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Emulando papa Francesco, che al termine dell’Angelus domenicale invita sommessamente e umilmente, ma con profonda fede e convinzione, a pregare per lui e per la sua salute, come lui fa per tutti, anche il nostro caro amato arcivescovo, don Biagio Colaianni, ha voluto rivolgersi alle sue nuove pecorelle con lo stesso, identico appello «Pregate per me Dio della misericordia», al termine del suo appassionato intervento a conclusione della celebrazione per la ricorrenza del primo anniversario al vertice della diocesi di Campobasso-Bojano, tenutasi nel capoluogo regionale, nel tempio di piazza Prefettura.
Non ha elencato, sic et simpliciter, le iniziative messe in campo nel corso dell’anno monsignor Colaianni, non ha voluto fare un bilancio della sua attività, ma si è solo limitato a dire che molti semi sono stati distribuiti e, puntando sulla sinodalità, si spera di raccogliere frutti appetitosi e copiosi. Molte cose sono state avviate, occorre dare loro solo continuità e concretezza per realizzarle.
Sembra ieri, ma è già trascorso un anno da quando papa Francesco, per il quale dobbiamo continuare ad elevare preghiere affinché possa recuperare la sua piena efficienza fisica e tornare a guidare, come ha fatto fino ad oggi, con sapienza e intelligenza, la Chiesa universale, ha voluto dare un pastore alla diocesi di Campobasso-Bojano, dopo l’uscita di scena, per raggiunti limiti di età e conseguente meritato riposo, di padre GianCarlo Maria Bregantini, rimasto comunque in città, quale vescovo emerito.
Sembra ieri che la basilica minore del santuario mariano di Castelpetroso, stante la indisponibilità della Cattedrale del capoluogo, interdetta per lavori in corso, ha ospitato con giubilo una immensa folla festante, che ha voluto accogliere nella maniera più entusiasta possibile il prete venuto da Matera, vicario nella sua diocesi “Matera-Irsina”.
Si è stabilito subito un feeling di reciproca curiosità e rispetto, tra i molisani e il sacerdote lucano. D’altronde il Molise e la Lucania, per tanti aspetti, possono essere considerati territori simili, per cultura, tradizioni, fede, e i loro abitanti, assomiglianti per dignità e devozione alla cristianità.
Sembra ieri che il nuovo vescovo ha iniziato a incontrare la cittadinanza, per la quale, ha riferito, non è riuscito ad evadere tutte le richieste. «Avrei voluto parlare con tutti, ma non ci sono riuscito, non è stato possibile, viste le tante incombenze e i tanti impegni che ho avuto da affrontare». Ma non s’è perso d’animo, tutt’altro, «abbiate pazienza, ci vedremo con tutti, d’altronde è trascorso solo un anno dal mio insediamento. Se Dio vuole abbiamo tanto cammino da fare uniti».
D’altra parte, ha tenuto a sottolineare, quasi per giustificare qualche mancanza, che non è nato vescovo. «In tale veste devo crescere anche io, e lo farò insieme a voi, popolo di Dio, affidatomi senza che io me l’aspettassi. Un dono immenso per me, ringrazio papa Bergoglio per avermi voluto omaggiare con questo prezioso incarico».
A rendergli merito per quanto fatto e quanto ancora da fare, è stato il parroco della cattedrale, don Michele Tartaglia, nel suo saluto in iniziale, che ha aperto il rito religioso, al quale ha partecipato una assemblea di fedeli accorta e silenziosa, unitamente a tanti religiosi e religiose, sacerdoti e diaconi. Don Biagio, con la sua carica di umanità, è arrivato in punta di piedi, facendo l’attendista, per studiare l’intera realtà messagli a disposizione. Oggi, a pieno titolo, è entrato nel cuore dei suoi fedeli, ai quali guarda come un pastore accudisce le sue pecorelle. «Il mio impegno e la mia dedizione sono volti ad incontrare per quanto possibile tutti, convinto di volervi parlare e testimoniare nostro Signore Gesù Cristo. Vi ringrazio per la familiarità immediata concessami, la genuinità semplice e la generosità che avete e che mi ha permesso di cogliere la bontà dei valori in cui siete radicati nella storia che avete saputo costruire non perdendo le vostre abitudini, segno di umanità e comunità coese e fraterne nel nome di Gesù».
Infine, da ottimo pittore, ha suggellato il suo intervento con una straordinaria pennellata: «Alla Madonna Addolorata la mia richiesta e preghiera di protezione e consolazione, perché nessuno dei suoi figli abbia a soffrire o sia dispiaciuto a causa mia».
Buon cammino carissimo arcivescovo, siamo convinti della tua guida illuminata, che non lascerà indietro nessuno.
Michele D’Alessandro
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