09/03/2025
Protezionismo, dazi, minori scambi commerciali con gli Stati Uniti e incremento della domanda di logistica intra-continentale in Europa: la supply chain globale vive questo nuovo quadro di riallineamento delle strategie di approvvigionamento che potrebbe portare a una possibile accelerazione del reshoring produttivo, a un generalizzato aumento dei costi, volatilità e instabilità dei mercati.
In un simile contesto, le aziende devono ripensare alla gestione dei propri fornitori in chiave sempre più strategica. Ma come? E per quali motivi? Lo spiega Micaela Valent, COO Solutions di IUNGO, azienda modenese specializzata nell’ottimizzazione dei processi di supply chain collaboration.
Cosa è cambiato negli ultimi anni
A causa delle crisi globali e spesso conseguenti interruzioni, negli ultimi anni, la supply chain è evoluta nella direzione di una maggiore digitalizzazione: le aziende hanno integrato nei loro processi piattaforme cloud per l’analisi dei dati in tempo reale, migliorando il monitoraggio delle performance dei fornitori e la gestione del rischio. Inoltre, si è diffusa la pratica del procurement collaborativo per rafforzare le relazioni di lungo termine e garantire una supply chain più resiliente.
In uno scenario di incertezza geopolitica come quello che sta caratterizzando il primo trimestre del 2025, ripensare in particolare la gestione dei fornitori è fondamentale per garantire continuità operativa, ridurre i rischi e mantenere un vantaggio competitivo. Un approccio sempre più strategico all’attività, consente infatti di diversificare le fonti di approvvigionamento, migliorare la solidità aziendale e sfruttare l’innovazione per rispondere rapidamente ai cambiamenti del mercato.
Come evolverà la gestione dei fornitori
Se è vero che negli ultimi anni l’inasprimento delle politiche protezionistiche e l’aumento dei dazi doganali hanno profondamente trasformato il panorama delle supply chain globali, è altrettanto vero che le aziende devono rafforzare il controllo sulla propria rete di fornitori, ridurre i rischi e ottimizzare i processi di approvvigionamento. In questo scenario complesso, la gestione strategica dei fornitori è una leva determinante per garantire continuità operativa, competitività e resilienza.
Ma quali sono le tendenze chiave in questo contesto?
Nearshoring e reshoring: a causa delle tensioni geopolitiche e soprattutto della globalizzazione senza freni, sempre più imprese stanno optando per il nearshoring e il reshoring, ossia per la scelta di fornitori geograficamente più vicini o per il ritorno della produzione nel proprio territorio. Questo approccio garantisce maggiore controllo sulla supply chain, riduce l’incertezza legata alla logistica e limita l’impatto delle fluttuazioni dei costi di trasporto. La dipendenza da fornitori lontani e da filiere estese rappresenta infatti un rischio concreto. Con strumenti digitali avanzati, poi, le aziende possono analizzare rapidamente il proprio parco fornitori e identificare alternative strategiche più affidabili.
Digitalizzazione della qualifica dei fornitori: in un contesto di attualità sempre più complesso, non basta più scegliere un fornitore basandosi solo su costi e capacità. È fondamentale assicurarsi che il proprio partner sia affidabile, conforme alle normative e ai criteri ESG e in grado di incrociare gli standard aziendali nel lungo periodo. Per questo, la qualifica dei fornitori sta diventando un processo sempre più strutturato e supportato da tecnologie avanzate. L’intelligenza artificiale, ad esempio, analizza una grande quantità di dati utili ai fornitori che si trovano a compilare diversi questionari di qualifica per i clienti. La blockchain, invece, garantisce trasparenza e sicurezza nella gestione dei dati e delle certificazioni. L’automazione, infine, velocizza il processo di raccolta ed elaborazione di informazioni e restituisce, in modo oggettivo e automatico, l’esito della qualifica del fornitore attraverso un punteggio..
Vendor Rating: una volta qualificati, i fornitori devono essere monitorati nel tempo per assicurarsi che continuino a garantire un livello di servizio adeguato. Per questo, sempre più aziende stanno adottando sistemi di vendor rating, che permettono di valutare in maniera oggettiva e strutturata le prestazioni dei fornitori attraverso parametri chiave come l’affidabilità delle consegne, la qualità dei prodotti e il rispetto degli standard di sostenibilità e conformità normativa. Grazie agli algoritmi predittivi, oggi è possibile anticipare eventuali cali di prestazione e intervenire tempestivamente per evitare disservizi. Inoltre, l’integrazione di criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) all’interno del vendor rating consente di incentivare comportamenti più sostenibili e responsabili da parte dei fornitori. Premiare i partner più virtuosi con una maggiore visibilità e nuove opportunità di business diventa così un modo efficace per costruire una supply chain più solida e resiliente.
Gestione delle non conformità: gli imprevisti sono inevitabili, ma gestirli in modo tempestivo può fare la differenza. L’inasprimento delle normative doganali e la crescente attenzione alla qualità dei prodotti, stanno rendendo la gestione delle non conformità un aspetto sempre più centrale. Per questo, molte aziende stanno adottando soluzioni digitali che permettono di automatizzare la segnalazione dei problemi e attivare immediatamente azioni correttive. L’integrazione di sensori IoT nella catena di fornitura, ad esempio, consente di identificare anomalie nei prodotti prima ancora che vengano consegnati, evitando sprechi e ritardi. Inoltre, la creazione di un archivio storico delle non conformità permette di analizzare i trend e implementare strategie di miglioramento continuo, riducendo fisiologicamente il numero di problemi e ottimizzando l’intero processo di approvvigionamento.
Micaela Valent
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