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Contributi e agevolazioni

per le imprese

 


Il nostro Paese, secondo una nota del Centro Studi di
Confindustria
, ha una delle economie più sostenibili del mondo avanzato in termini di emissioni di CO2, 0,12 chilogrammi per dollaro di Pil: è un terzo della media del G20, in Europa solo Francia e Regno Unito fanno meglio. Siamo diciassettesimi nella Ue per intensità di emissioni, pur essendo la seconda manifattura. La produttività delle risorse è elevata, 3,6 euro per chilogrammo contro una media Ue di 2,2, e la produttività energetica la migliore tra le potenze industriali, 11,8 euro per chilogrammo equivalente di petrolio. Siamo anche leader nel riciclo, con l’economia circolare che vale il 2,7% del Pil e 613 mila occupati.

“Come spesso accade le imprese italiane hanno trasformato le difficoltà in capacità di reazione”, ha detto Lara Ponti, vicepresidente con delega alla transizione ambientale e obiettivi ESG, in un colloquio con
Repubblica Affari & Finanza. “Il fatto di non avere materie prime e di pagare costi dell’energia più alti dei concorrenti le ha spinte a un utilizzo più efficiente delle risorse”. Tra il 2014 e il 2023 l’intensità di emissioni della manifattura è calata del 17,1%, la produttività energetica cresciuta del 36% in vent’anni. L’impennata dei prezzi energetici seguita alla guerra in Ucraina ha spinto per necessità le aziende ad un’efficienza ancora maggiore. Vedere l’acciaio, emblema del settore “hard to abate”, dove la produzione tricolore è quasi completamente elettrificata e nutrita da rottami ferrosi. Oltre il 70% delle emissioni viene oggi da quattro settori che rappresentano appena il 15% del valore aggiunto manifatturiero, minerali non metalliferi, derivati dal petrolio, chimica e metallurgia, e che pure hanno ridotto le missioni più dei pari stranieri.

Tuttavia, “La realtà produttiva italiana è molto diversificata per ambiti e dimensioni – ha aggiunto Lara Ponti – ci sono settori strategici senza i quali la nostra dipendenza dall’estero si amplierebbe, in cui le tecnologie per decarbonizzare mancano, per cui il costo è molto alto. E poi ci sono le piccole imprese, in Italia oltre il 95%, per cui il peso burocratico è davvero oneroso. Noi siamo d’accordo con gli obiettivi europei, il problema è come si è deciso di arrivarci, senza tenere conto delle diversità tra Paesi e senza valutare il rapporto tra costi e benefici delle regole. Ponti è una società benefit certificata, processo che abbiamo gestito tutto in autonomia, ma quando è arrivata la direttiva europea sul reporting di sostenibilità non siamo riusciti ad affrontarla da soli, ci sono centinaia di indicatori generici ed altri specifici di settore. Si immagina i nostri fornitori, molti piccoli?”.

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Sul Clean Industrial Deal, per riconciliare la decarbonizzazione con il rilancio industriale dell’Europa, e il pacchetto
Omnibus che riduce gli oneri burocratici delle varie direttive sulla
sostenibilità, specie per le Pmi, la vicepresidente Ponti ha continuato: “La sburocratizzazione è la parte più concreta, mentre il Clean Industrial Deal per ora è una dichiarazione di intenti, riconosce che c’è bisogno di una revisione, ma non basta. Mancano misure su sostenibilità e decarbonizzazione che tengano conto del contesto di competizione globale che le imprese fronteggiano. Bisogna capire cosa verrà fatto e in che tempi. La Commissione deve agire subito perché Usa e Cina stanno correndo troppo veloci”.

Accompagnare tutte le imprese nel processo di transizione è il senso delle proposte a sostegno dell’economia circolare che Confindustria presenterà a Bruxelles, ora che la Commissione prepara un nuovo Circular
Economy Act
. “La prima è semplificare e armonizzare il quadro europeo: meno norme e più chiare. La seconda è sostenere la ricerca, con processi autorizzativi veloci per le nuove applicazioni. La terza è che il settore pubblico premi i prodotti circolari nei suoi acquisti”. Sostenibilità e circolarità, per un’Europa povera di risorse, significano competitività e sicurezza, mentre il resto del mondo rischia di abbandonare gli obiettivi di sostenibilità su cui siamo già i ritardo. “Non penso che in Italia e in Europa ci sarà una regressione – ha concluso Ponti – da un lato perché il tema della sostenibilità è molto sentito dalle nuove generazioni, dall’altro perché le aziende che hanno intrapreso questa strada investendo ne vedono i benefici”.



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