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Tempo di lettura: 3 minuti

Il commercio illegale di specie selvatiche rappresenta una delle attività criminali più redditizie al Mondo, con un giro d’affari stimato tra i 10 e i 23 miliardi di dollari all’anno. Questo fenomeno minaccia la biodiversità globale, alimenta il bracconaggio e mette a rischio la salute pubblica

Il traffico illegale di animali è una piaga globale che coinvolge migliaia di specie e genera profitti enormi per le organizzazioni criminali.

Questo commercio illecito mette in pericolo la sopravvivenza di numerose specie, ma ha anche ripercussioni significative sull’economia, la sicurezza e la salute delle comunità umane.

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Cosa leggerai nell’articolo:

Un “mercato” in crescita

Secondo il WWF, il commercio illegale di fauna selvatica ha un valore annuo stimato sui 23 miliardi di dollari, collocandosi al quarto posto tra le attività criminali più lucrative, dopo il traffico di droga, armi ed esseri umani.

Questo mercato nero coinvolge oltre 4.000 specie selvatiche, con più di 100 milioni di animali e piante trafficati illegalmente ogni anno.

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Le rotte del traffico e le specie più colpite

Le rotte del traffico illegale di animali attraversano tutti i continenti, con l’Unione Europea che svolge un crocevia sia come destinazione sia come punto di transito. Nel 2019, il valore del commercio illegale di specie selvatiche nell’UE è stato di almeno 4,7 milioni di euro, sebbene si ritenga che la cifra sia sottostimata.

Tra le specie più colpite vi sono elefanti, rinoceronti, tigri, pangolini e numerosi rettili e uccelli esotici. Le parti del corpo di questi animali, come zanne, corni e pelli, sono altamente richieste sul mercato nero per la produzione di oggetti ornamentali, medicinali tradizionali e come status symbol.

Le connessioni del traffico illegale di animali con altre attività criminali

Il traffico illegale di specie selvatiche rappresenta una grave minaccia per la biodiversità, spesso portando all’estinzione delle specie e sconvolgendo gli ecosistemi.

Il fenomeno è spesso collegato ad altre forme di criminalità organizzata, tra cui il riciclaggio di denaro e la corruzione. Le ecomafie, ad esempio, sono organizzazioni criminali dedite a varie attività illegali che arrecano danni all’ambiente, che includono anche il traffico di animali esotici.

Cosa possiamo fare per arginare il fenomeno?

Per contrastare il traffico illegale di animali, è necessario un approccio globale che coinvolga governi, organizzazioni internazionali, ONG e cittadini. Una delle prime azioni da intraprendere si trova nel rafforzamento delle leggi e delle sanzioni. In molti Paesi, infatti, le pene per chi commercia illegalmente specie protette sono ancora troppo blande.

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Aumentare la severità delle punizioni e garantire un’applicazione più rigorosa delle normative, come la Convenzione di Washington (CITES), potrebbe scoraggiare molti trafficanti. Allo stesso tempo, servirebbe un maggiore controllo doganale e investigativo per smantellare le reti criminali che gestiscono questo commercio.

Un altro punto fondamentale è la cooperazione internazionale. Il traffico di animali selvatici è un fenomeno che si estende oltre i confini nazionali, quindi è essenziale che i vari Paesi collaborino scambiandosi informazioni e coordinando le operazioni di contrasto. Organizzazioni come l’Interpol e l’ONU potrebbero avere un ruolo chiave in questo tipo di iniziative, promuovendo azioni su larga scala per bloccare i flussi di animali e prodotti derivati.

Oltre a contrastare l’offerta, è importante agire anche sulla domanda. Molti dei prodotti ottenuti illegalmente dagli animali, come avorio, pelli esotiche o medicine tradizionali, sono ancora ampiamente richiesti in alcune parti del Mondo. Sensibilizzare le persone sugli effetti devastanti di questo mercato potrebbe ridurre il numero di acquirenti e, di conseguenza, la convenienza economica per i trafficanti. Anche il commercio online merita attenzione, visto che oggi molte vendite avvengono su piattaforme difficili da controllare.

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La protezione degli habitat naturali è un altro aspetto cruciale. Più gli ecosistemi vengono tutelati, minore sarà il rischio che gli animali finiscano nelle mani dei bracconieri. Creare riserve, coinvolgendo e comunità locali nella loro gestione, potrebbe essere una soluzione efficace. In molte zone, infatti, fornire alternative economiche sostenibili alle popolazioni locali, come l’ecoturismo, aiuta a ridurre il ricorso al bracconaggio.

Anche la tecnologia può offrire un valido supporto. Strumenti come droni, Intelligenza Artificiale e tracciamento satellitare permettono di monitorare le specie a rischio e di identificare in tempo reale eventuali minacce. Creare database condivisi tra le forze dell’ordine internazionali può inoltre agevolare l’identificazione e l’arresto dei trafficanti.

L’integrazione di più strategie è quindi alla base della lotta contro questa forma di criminalità che mette a repentaglio il futuro del nostro Pianeta.

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