Spagna in ascesa: tra squilibri regionali e la sfida della produttività

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Nel 2024, l’economia spagnola ha registrato una crescita del PIL del 3,2% rispetto all’anno precedente, superando le previsioni degli analisti. Questo incremento è stato trainato principalmente dalla domanda interna e da un settore turistico in forte espansione, ma permangono sfide legate alla stagnazione della produttività e alla necessità di maggiori investimenti privati.

Un’ economia in crescita: il ruolo della domanda interna e del settore estero

Secondo i dati pubblicati dall’Istituto Nazionale di Statistica (INE) il 29 gennaio 2025, il Prodotto Interno Lordo (PIL) della Spagna è cresciuto del 3,2% nel 2024, accelerando rispetto al 2,7% registrato l’anno precedente. A dimostrazione di tale rapida crescita, il PIL in termini di volume è aumentato dello 0.8 nel quarto trimestre dell’anno 2024 rispetto al trimestre precedente.  La domanda nazionale è stata il principale motore di crescita, contribuendo con 2,8 punti percentuali, un incremento di 1,1 punti rispetto al 2023, mentre la domanda estera ha avuto un impatto più contenuto, con un apporto di 0,4 punti in meno rispetto all’anno precedente. Questo risultato è stato favorito da un aumento dei consumi interni e da un contesto macroeconomico relativamente stabile, nonostante le incertezze internazionali e l’inflazione ancora presente.  

A prezzi correnti, il valore del PIL nel 2024 ha raggiunto 1.593.136 milioni di euro, con un incremento del 6,3% rispetto al 2023, a testimonianza di una crescita economica robusta. Tuttavia, questa espansione non è stata uniforme tra i vari settori: mentre il turismo e il commercio hanno visto un rafforzamento significativo, alcuni comparti industriali e manifatturieri hanno continuato a risentire della debolezza della domanda globale. La crescita della domanda interna è stata supportata anche dalla riduzione dell’incertezza politica e dal miglioramento del mercato del lavoro, che ha favorito un aumento del potere d’acquisto delle famiglie, sebbene l’inflazione e il costo del denaro abbiano limitato il pieno sfruttamento di questa dinamica positiva.

Disparità regionali e produttività stagnante: un problema strutturale 

L’analisi della produttività economica attraverso la diversificazione e innovazione tecnologica nelle diverse comunità autonome spagnole tra il 2020 e il 2024 mette in evidenza significative disparità territoriali. Analizzando il tasso annuale di produttività per comunità autonoma, si evince come alcune regioni hanno mostrato una ripresa più rapida rispetto alla media nazionale. Ad esempio, Ceuta, che nel 2020 registrava un calo di -7.36, ha raggiunto un aumento del +2.4 nel 2023. Mentre Melilla, partita da un -7.5, ha riportato una crescita del +2.8. Al contrario, comunità autonome come Navarra e quella di Madrid hanno registrato una stagnazione, con un calo della produttività dell’1% nello stesso periodo. Le isole Baleari e Canarie hanno recuperato terreno dopo il forte calo del 2020. Le Baleari, che avevano subito una riduzione della produttività del -14,59% nel 2020, hanno registrato un miglioramento fino a +0,22% nel 2023. Allo stesso modo, le Canarie, partendo da un -11,99%, hanno raggiunto un incremento dello +0,7%. La Comunità Valenciana e la Catalogna hanno mostrato segnali di difficoltà nel recupero post-pandemico. La Comunità Valenciana, che nel 2020 aveva registrato un calo del -6,4%, ha visto la sua produttività scendere ulteriormente a -1,05% nel 2023. La Catalogna, invece, ha ridotto le perdite, passando da -8% nel 2020 a -0,23% nel 2023, ma senza tornare in territorio positivo. Queste differenze dipendono da vari fattori, tra cui la diversa composizione economica regionale, la capacità di attrarre investimenti e la qualità delle infrastrutture.  

Nonostante la crescita del PIL, la produttività in Spagna non ha registrato miglioramenti significativi. L’elevata dipendenza dal turismo e l’aumento della spesa pubblica hanno contribuito alla crescita economica, ma non hanno generato un rafforzamento della produttività a lungo termine. Inoltre, gli investimenti privati sono rimasti al di sotto delle aspettative, nonostante la disponibilità di fondi europei. Tuttavia, i dati più recenti suggeriscono un’inversione di tendenza: la diminuzione dei tassi di interesse e il consolidamento della crescita economica stanno favorendo una ripresa degli investimenti, sebbene permangano ostacoli strutturali legati alla rigidità del mercato del lavoro.

L’aumento della popolazione e il suo effetto sul PIL pro capite  

Uno dei principali fattori di crescita economica della Spagna nel 2024 è stato l’aumento della popolazione, trainato soprattutto dall’immigrazione. L’afflusso di nuovi lavoratori ha sostenuto la domanda di beni e servizi, contribuendo all’espansione del PIL totale. Tuttavia, questa crescita demografica ha avuto un impatto attenuante sul PIL pro capite, che non è aumentato in proporzione al PIL complessivo. Infatti, sebbene l’economia spagnola abbia registrato una performance superiore alle aspettative, il reddito medio per abitante non ha tenuto lo stesso passo, riflettendo una distribuzione non uniforme dei benefici della crescita economica.  

Anche i consumi pro-capite hanno subito una frenata a causa dell’inflazione e dell’aumento dei tassi di interesse, che hanno ridotto la capacità di spesa delle famiglie. Questo spiega perché, nonostante i dati macroeconomici positivi, una parte della popolazione percepisca ancora incertezza economica e un potere d’acquisto limitato. La Spagna dovrà affrontare questa sfida nei prossimi anni, cercando di migliorare la qualità della crescita attraverso politiche mirate all’aumento della produttività e degli investimenti in settori ad alto valore aggiunto.

Il ruolo chiave dell’immigrazione

Negli ultimi anni, la Spagna ha vissuto una significativa trasformazione demografica, con un aumento della popolazione del 4,2% dal 2018, passando da 46,6 milioni a 48,6 milioni di abitanti all’inizio del 2024. Questo tasso di crescita supera quello della Francia dello 2,1% e si contrappone al declino demografico dell’Italia. L’immigrazione ha avuto un impatto determinante sul mercato del lavoro: nel 2024, dei 468.000 nuovi posti di lavoro creati, l’88% è stato occupato da lavoratori stranieri o con doppia cittadinanza, mentre solo 59.000 da spagnoli.  Inoltre, secondo l’Encuesta de Poblacion Activa EPA pubblicata il 28 gennaio del 2025, Il numero totale di occupati ha raggiunto 21,85 milioni con un incremento del 0,83% rispetto al trimestre precedente, mentre gli iscritti alla previdenza sociale hanno toccato 21,34 milioni, con un aumento di 1,5 milioni.

Questa crescita è il risultato delle politiche di inclusione del governo spagnolo. La ministra Elma Saiz, parlando del rapporto OCSE sulla migrazione, ha evidenziato il nuovo regolamento migratorio, approvato il 19 novembre 2024, che entrerà in vigore a maggio 2025. Il regolamento punta a semplificare l’ingresso legale e a velocizzare i processi di ricongiungimento familiare e di accesso al mercato del lavoro. Tra le novità, si segnalano la riduzione del periodo di permanenza per l’arraigo da tre a due anni, l’introduzione dell’ arraigo di seconda opportunità e la possibilità per i richiedenti asilo respinti di regolarizzare la loro situazione se hanno vissuto in Spagna per almeno sei mesi. Inoltre, sono previsti dei visti per la ricerca di lavoro in settori ad alta domanda e la semplificazione per convertire i permessi di studio in permessi di lavoro, favorendo il trattenimento dei talenti qualificati. Queste riforme mirano a integrare i migranti nei settori con carenza di manodopera e a garantire una crescita economica sostenibile. Il governo ha avviato anche un Piano di Integrazione e Convivenza Multiculturale per promuovere l’inclusione sociale ed economica dei migranti, puntando a una migrazione regolare, sicura e ordinata, che supporti il mercato del lavoro e rafforzi il sistema previdenziale.

L’importanza del turismo e dell’innovazione nel rilancio economico

Il settore turistico ha svolto un ruolo fondamentale nella ripresa economica spagnola. Nel 2024, la Spagna ha accolto 94 milioni di turisti stranieri, con una spesa totale di circa 126 miliardi di euro. Secondo il ministro dell’Industria e del turismo, Jordi Hereu, ciò rappresenta un incremento del 16% rispetto all’anno precedente. Allo stesso tempo, il ministro ha precisato che nel 2025 la tendenza è di arrivare a 100 milioni di turisti stranieri, ma ha sottolineato che l’obiettivo non sarà solo un aumento quantitativo, bensì il miglioramento della qualità dei servizi. Ha inoltre dichiarato che il governo spagnolo sta lavorando per bilanciare l’afflusso turistico, facendo riferimento ai progressi nell’istituzione di norme e limiti sull’offerta di alloggi in affitto per turisti. “Dobbiamo perseverare nella decentralizzazione del turismo, ma la cosa positiva è che questo sta accadendo”, ha affermato, aggiungendo che il turismo sostenibile dal punto di vista ambientale sta guadagnando forza in Spagna. Questo progresso è stato reso possibile grazie a una diversificazione dell’offerta turistica e al miglioramento dell’attrattività del Paese rispetto ai concorrenti europei. La varietà dell’offerta turistica spagnola, che spazia dalle destinazioni balneari alle città d’arte e più interne, ha permesso di attrarre una clientela più ampia, consolidando il settore come uno dei principali pilastri dell’economia nazionale.  

Parallelamente, la Spagna ha puntato sull’innovazione e sulle start-up come motore di crescita futura. La “Ley de Startups” ha introdotto incentivi fiscali per favorire la nascita di nuove imprese, tra cui una riduzione dell’imposta sulle società al 15% per i primi quattro anni di attività con base imponibile positiva. Inoltre, è stata prevista la possibilità di prorogare il pagamento del debito fiscale per i primi due anni, un meccanismo che facilita la sostenibilità finanziaria delle imprese emergenti. Queste misure, insieme a un contesto economico favorevole, stanno contribuendo a rafforzare il settore tecnologico e a rendere la Spagna un hub sempre più competitivo per l’innovazione e per il rientro dei talenti.

Salario minimo spagnolo: un modello in crescita nel contesto europeo

L’aumento del salario minimo interprofessionale (SMI) in Spagna a 1.184 euro mensili su 14 mensilità per il 2025, con un incremento di 50 euro al mese e 700 euro annui, interessa circa 2,5 milioni di lavoratori. Dal 2000, quando era di 420 euro mensili, il SMI è cresciuto progressivamente, soprattutto dopo la crisi del 2016, raggiungendo 736 euro nel 2017 e aumentando di 448 euro al mese dal 2018.  Questa misura sostiene in particolare donne e giovani, due categorie che registrano una maggiore incidenza di salari minimi. Il 17,6% delle donne percepisce il SMI, contro appena l’8,5% degli uomini, evidenziando un marcato divario di genere. Anche i giovani sotto i 25 anni ne beneficiano significativamente, rappresentando oltre un quarto dei percettori. L’impatto maggiore si avrà nei settori agricolo e dei servizi, dove il lavoro a bassa retribuzione è più diffuso.  A livello internazionale, il 77% dei Paesi OCSE ha adottato un salario minimo. In Europa, 22 Paesi su 27 seguono questa politica, mentre l’Italia resta tra le poche eccezioni insieme a Svezia, Finlandia, Danimarca, Austria e Cipro. Il dibattito italiano ha ipotizzato un salario minimo di 9 euro l’ora, che la collocherebbe tra i Paesi con le soglie più alte.   L’aumento del SMI in Spagna conferma la tendenza a rafforzare la tutela salariale, con un impatto significativo su donne e giovani, riducendo le disuguaglianze e sostenendo i lavoratori più vulnerabili.





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