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Nessuno si aspettava una simile disfatta. La sconfitta rimediata dall’Irlanda per mano francese ha il sapore di una resa e forse annuncia la fine di un ciclo. Il punteggio è spietato: 42 a 27, cinque mete a tre, ma di queste tre ce ne son due segnate nel finale di partita, quando tutto era perduto. Sabato pomeriggio, sul terreno di gioco di casa, l’Irlanda ha dato addio ai suoi sogni di conquista: ha perduto lo slam e quasi sicuramente anche il suo terzo titolo consecutivo. Potrebbe persino chiudere al terzo posto. Peggio di così non poteva andare.
La classifica provvisoria vede al comando la Francia (16 punti), seguita dall’Inghilterra (15) e dall’Irlanda (14). Più sotto la Scozia (11), l’Italia (4) e il Galles (3). Sabato prossimo si disputa l’ultima giornata e le sfide sono, in ordine cronologico: Italia-Irlanda, Galles-Inghilterra e Francia-Scozia. I francesi giocheranno dunque l’ultimo match allo Stade de France con piena consapevolezza delle opzioni a disposizione ma soprattutto forti di un quoziente irraggiungibile per punti segnati e subiti: più 106, grazie alle travolgenti vittorie ottenute a spese di gallesi e italiani. L’Irlanda è ferma a + 13, l’Inghilterra a + 20.
“SE QUALCOSA può andare storto, lo farà”. Questo assioma appartiene a un corpo di paradossi pseudoscientifici e umoristici noto come “legge di Murphy”. Ed è ovviamente puramente casuale che il nome del suo autore sia irlandese: Edward Aloysious Murphy era un ingegnere dell’esercito statunitense impegnato durante gli anni Quaranta negli esperimenti balistici della U.S. Air Force e sembra che avesse molto da ridire sul modo con cui i tecnici montavano alcune componenti. La vicenda di Murphy è dunque americana e non irlandese, ciò nondimeno sabato la sua legge si è implacabilmente abbattuta sui ragazzi in maglia verde. Tutti gli errori che potevano essere evitati sono stati commessi, tutte le contrarietà si sono catalizzate. Incidenti ed errori sono andati tra loro a braccetto. Eppure la Francia aveva perso Antoine Dupont (grave incidente al ginocchio), il suo giocatore più forte, dopo appena 28’, e aveva chiuso il primo tempo con un esile vantaggio (8 a 6) frutto della meta di Bielle-Biarrey ottenuta in vantaggio numerico (giallo a McCarthy). E alla ripresa gli irlandesi si erano persino portati avanti (meta di Sheehan) riportando il match in linea con le previsioni della vigilia.
Da quel momento tutto, ma proprio tutto è andato storto. Errori, lacune, mancanza di lucidità. Sbagliavano tutti, sbagliava il giovane Sam Perdergast, l’erede designato ma ancora acerbo del divino Sexton, sbagliavano i suoi compagni. Al triangolo allargato, da anni punto di forza dei ramarroni, mancavano due punte su tre, l’infortunato di lungo corso Mack Hansen e quello dell’ultimo minuto, James Lowe e l’unico superstite, Hugo Keenan, da solo non bastava.
E la Francia ha preso il largo: quattro mete (Boudehent, Bielle-Biarrey, Jegou, Penaud) e addio ragazzi in maglia verde, se ne riparla tra un anno. Nel bel pomeriggio di Dublino, al cospetto dei fauni e leprecauni che popolavano gli spalti dell’Aviva Stadium, il power rugby irlandese è affondato. A metterlo in crisi, sia detto per onestà, non sono state arguzie tattiche ma una macchina altrettanto potente seppure dotata di momenti di leggiadria.
IERI POMERIGGIO E’ TOCCATO all’Italia, scesa in campo nella fortezza di Twickenham. Gli inglesi, rimessi in corsa dalla sconfitta irlandese, non avevano altra opzione dalla vittoria con punto di bonus. L’Italia è durata un tempo, combattuto alla pari e chiuso sotto di quattro punti: 21-17. C’erano state due mete per parte (Willis e Freeman per il XV della Rosa, Capuozzo e Vintcent per gli azzurri) prima che Sleightholme allungasse con una terza segnatura.
Poi gli inglesi hanno rimesso le cose a posto, registrato i breakdown e ristabilito un po’ di disciplina e gli azzurri hanno ceduto di schianto. Tre mete in otto minuti (Marcus Smith al 44’, Tom Curri al 47’ e ancora Ollie Sleightholme al 53’) sancivano i rapporti di forza in campo e le fragilità difensive degli azzurri. Le mete di Tommaso Menoncello (72’) e Ben Earl (80’) servivano unicamente a sistemare il punteggio e lo scarto (23 punti).
Note positive: i guizzi di Ange Capuozzo, riportato nel ruolo di estremo e protagonista anche nella seconda meta, la presenza fisica di Ross Vintcent.
Note negative: la cabina di regia dove né Stephen Varney né Paolo Garbisi hanno brillato.
Note preoccupanti: dall’inizio del torneo l’Italia ha subito 25 mete segnandone 8, nessuna altra squadra, nemmeno il Galles fanalino di coda ha dimostrato una tale fragilità difensiva. A proposito del Galles: sabato a Edimburgo ha collezionato la sua sedicesima sconfitta consecutiva (35-29) ma ha comunque conquistato due punti di bonus in virtù di un furente finale. Sabato prossimo proverà a superarci sul filo di lana.
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