Il 9 aprile 2024, la massima corte europea per i diritti umani ha dato ragione a un gruppo di anziane svizzere, le Anziane per il clima (in immagine), che sostengono che gli sforzi inadeguati del Governo per combattere il cambiamento climatico le espongono a un rischio mortale durante le ondate di calore.
Keystone / Gaetan Bally
Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa sostiene che la Svizzera ha compiuto progressi nell’attuazione della storica sentenza della Corte europea dei diritti umani (Corte CEDU) che aveva condannato la sua inazione in materia di clima. Ma la Svizzera deve fare di più per conformarsi al verdetto. Ecco cosa c’è da sapere.
L’organo decisionale del Consiglio d’Europa si è espresso venerdì, quasi un anno dopo la sentenza della Corte europea dei diritti umani. Nell’aprile del 2024, il tribunale con sede a Strasburgo, in Francia, si era pronunciato a favore di oltre 2’000 donne svizzere, riunite nell’associazione Anziane per il clima, secondo cui l’inazione del loro Paese di fronte all’aumento delle temperature le espone a un rischio mortale durante le ondate di calore.
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È stata la prima volta che la Corte CEDU ha condannato uno Stato per non aver agito contro il cambiamento climatico, collegando la protezione dei diritti umani al rispetto degli obblighi ambientali.
La Svizzera è legalmente obbligata ad attuare la sentenza della Corte. La Confederazione insiste sul fatto di aver introdotto misure per conformarsi alla sentenza e ha chiesto l’archiviazione del caso. Ma la politica climatica elvetica continua a essere contestata dalle Anziane per il clima e dagli attivisti e attiviste climatiche. Il Comitato dei Ministri sta monitorando l’attuazione del caso.
Qual è il significato della decisione del Comitato dei Ministri?
Il Comitato dei Ministri si è riunito la settimana scorsa a Strasburgo per esaminare l’attuazione di importanti sentenze della Corte CEDU, tra cui quella nei confronti della Svizzera.
Il 7 marzo, il Comitato, che comprende i delegati e le delegate agli affari esteri dei 46 Stati membri del Consiglio d’Europa, ha rilasciato una dichiarazioneCollegamento esterno in cui riconosce che alcune questioni sono state “risolte a livello federale”, come le “lacune legislative”.
Tra queste, l’entrata in vigore, il 1° gennaio, della revisione della legge sulla CO2, che fissa gli obiettivi e le misure climatiche per il periodo fino al 2030, e una nuova legge che incentiva la produzione di elettricità da fonti rinnovabili.
“La decisione riconosce che la Svizzera ha posto rimedio alle carenze legislative individuate dalla Corte”
Ingrid Ryser, Ufficio federale di giustizia
Il Comitato ha evidenziato, tra le varie cose, la definizione di un primo bilancio di carbonio e le misure adottate o in preparazione a livello federale e cantonale per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra.
Tuttavia, la Svizzera deve ancora fornire maggiori informazioni sui progressi compiuti e dettagli sulle modalità di attuazione della legge sul CO2 e di altre leggi. Le autorità devono dimostrare che la metodologia utilizzata per attuare il quadro legislativo e amministrativo soddisfa i requisiti in materia di diritti umani delineati dalla Corte CEDU. Ciò si basa su una “quantificazione, attraverso un bilancio di carbonio o in altro modo, delle limitazioni delle emissioni nazionali di gas serra”.
Qual è stata la reazione del Governo svizzero?
Le autorità svizzere sembrano aver accolto con soddisfazione la decisione del Comitato dei Ministri. La Corte CEDU ha indicato che “non sono necessarie misure aggiuntive nel contesto delle misure individuali”, ha affermato Ingrid Ryser, portavoce dell’Ufficio federale di giustizia, in una e-mail a SWI swissinfo.ch.
“La decisione riconosce inoltre che la Svizzera ha posto rimedio alle carenze legislative individuate dalla Corte”, ha detto.
La richiesta di offrire ulteriori informazioni ed esempi concreti è una pratica standard in questi procedimenti, ha spiegato l’ufficio, aggiungendo che le autorità svizzere competenti esamineranno ora attentamente la decisione.
“L’obiettivo è dimostrare che la Svizzera soddisfa i requisiti della sentenza in termini di politica climatica, come già stabilito dal Consiglio federale alla fine di agosto 2024”, ha detto Ryser.
Il 28 agosto la Svizzera ha pubblicato la sua posizioneCollegamento esterno iniziale sul caso Anziane per il clima, in cui ha respinto con fermezza la sentenza della Corte CEDU. Ha criticato l’interpretazione ampia data dai giudici alla Convenzione europea dei diritti umani in materia di protezione del clima. Ha inoltre contestato l’inadeguatezza della politica climatica svizzera, sottolineando le nuove leggi in fase di elaborazione.
In un piano d’azione inviato al Consiglio d’EuropaCollegamento esterno lo scorso ottobre, che illustra come si sta conformando alla sentenza, la Svizzera si è attenuta a questa linea di difesa. Ha sottolineato i suoi nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni per il 2035, presentati a gennaio. Il Governo ha chiesto alla Corte CEDU di archiviare il caso.
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Qual è stata la reazione dei gruppi ambientalisti?
Anche le associazioni ambientaliste sembrano soddisfatte dell’annuncio di venerdì, definendolo una “seconda vittoria”. Le Anziane per il clima e Greenpeace hanno affermato che la Svizzera deve “tornare a fare i compiti a casa”, poiché non è ancora in grado di dimostrare che “sta facendo abbastanza per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C”.
“La Svizzera deve migliorare la sua politica climatica per porre rimedio alla violazione dei nostri diritti umani”, ha dichiarato Rosmarie Wydler-Wälti, co-presidente delle Anziane per il clima.
Raphaël Mahaim, uno degli avvocati dell’associazione, ha descritto la presa di posizione del Comitato dei Ministri come un “rimprovero pungente per la Svizzera”. Il Comitato ha ricordato alla Svizzera i suoi doveri e, in particolare, ha chiesto a Berna di definire un bilancio di carbonio, ha detto.
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Perché l’impronta di carbonio della Svizzera è più grande di quanto si pensi
Con “bilancio di carbonio” si fa riferimento alla quantità totale di CO2 che può ancora essere emessa dalle attività umane se si vuole limitare il riscaldamento globale a una determinata soglia (ad esempio, 1,5°C o 2°C al di sopra dei livelli preindustriali). Il totale è poi diviso tra i Paesi in base alla loro “giusta quota” e altri criteri.
In un documento di posizioneCollegamento esterno inviato a gennaio, le Anziane per il clima e un’ampia coalizione di ONG hanno contestato il piano del Governo e hanno insistito sull’”obbligo della Svizzera di quantificare un bilancio nazionale di carbonio equo e allineato a 1,5°C”.
Venerdì, i gruppi ambientalisti hanno dichiarato che il Comitato dei Ministri ha riconosciuto che il loro calcolo del bilancio di carbonio rimanente per la Svizzera è “significativamente inferiore” rispetto alla stima del Governo. Secondo loro, la quantità di emissioni che la Svizzera può ancora emettere sarebbe completamente raggiunta prima della fine del 2032 se il Paese dovesse attenersi alla sua politica attuale.
Cosa significa questo per il caso delle Anziane per il clima alla Corte CEDU?
La Svizzera è legalmente obbligata ad attuare la sentenza in base alla Convenzione europea dei diritti umani che ha ratificato nel 1974. Secondo la European Implementation Network, la metà di tutte le principali sentenze emesse dalla Corte CEDU nell’ultimo decennio sono ancora in attesa di una piena attuazione, che richiede in media oltre sei anni.
Sébastian Duyck, avvocato senior del Centro per il diritto internazionale dell’ambiente con sede a Ginevra, ha affermato che si tratta di una decisione “significativa” che invia un chiaro messaggio: “Il Governo non può ignorare o minimizzare la sentenza della Corte, come sembrava suggerire l’anno scorso”.
“La Svizzera deve migliorare la sua politica climatica per porre rimedio alla violazione dei nostri diritti umani.”
Rosmarie Wydler-Wälti, Anziane per il clima
“Oggi, i Governi europei hanno riaffermato lo Stato di diritto, chiarendo che le sentenze dei tribunali devono essere pienamente applicate. La Svizzera, come tutti gli altri membri del Consiglio d’Europa, non è esente da questo principio fondamentale”, ha dichiarato a SWI swissinfo.ch.
Corina Heri, professoressa assistente di diritto costituzionale e amministrativo presso l’Università di Tilburg, nei Paesi Bassi, ha dichiarato che il Comitato si è attenuto alla precedente sentenza della Corte, nonostante le voci secondo cui il Governo svizzero volesse aprire e chiudere immediatamente il processo di monitoraggio durante la prima riunione.
Il Comitato “sta applicando la procedura di monitoraggio standard, e ha anche sottoposto questo caso a un esame dettagliato data la sua importanza e complessità”, ha detto Heri.
“Tecnicamente si tratta solo di un piccolo e normale passo nel processo di attuazione della sentenza”, ha sottolineato. “Il caso sarà esaminato nuovamente a settembre; nulla è deciso in via definitiva. Se si trattasse di un caso qualsiasi, non ci sarebbe nulla da eccepire. Ma è il significato più ampio della sentenza, unito all’opposizione della Svizzera e ai suoi presunti sforzi per soffocare ulteriori monitoraggi, a renderlo rilevante”.
A cura di Gabe Bullard
Tradotto dall’inglese con l’aiuto di DeepL/lj
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