Messaggi WhatsApp e indagini fiscali: cosa può usare l’Agenzia delle Entrate

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Nell’era della comunicazione digitale, le chat su WhatsApp, Telegram, Signal, Facebook Messenger e altre piattaforme di messaggistica istantanea non sono solo strumenti di interazione sociale, ma possono diventare prove utilizzabili in tribunale o nei controlli dell’Agenzia delle Entrate. Dai semplici messaggi testuali alle emoticon, fino ai contenuti multimediali condivisi, ogni elemento può assumere rilevanza giuridica e fiscale.

Valore probatorio delle chat nei processi legali

Le conversazioni digitali possono essere utilizzate come prove documentali in procedimenti civili e penali. In Italia, la Corte di Cassazione ha riconosciuto che i messaggi di WhatsApp rientrano tra le riproduzioni informatiche previste dall’articolo 2712 del Codice Civile. Questo principio si applica anche ad altre piattaforme di messaggistica, purché si garantisca l’integrità e l’autenticità delle conversazioni.

Gli elementi che possono essere utilizzati come prove includono:

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  • Messaggi testuali: Possono dimostrare accordi, minacce, diffamazioni o dichiarazioni compromettenti.
  • Emoticon e GIF: Alcune sentenze hanno riconosciuto il valore comunicativo di emoticon e immagini animate, interpretandole nel contesto della conversazione.
  • Messaggi vocali: Considerati prove dirette, purché non siano alterati.
  • Allegati e link: Foto, video e documenti condivisi nelle chat possono costituire elementi di prova.
  • Dati di accesso e timestamp: Possono dimostrare la partecipazione di un utente a una conversazione in un dato momento.

Oltre a WhatsApp, anche Telegram e Signal offrono strumenti per conservare le conversazioni, come i messaggi salvati nei cloud e le esportazioni di chat, che possono essere utilizzate in un procedimento giudiziario.

Le chat nelle indagini fiscali e aziendali

L’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza possono utilizzare le conversazioni digitali come prove documentali nei controlli fiscali, specie in caso di evasione fiscale, contratti non registrati o pagamenti in nero. Le chat possono rivelare transazioni illecite o accordi non dichiarati, e in alcuni casi le autorità hanno già acquisito screenshot o estratti di conversazioni come elementi probatori.

Anche in ambito aziendale, le comunicazioni via chat possono essere utilizzate per risolvere controversie contrattuali o disciplinari tra dipendenti e datori di lavoro.

Come vengono acquisite le chat come prove

Perché una conversazione su WhatsApp, Telegram o altre app sia considerata una prova valida, è necessario rispettare specifiche modalità di acquisizione:

  • Screenshot e trascrizioni: Devono essere certificate per garantirne l’autenticità.
  • Perizie tecniche: Un esperto può analizzare i metadati dei messaggi per verificarne l’integrità.
  • Notarizzazione digitale: Alcune piattaforme permettono di certificare le conversazioni attraverso strumenti legali.
  • Testimonianze: Chi ha partecipato alla conversazione può confermare il contenuto dei messaggi.

Le piattaforme di messaggistica istantanea hanno rivoluzionato la comunicazione, ma con esse sono aumentati anche i rischi legali e fiscali legati ai contenuti condivisi. Sia nel contesto giudiziario che fiscale, le conversazioni digitali possono essere utilizzate come prove, rendendo necessaria una maggiore consapevolezza nell’uso di questi strumenti. Una semplice emoticon o un messaggio vocale possono avere conseguenze importanti, sottolineando l’importanza di un utilizzo responsabile delle piattaforme di chat.





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