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All’indomani delle elezioni tedesche, sulla stampa italiana sono apparsi molti commenti accomunati da una sorta di senso di sollievo per il risultato elettorale dell’AfD: solo il 20,8%, non abbastanza per governare.
Forse temevano l’avvento di un governo intenzionato ad autorizzare il rimpatrio degli immigrati anche in paesi come Afghanistan e Siria, abolire il ricongiungimento familiare per i beneficiari di tutela secondaria (circa un terzo dei richiedenti asilo nel 2024), chiudere i programmi di asilo umanitario e reintrodurre i controlli alle frontiere? Pronto ad abrogare il divieto di realizzare nuovi impianti di riscaldamento alimentati da combustibili fossili e ad invertire la rotta sulle misure introdotte per contrastare e/o vietare l’utilizzo di veicoli a diesel e benzina? O, ancora, un governo contrario al principio di autodeterminazione dell’identità di genere, convinto che l’unico modello di famiglia corretto sia quello composto da padre, madre e figli? Che volesse reintrodurre la leva obbligatoria?
Beh, ho una brutta notizia: quel governo, probabilmente, si farà.
Perché quelle appena elencate sono anzitutto posizioni della Cdu e del suo cancelliere in pectore Friedrich Merz, condivise amorevolmente dalla AfD: resta solo da capire cosa sia pronta ad ingoiare la Spd pur di formare l’ennesima Große Koalition. Anche perché la Cdu vuole molto altro – in certi casi addirittura di più dell’AfD stessa: vorrebbe introdurre la videosorveglianza con riconoscimento facciale in luoghi pubblici come stazioni e aeroporti, dotare tutte le forze di polizia di taser, obbligare i fornitori di servizi di accesso a internet a memorizzare l’indirizzo IP di ogni utente, in modo da rendere sempre possibile risalire a cosa abbia fatto o consultato un determinato utente in un determinato momento, introdurre l’obbligo di monitorare la carriera scolastica di ogni alunna o alunno in forma digitale a scopi statistici e di miglioramento del sistema dell’istruzione pubblica e abrogare la recente legge di legalizzazione della cannabis a scopo ricreativo.
Merz è lo stesso che il 29 gennaio scorso fece appello ai voti della AfD in parlamento per approvare un progetto di legge sull’immigrazione (legge proposta due giorni dopo e rigettata dallo stesso parlamento), violando ciò che in Germania viene definito “Brandmauer”, ossia muro tagliafuoco: il principio per cui i partiti che si riconoscono nell’ordinamento democratico rifiutano di collaborare con la AfD. Ed è anche lo stesso che il 26 febbraio depositò un’interrogazione parlamentare al governo sul finanziamento delle organizzazioni non governative (tra cui la pericolosissima associazione “Omas gegen Rechts”, ovvero “Nonne contro la destra”) che pochi giorni prima avevano manifestato contro la sua agenda politica, con un intento intimidatorio neanche tanto mascherato.
Da ultimo, Merz (con la complicità della Spd) ha addirittura proposto di sospendere il limite costituzionale all’indebitamento dello stato introdotto nel 2009 sotto il governo della sua collega di partito Angela Merkel per far fronte ad un investimento di 500 miliardi per la difesa. Mettetevi per un attimo nei panni del cittadino tedesco medio, che per tutta la vita è stato allevato a pane (integrale) e austerità, che affronta quotidianamente scuole fatiscenti, servizi pubblici non funzionanti, treni in ritardo o cancellati, tempi biblici per accedere a cure specialistiche, e improvvisamente scopre che invece se si tratta di spendere in armamenti la regola non vale.
Chi si illude che aver scongiurato l’avvento dell’AfD al governo sia una garanzia per la democrazia evidentemente vive su un altro pianeta. Anzitutto, AfD è il secondo partito in parlamento e l’unico ad aver guadagnato voti (fatta eccezione per la Linke, di estrema sinistra). Cdu e verdi hanno perso consensi, Spd ha subito un tracollo, i liberali non sono neanche entrati in parlamento. Nella ex Germania dell’est AfD è primo partito praticamente ovunque (salvo Berlino, Potsdam e Lipsia), sfiorando il 47% in alcune zone della Sassonia: un risultato che nessun altro partito è riuscito ad ottenere. Ha di fronte a sé altri quattro anni di opposizione a un governo che sembra intenzionato a far proprie molte delle sue battaglie: che vuoi di meglio dalla vita?
In questa strana epoca storica, in cui fare parallelismi cretini con fascismo e nazismo sembra essere diventata la moda dominante, forse l’unico parallelismo storico che legge è quello che accomuna i partiti democratici, che oggi come cent’anni fa dimostrano di essere totalmente incapaci di restare fedeli ai propri valori democratici e proporre un’alternativa convincente all’estremismo dilagante. O, parafrasando lo storico Gabriele De Rosa: vedono i fascisti, ma non vedono il fascismo.
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