il prezzo del cacao è fuori controllo

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Un addetto alla raccolta del cacao al lavoro in Costa d’Avorio – Ansa

Nel dicembre 2024 le quotazioni del cacao hanno raggiunto il record di 12.605 dollari per tonnellata, segnando un aumento del 400% rispetto agli anni precedenti, per poi scendere leggermente e attestarsi sugli attuali 8mila dollari. Dietro questa impennata c’è il cambiamento climatico, che sta colpendo duramente le principali aree di coltivazione. Secondo il nuovo rapporto di Climate Central, negli ultimi dieci anni le temperature hanno superato i 32°C per almeno tre settimane in più all’anno rispetto al passato in Costa d’Avorio e Ghana, i due maggiori produttori mondiali. La temperatura ideale per la coltivazione del cacao dovrebbe oscillare tra i 20 e i 30°C, ma il costante aumento sta compromettendo la crescita delle piante.

Oltre alle temperature estreme, nel 2023 le precipitazioni in Africa occidentale sono state il doppio della media trentennale, causando, tra l’altro, la diffusione di funghi come il Phytophthora, che ha infettato le piante. Nel 2024, è seguita una siccità senza precedenti, che, secondo le stime delle Nazioni Unite, solo in Ghana ha colpito oltre un milione di persone, provocando ingenti perdite nei raccolti e un aumento record dei prezzi alimentari.

La produzione globale di cacao è concentrata in pochi Paesi: Costa d’Avorio e Ghana forniscono oltre il 50% del totale, seguiti da Indonesia, Ecuador, Camerun e Nigeria. Questa forte dipendenza da poche regioni rende il settore particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici e alle crisi economiche. Secondo l’ong Christian Aid, l’alterazione del clima sta già mettendo in difficoltà milioni di coltivatori nei Paesi a basso reddito, il cui sostentamento dipende dal cacao. «Il cambiamento climatico sta uccidendo le nostre coltivazioni. Questo significa che non abbiamo alcun reddito, perché non possiamo vendere nulla», è la testimonianza raccolta da Christian Aid di Aurelia, coltivatrice guatemalteca di 53 anni. «I pochi alberi di cacao che avevo non sono riusciti a svilupparsi abbastanza, quindi non abbiamo potuto utilizzarli. La stessa cosa è successa alle coltivazioni di banane: stanno morendo. Si diceva che questo sarebbe successo in futuro, ma è arrivato prima del previsto, perché non ci stiamo prendendo cura della nostra terra, dei nostri ecosistemi. E per me è un problema enorme».

Un agricoltore mette le fave di cacao ad essiccare

Un agricoltore mette le fave di cacao ad essiccare – Ansa

La maggior parte dei coltivatori di cacao non guadagna abbastanza per soddisfare i bisogni primari, con redditi spesso inferiori a un dollaro al giorno. I prezzi di mercato variano e, sebbene i governi di Ghana e Costa d’Avorio stabiliscano i prezzi pagati agli agricoltori per proteggerli dalla volatilità, questi vengono fissati all’inizio di ogni stagione del cacao. Ciò significa che, quando i prezzi globali aumentano, i coltivatori non possono beneficiare dell’aumento dei ricavi. A pesare, è anche una catena di approvvigionamento iniqua: in media, i coltivatori guadagnano appena il 6% del valore finale di una barretta di cioccolato. Gli elevati prezzi raggiunti dalla materia prima, inoltre, stanno riducendo la domanda da parte delle imprese, con il risultato che gli agricoltori rischiano di fronteggiare anche un problema di calo delle vendite.

La sostenibilità economica si intreccia inevitabilmente con quella ambientale. Molti agricoltori non hanno le risorse per investire in sistemi agroforestali più sostenibili, che permetterebbero di migliorare la produttività e la resilienza delle piantagioni. Secondo Christian Aid, il 70% della deforestazione illegale in Costa d’Avorio è legato all’espansione delle piantagioni di cacao. L’abbattimento delle foreste non solo accelera il cambiamento climatico, ma altera il regime delle piogge e la fertilità del suolo, peggiorando ulteriormente le condizioni per la coltivazione. Anche altre materie prime utilizzate nella produzione di cioccolato stanno aggravando il problema: l’olio di palma, impiegato per dare una consistenza più liscia al cioccolato, è stato direttamente responsabile di circa il 50% della deforestazione nel Borneo malese e del 3% in Africa occidentale, mentre la lecitina di soia, ampiamente usata nel settore, è considerata un fattore indiretto di deforestazione.

Per tentare di contrastare il fenomeno, l’Unione Europea ha introdotto il Regolamento 2023/1115, che impone nuove restrizioni sulle materie prime legate alla deforestazione. La normativa stabilisce che chiunque voglia immettere sul mercato europeo prodotti come cacao o cioccolato debba dimostrare che non provengono da terreni recentemente disboscati né abbiano contribuito alla degradazione delle foreste. L’entrata in vigore del decreto, però, è stata posticipata di 12 mesi a fine anno, per consentire alle imprese di avere più tempo per riorganizzare la propria catena di approvvigionamento.





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