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Se la materia non fosse molto seria, a sintetizzare il caso basterebbe un meme sui social e una frase: manifestazioni invecchiate male, anzi malissimo. Già perché l’ormai famosa “Piazza per l’Europa”, convocata da Michele Serra su Repubblica per il prossimo 15 marzo, sta creando più malumori di un congresso di partito. L’idea originaria era quella di chiedere a tutto il campo progressista (e non solo) di schierarsi in difesa dell’Unione europea con un appello ampio che avrebbe potuto mettere d’accordo tanti. Peccato però che, neanche una settimana dopo, Ursula Von der Leyen ha annunciato un piano Ue di riarmo da 800 miliardi di euro: una mossa che ha portato la stessa segretaria dem Elly Schlein a prendere le distanze, con tanto di terremoti dentro il Pd. E – come già raccontato da il Fatto quotidiano – ora i partiti, ma anche sindacati e associazioni, si trovano di fronte al bivio: chi va in piazza per l’Europa si schiera a favore delle spese eccezionali in armi? Non è chiaro, un po’ sì e un po’ no. Anzi forse è meglio non dirlo, fare finta di niente e sperare che prima o poi ce ne si dimentichi. Non aiuta Bruxelles, che sul punto non mostra alcun dubbio: “Sulla difesa pronti a tutto”, insiste la Commissione. Ecco che allora fioccano le diserzioni, i distinguo e i passi indietro. Così Maurizio Landini dice che la Cgil ci sarà, ma la rappresentanze sindacali nelle aziende si ribellano. L’Anpi aderisce, ma con le proteste dei circoli. Non ci sarà l’Arci, mentre parteciperanno le Acli. E quella che sognava di essere l’occasione di risveglio per la società civile rischia di essere la fotografia di un campo in preda al caos.
Landini: “La Cgil ci sarà”. La lettera delle Rsu: “Si ritiri subito la partecipazione” – Uno dei drammi più grossi si sta consumando in casa della Cgil. Il segretario ha scritto una lettera a Repubblica il 9 marzo confermando che “saranno in piazza” per “un’idea di Europa alternativa a quella che ci stanno propinando in questi giorni”. E ci saremo “anche con le bandiere della pace“, ha detto, “perché la Cgil non condivide e intende contrastare l’idea di Von der Leyen”. Le due pagine di intervento però, non hanno spento i tormenti dentro il sindacato. Le Rsu delle aziende stanno continuando a firmare una contro-lettera che raccoglie adesioni al grido di “no 15 marzo”: “Con quale coerenza la Cgil può continuare a rivendicare la difesa della sanità pubblica o l’aumento dei salari sostenendo questi macellai che stanno a Bruxelles?”, scrivono. “Si ritiri immediatamente la partecipazione“. Lo dicono le rappresentanze sindacali, ma l’umore sembra condiviso dalla base se si guardano i commenti sotto i post di Facebook: “Ravvedetevi. Perderete tanti iscritti aderendo a quella piazza ambigua”; “non si è mai visto un sindacato di sinistra che sostiene una guerra”; “la toppa di Landini è peggiore del buco“. E via dicendo.
Le tensioni dentro l’Anpi – Non vanno meglio le cose dentro l’Associazione nazionale partigiani. La loro adesione è stata una delle prime, ma con un messaggio di condanna per la linea imposta da Von der Leyen: “L’idea di unità europea fondata sulla democrazia, sulla pace e sul lavoro”, si legge, “è clamorosamente tradita dal piano ReArm Europe“. E ancora “un’economia di guerra, vuol dire prepararsi alla terza guerra mondiale”. E in piazza “va dichiarata senza ambiguità la natura pacifica e solidale dell’Europa che vogliamo”. Per l’Anpi è importante esserci per ribadire che priorità dev’essere la pace. La decisione però, è tutt’altro che condivisa all’unanimità. E non mancano le sezioni locali che stanno prendendo le distanze. Non parteciperà, ad esempio, l’Anpi di Roma. “Perché”, hanno scritto in una nota, “sono gravi le responsabilità delle classi dirigenti europee in ordine alla totale assenza in questi anni di un minimo tentativo di azione diplomatica e di intervento politico rivolto alla composizione dei conflitti”. Staranno a casa e invitano tutti a fare lo stesso: “Vista la debolezza e la assenza totale di questi riferimenti” invitiamo “le iscritte e gli iscritti e simpatizzanti a parteciparvi se non a titolo esclusivamente personale e senza bandiere”. Una linea per niente isolata: la sezione di Reggio Calabria, ad esempio, si è schierata contro l’adesione e ha invitato “le realtà sane del territorio” a prendere la stessa posizione.
L’Arci non ci sarà, aderiscono le Acli – Gli 800 miliardi di euro per le armi hanno fermato anche l’Arci da qualsiasi tentazione di presentarsi in quella piazza. “Utilizzare i fondi della coesione sociale per riarmarci, è un attacco all’Europa dei diritti, della sicurezza comune e della pace”, hanno scritto. “Sappiamo che gran parte di chi parteciperà alla manifestazione sostenuta da la Repubblica, porterà in quella piazza lo smarrimento che è anche il nostro, non lo neghiamo. Per questo abbiamo rispetto per quella piazza”. Ma “oggi quella piazza non riesce ad essere la nostra piazza fino in fondo e lo diciamo con grande serenità e rispetto”. Perché “sostenere l’Europa solo sulla spinta emotiva rischia di trasformare un giusto sentimento in un sostegno incondizionato alle politiche di guerra che l’attuale Commissione Europea, d’intesa con gli Stati membri, sta portando avanti con scelte impressionanti“. Nessuno dubbio invece dalle Acli (Associazioni cristiane lavoratori italiani”) che, hanno fatto sapere nei giorni scorsi, accolgono invece “con convinzione l’appello lanciato da Michelle Serra”. E chiedono a tutti di “fare un passo indietro rispetto a personalismi e protagonismi” e dare spazio “ai tanti movimenti giovanili europeisti”. Ci saranno e con convinzione anche la Legacoop e l’Alleanza per lo sviluppo sostenibile. E pure la Comunità di Sant’Egidio. Molto più perplessi Marco Mascia del Centro Diritti Umani Anotnio Papisca e Flavio Lotti, presidente della Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace: “Partiamo dal presupposto che tutti siamo d’accordo che c’è bisogno di più Europa. Ma quale Europa?”, hanno scritto in un’altra lettera piena di perplessità.
Imbarazzo anche tra i partiti – Il clima è simile anche tra i rappesententanti politici. Schlein ha detto che il Partito democratico ci sarà, ma è un’adesione che arriva in un momento di grandi scosse interne. “Non difendiamo solo l’esistente, difendiamo i valori. La strada di von der Leyen non è quella giusta, allora scendiamo in campo per cambiare”, ha detto il 4 marzo. Ma poco dopo è stato Romano Prodi, in diretta a Che tempo che fa, a sconfessarla dicendo che “il riarmo è un passo necessario”. Quindi i dem ci saranno, ma non senza confusione interna. In quella stessa adunata poi, ci sarà anche Azione. E Carlo Calenda ha già detto qualcosa di praticamente opposto: “Se quella piazza dirà via alle armi, sarà anti-europeista”. Condivide Italia viva e la gran parte del mondo riformista. Difficile pensare poi a un’adesione del Movimento 5 stelle. Giuseppe Conte, sempre da Fabio Fazio, si è rivolto direttamente a Michele Serra: “In questo momento non c’è possibilità di ambiguità e incertezza nel dire ‘no’ con nettezza a questa Europa”, ha detto. “Michele Serra, ti prego se potessi definire meglio la piattaforma della manifestazione perché l’Europa delle istituzioni ufficiali sta andando verso il riarmo e io non posso esserci. Se lo precisi, ci saremo“. Del resto Serra, a “Piazza pulita” su La7, aveva già cercato di aggiustare il tiro: “La mia è una proposta ai cittadini perché si faccia qualcosa”, ha detto evocando il “do something” pronunciato da Mario Draghi. Ma ha ammesso: “Certo la risposta di Von der Leyen non è entusiasmante”. Anche di questo parlerà la manifestazione? In attesa di risposte, regna il caos.
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