigenerazione dei cicli biologici e dei servizi ecologici, e la giustizia delle relazioni sociali ed economiche. L’obiettivo condiviso è stato quello di individuare percorsi di ricerca e sperimentazione avanzata che possano guidare una reale e sostenibile ristrutturazione degli agroecosistemi. «Sono le aree mediterranee che negli ultimi trent’anni hanno segnato il maggiore sviluppo dell’agricoltura biologica nel continente europeo. Si pensi, ad esempio, al fatto che nel sud Italia e nelle Isole sono coltivati a biologico oltre 1,4 milioni di ettari di colture, sui 2,4 milioni di ettari dell’intero Paese» ha dichiarato Maurizio Agostino.
Permangono le difficoltà
Nonostante il successo delle coltivazioni biologiche, persistono difficoltà significative. Accanto a queste pratiche sostenibili, infatti, coesistono modelli di agricoltura intensiva, caratterizzati da un massiccio uso di presidi chimici di sintesi, materiali genetici esigenti e ingenti risorse meccaniche. È quella che viene definita agricoltura industriale. All’estremo opposto, ci sono aree agricole in abbandono, il cui degrado contribuisce significativamente al dissesto ambientale. Dal dibattito è emerso poi l’aumento delle fragilità ambientali e sociali nelle stesse aree mediterranee, esacerbate dai cambiamenti climatici e dagli eventi meteorologici estremi come siccità, ondate di calore e inondazioni.
Inoltre, sono molte le preoccupazioni sociali legate allo sfruttamento lavorativo in aree ad alta intensità produttiva, fenomeni che minano l’equilibrio dei territori, le produzioni agricole e la coesione sociale. «In questo contesto non basta più una strategia finalizzata alla sola sostituzione o riduzione dei mezzi chimici di sintesi e delle pratiche colturali a elevato impatto ambientale. Serve molto di più. L’agroecologia propone una trasformazione complessiva per garantire la resilienza della pratica agricola e l’inclusione sociale», ha continuato Agostino.
L’agroecologia è il futuro
L’agroecologia si basa infatti su un principio fondamentale: avvicinare gli agrosistemi agli ecosistemi naturali, che prenderebbero naturalmente il posto delle colture. Ciò significa creare sistemi agricoli che promuovano la sinergia e la cooperazione tra le diverse componenti vitali, compreso il ruolo attivo del produttore umano, in armonia con le condizioni ambientali esistenti. Questi agroecosistemi si fondano su cicli chiusi di materia organica (economia circolare agroalimentare), la tutela della biodiversità naturale e agricola per la creazione di servizi ecologici e la sostituzione delle energie fossili con energie biochimiche, derivate da piante, microrganismi e dall’humus del suolo, senza trascurare l’utilizzo di fonti rinnovabili.
«Dal punto di vista sociale, questo presuppone anche l’attivazione di percorsi di giustizia sociale e di partecipazione di tutti i soggetti coinvolti come ricercatori, agricoltori, artigiani, tecnici, lavoratori, comunità locali e cittadini. Perseguire questi obiettivi non richiede un ritorno al passato, ma piuttosto un’innovazione metodologica, scientifica e tecnologica, con un approccio multidisciplinare avanzato, che riconosca il ruolo, l’esperienza e le capacità di ognuno», ha concluso Agostino. Durante la due giorni di seminari, hanno partecipato importanti network nazionali e regionali, come Rete Humus, l’Associazione Italiana di Agroecologia (AIDA), e il Coordinamento Agroecologia Sicilia.
Tante voci a confronto sulla Biodiversità
Gli eventi hanno coinvolto esperti, accademici e operatori del settore agricolo per discutere di innovazione tecnologica, rigenerazione dei cicli biologici ed ecologici, e giustizia nelle relazioni sociali ed economiche. La prima giornata, ospitata nell’Aula seminari Saverio Nesci del Dipartimento Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, ha avuto come tema centrale “Principi, metodi e sentieri dell’innovazione agroecologica”. L’incontro è stato introdotto dal Prof. Marco Poiana, direttore del Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea, con il coordinamento di Maurizio Agostino, rappresentante dell’Associazione ABC. Si è discusso, inoltre, della gestione del sistema colturale, della tutela della biodiversità agricola e dell’importanza della transizione verso un’agroecologia in grado di trasformare i rapporti sociali e territoriali. La seconda giornata si è svolta presso l’Aula 1 del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Messina.
Il tema centrale è stato “Temi e buone pratiche agroecologiche”. Il dibattito, coordinato dal Prof. Fabio Gresta del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’ateneo messinese, si è focalizzato sul benessere del suolo, delle piante, degli animali e dell’uomo, con interventi come quello di Stefano Bocchi dell’Università degli Studi di Milano. Tra gli altri argomenti trattati, l’adozione di approcci agroecologici per la sostenibilità nei sistemi colturali e la valorizzazione delle esperienze territoriali, come quella della OP Agrinova Bio 2000 di Acireale.
PER APPROFONDIRE: Giubileo, venerdì il pellegrinaggio diocesano a Roma nel segno di San Paolo
L’iniziativa, patrocinata da Agroecology Europe, è stata concepita anche come un momento di avvicinamento e supporto al 1° Congresso di Agroecologia del Mediterraneo, che si terrà dal 9 al 12 giugno 2025 ad Agrigento (Sicilia), promosso dal Coordinamento Agroecologia Sicilia, in collaborazione con l’Associazione Italiana AgroForestazione e l’Associazione Italiana di Agroecologia.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link