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Battuta d’arresto per l’industria manifatturiera, che in Polesine ha chiuso il 2024 facendo segnare la contrazione più pesante dell’intero veneto. Ma gli imprenditori del settore, a casa nostra, pensano positivo e – persino più che altrove – si aspettano un 2025 di rilancio per produzione, ordini (soprattutto esteri) e fatturato. Sono le due facce della medaglia di un settore che ha subito una brusca frenata.
Il bilancio del 2024, per il manifatturiero della nostra provincia, infatti, parla di una produzione calata del 2,6% con il fatturato che si è contratto del 3,6% e gli ordini dall’estero crollati addirittura del 5,7%. Dati peggiori della media regionale che, a questi tre indicatori, fa registrare rispettivamente contrazioni dell’1,4%, 1% e 1,1%. Insomma, se in Veneto il settore è andato male, perdendo un punto di fatturato, da noi ne sono stati sacrificati oltre tre e mezzo: più del triplo, e non è poco. Specie considerando che, ad esempio, la vicina Venezia ha perso soltanto lo 0,2% facendo segnare un sostanziale pareggio e aumentando persino (sebbene soltanto dello zero virgola) gli ordinativi dal mercato interno (che da noi sono scesi del 3,9%).
Nel dettaglio, sono stati il primo e – soprattutto – il terzo trimestre dell’anno scorso a trascinare verso il basso il manifatturiero polesano. Nei primi tre mesi del 2024, infatti, si è registrato un calo nella produzione del 3,1% con una perdita di fatturato superiore al 5%; mentre tra luglio e settembre produzione in calo del 5,9% rispetto allo stesso periodo del 2023 e fatturato arretrato di un ulteriore 5,7%. Stabili, invece, gli indicatori del trimestre primaverile, mentre un nuovo stop si è registrato negli ultimi tre mesi dell’anno, con produzione scesa dell’1,6% e fatturato in calo del 3,3%.
Eppure, gli imprenditori guardano al futuro con speranza. Un’indagine statistica, presentata da Unioncamere nei giorni scorsi, infatti, descrive le imprese rodigine come le più ottimiste della Regione per quanto riguarda i primi tre mesi di quest’anno. In particolare, il 45% si aspetta un aumento della produzione, mentre solo il 19% prevede un calo (in Veneto è pessimista il 26%); con il 43% delle imprese polesane che contano di aumentare il fatturato e solo il 20% parla di diminuzione (il 25% a livello regionale). Per quanto riguarda gli ordini esteri, poi, solo il 3%, in Polesine, si aspetta una riduzione (in Veneto è il 22%) mentre il 58% conta di ampliare il mercato (solo il 41% in Veneto). Prospettive che potrebbero cambiare a causa degli annunciati dazi Usa.
E a proposito, a livello regionale i dati – per Unioncamere – “confermano il quadro ancora fragile dell’attività manifatturiera veneta, che fatica a uscire da una fase prolungata di difficoltà”. In particolare, però, sono in crescita i comparti carta, stampa ed editoria (+5,2%), alimentare, bevande e tabacco (+4,6%), altre imprese manifatturiere (+3,6%) e, più moderatamente, legno e mobile (+0,9%). Soffrono invece metalli e prodotti in metallo (-6,2%), la filiera tessile, abbigliamento e calzature (-5,4%) e i mezzi di trasporto (-4,2%), confermando le forti difficoltà per automotive e sistema moda. La recessione tedesca, l’incertezza geopolitica, la competizione crescente Cina-Usa e le politiche protezionistiche in alcuni mercati frenano anche la domanda estera.
Tuttavia, nel quarto trimestre del 2024 il grado di utilizzo degli impianti è tornato al 70%, pur con andamenti diversi tra i vari settori.
Le previsioni degli imprenditori per i primi mesi del 2025 delineano comunque un quadro di moderato ottimismo, con una maggiore fiducia nella tenuta della domanda estera.
“I dazi annunciati dall’amministrazione Trump modificano uno scenario globale già incerto – ha commentato il presidente della Camera di commercio di Verona Giuseppe Riello – incidendo sull’industria manifatturiera provinciale in un momento in cui anche la Germania è in recessione e dove nei primi nove mesi del 2024 abbiamo registrato una flessione delle nostre esportazioni del 3,6%. L’effetto dazi potrebbe quindi acuire le difficoltà non solo sul mercato statunitense ma anche sui principali partner commerciali, in primis quelli europei. Il 2025 sembrava iniziare sotto buoni auspici – prosegue il presidente Riello – come emerge dalle risposte degli imprenditori che, prima dell’annuncio delle misure protezionistiche statunitensi, si aspettavano in buona parte un aumento della produzione e degli ordini dall’estero. Tuttavia, il contesto attuale impone cautela, consapevoli che la crescita nei prossimi mesi sarà subordinata alle politiche economiche globali”.
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