Turismo e mafie: il volto oscuro del boom turistico in Campania

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito


 

Negli ultimi anni la Campania ha visto una crescita esponenziale del turismo. Napoli, con la sua energia travolgente, i suoi vicoli pieni di storia ed i panorami mozzafiato, si è affermata come una delle mete più amate dai visitatori di tutto il mondo. Tuttavia, dietro questa narrazione fatta di sviluppo e nuove opportunità si cela un fenomeno allarmante: l’infiltrazione delle mafie, ed in particolare della camorra, nel settore turistico.

Secondo recenti studi, la Campania risulta essere la regione con il più alto tasso di infiltrazione mafiosa nel turismo. Ma in che modo le organizzazioni criminali si inseriscono in questo sistema? Principalmente attraverso l’acquisizione diretta o indiretta di strutture ricettive, la gestione di ristoranti e bar, ed il controllo delle attività di servizi, come trasporti e guide turistiche. Il tutto avviene con capitali di dubbia provenienza, spesso reinvestiti per riciclare denaro sporco. In alcuni casi, piccoli imprenditori si trovano costretti a cedere le proprie attività sotto minaccia o a pagare il pizzo per poter operare senza ritorsioni.

L’interesse della criminalità organizzata per il turismo non è un fenomeno recente. Già dagli anni ’80 e ’90 la camorra aveva iniziato a investire in strutture alberghiere e locali notturni. Oggi, però, il fenomeno ha assunto proporzioni più vaste e raffinate, sfruttando la digitalizzazione e le piattaforme di prenotazione online per rendere ancora più difficile tracciare la provenienza dei capitali e il reale controllo delle attività.

Le grandi città come Napoli e Salerno non sono le uniche a essere coinvolte: anche le mete più turistiche della Costiera Amalfitana, Capri e Ischia sono diventate obiettivi strategici per i clan. In molti casi, i criminali non gestiscono direttamente le attività, ma si affidano a prestanome o stringono accordi con imprenditori compiacenti creando una rete di complicità difficile da smantellare.

L’infiltrazione criminale nel turismo non è solo una questione di legalità ma ha ripercussioni concrete sulla vita dei cittadini e degli imprenditori onesti. Chi prova a resistere al sistema delle estorsioni si trova spesso solo, esposto a minacce e boicottaggi. Inoltre, il controllo mafioso del settore porta ad un abbassamento della qualità dei servizi e ad una distorsione del mercato: chi si affida ai circuiti criminali può permettersi di abbattere i costi, tagliando fuori la concorrenza onesta. Il risultato è un’economia drogata, che danneggia la vera imprenditorialità e altera il tessuto sociale cittadino.

Per i napoletani il turismo continua ad essere una grande occasione di sviluppo ma quando il denaro finisce nelle mani sbagliate il rischio è quello di un’economia che arricchisce pochi a scapito di molti. Gli imprenditori onesti vivono in un costante stato di ansia, stretti tra la paura delle ritorsioni e l’impossibilità di competere con attività che godono di protezione criminale. I commercianti vedono le loro botteghe diventare facciate per operazioni illecite mentre le strade si riempiono di turisti ignari che continuano a sorridere e scattare foto inconsapevoli di questo lato oscuro della città che stanno visitando.

Se da un lato le forze dell’ordine compiono costantemente operazioni per smantellare le reti criminali nel settore turistico, dall’altro la politica deve fare la sua parte. Serve un impegno concreto per garantire una maggiore trasparenza negli appalti pubblici e nelle concessioni, soprattutto in un momento in cui il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) sta portando ingenti finanziamenti in Campania.

Troppe volte le istituzioni hanno chiuso un occhio di fronte alle infiltrazioni mafiose nel turismo permettendo che interessi criminali si intrecciassero con quelli economici. È necessario introdurre normative più severe per verificare la provenienza dei capitali ed il reale controllo delle imprese, oltre a garantire strumenti di protezione per gli imprenditori che scelgono di denunciare. La politica deve inoltre sostenere lo sviluppo di un turismo etico, incentivando le attività che rispettano le regole e penalizzando chi si muove nell’ombra.

La magistratura, dal canto suo, deve essere messa nelle condizioni di agire con strumenti legislativi adeguati e risorse sufficienti per colpire non solo i singoli affiliati ma anche l’intero sistema di collusioni che permette alla criminalità di prosperare. Senza una vera volontà politica di combattere queste infiltrazioni ogni operazione giudiziaria rischia di essere un intervento momentaneo che non scalfisce il problema alla radice.

Il turismo deve continuare ad essere una risorsa per la Campania, un’opportunità di crescita che favorisca lo sviluppo economico e la valorizzazione del territorio. Ma finché le mafie riusciranno ad infiltrarsi in questo settore, il rischio è quello di trasformare una grande occasione in un’altra occasione persa. La lotta contro le infiltrazioni criminali non è solo una battaglia per la legalità, ma una necessità per il futuro della regione e per il diritto di tutti i cittadini di vivere in un sistema economico sano e libero dalla paura.

Un turismo pulito è possibile ma solo se tutti, dalle istituzioni ai singoli cittadini, faranno la loro parte per impedire che la bellezza e la storia di Napoli e della Campania diventino strumenti di arricchimento per la criminalità organizzata. La vera sfida è restituire il turismo a chi lo vive e lo ama davvero.

 

Immagine creata con AI



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link