“La mia Atalanta è più forte di ogni difficoltà”

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Dopo una notte memorabile per l’Atalanta, che ha travolto per 4-0 la Juventus sul suo campo, Gian Piero Gasperini si presenta in conferenza stampa orgoglioso e soddisfatto. Il tecnico nerazzurro sottolinea il valore assoluto della prestazione dei suoi giocatori, parla apertamente dell’importanza della mentalità e del gruppo, e manda un messaggio chiaro a chi dubita della compattezza del suo spogliatoio. Ecco quanto evidenziato da TuttoAtalanta.com


Mister, raramente abbiamo visto una Juve così dominata in casa propria. Che giudizio dà alla prestazione della sua squadra, e quanto incide sul morale una vittoria simile?

“Questa vittoria è qualcosa di straordinario. Non era facile immaginare una partita così dominante alla vigilia, soprattutto considerando il momento positivo della Juventus, che veniva da cinque vittorie consecutive e puntava ad inserirsi nella lotta per i primi posti. È chiaro che questa serata ci regala non solo punti importanti ma anche una grande spinta morale. Non voglio definirla una gara perfetta, perché nel primo tempo abbiamo mancato alcune occasioni che potevano renderci più tranquilli già prima dell’intervallo, ma certamente nella ripresa siamo stati impeccabili.”

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Mister, questa vittoria netta nasce più da una grande interpretazione tattica della gara o dall’atteggiamento mostrato in campo dai suoi giocatori?

“Entrambi gli aspetti sono stati determinanti. Il risultato parla chiaro, ma quello che mi rende particolarmente orgoglioso è l’atteggiamento della squadra. Oggi abbiamo giocato con coraggio, personalità e grande determinazione, elementi che hanno fatto la differenza contro una Juventus forte e organizzata.”


Da allenatore che vive ogni giorno lo spogliatoio, cosa l’ha resa più orgoglioso in una partita di questo livello, vinta così nettamente contro un avversario di grande valore?

“In questi anni l’Atalanta ha già offerto prestazioni simili contro avversari molto forti, ma ogni volta ripeterle rappresenta una conferma importante. Questa squadra sa essere competitiva, non si abbatte mai davanti alle difficoltà e reagisce sempre con grande compattezza. Il nostro spogliatoio è eccezionale, perché tutti i giocatori sanno mettere il gruppo e la maglia davanti ai singoli interessi. Per questo motivo, quando qualcuno parla superficialmente di problemi interni, rimango molto infastidito, perché non è assolutamente vero. Possiamo affrontare difficoltà di gioco, ma mai difficoltà umane: quelle le risolviamo subito e sempre con grande maturità.”


Stasera un abbraccione significativo con Lookman: cos’ha significato per voi quel gesto e quale trasformazione ha visto in lui?

“Quando trascorri quasi 300 giorni all’anno insieme nello spogliatoio, è normale avere visioni differenti o momenti di incomprensione. Ademola è diventato un calciatore straordinario nel momento esatto in cui ha capito l’importanza del concetto di squadra. Prima era un giocatore più individualista, ma non per carattere: era influenzato dal contesto, che lo spingeva più all’individualità che al collettivo. Lookman ha reso grande l’Atalanta e l’Atalanta ha reso grande lui. Credo che entro fine stagione riuscirà persino a indossare la fascia di capitano, e questo sarebbe il simbolo definitivo di un giocatore che ormai sente questi colori sulla pelle.”


È evidente che l’assenza dalle coppe europee in queste settimane vi abbia dato più energia. Rimpiange comunque l’eliminazione dalla Champions League?

“Le coppe io preferisco sempre giocarle e sono sinceramente dispiaciuto della nostra uscita dalla Champions, perché quella competizione ci piace tantissimo e ci fa crescere enormemente. Il nostro vero problema sono stati gli infortuni gravi che abbiamo subito. Non abbiamo avuto molti stop, ma quelli che abbiamo avuto sono stati pesantissimi: perdere Scamacca, Scalvini e Kossounou per periodi lunghissimi, dai 6 agli 8 mesi ciascuno, è come se alla Juve fossero mancati Bremer e Milik per tutto l’anno. Oggi avevamo fuori solo Posch, quindi complessivamente non abbiamo avuto una situazione critica in termini numerici, ma quegli infortuni lunghi inevitabilmente hanno pesato.”

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Come valuta fisicamente questo periodo rispetto a quando giocate tre partite alla settimana?

“Queste ultime due settimane ci hanno aiutato, è vero, perché venivamo da cinque mesi molto intensi in cui abbiamo giocato praticamente sempre ogni tre giorni. Era inevitabile arrivare un po’ tirati fisicamente. Andando avanti nella stagione, però, non è detto che giocare meno sia sempre un vantaggio: l’anno scorso, ad esempio, abbiamo visto che con l’arrivo dei primi caldi primaverili, giocare spesso ci aiutava a mantenere ritmo e brillantezza. È fondamentale allenarsi bene e dosare energie per essere pronti nei momenti chiave della stagione.”


La scelta di Cuadrado titolare a sorpresa, al posto di De Ketelaere, da cosa nasceva?

“Oggi ho scelto Cuadrado perché volevo giocare con un tridente puro invece che con due punte e un trequartista. Juan ha caratteristiche diverse rispetto a De Ketelaere, dà molta più profondità e aggressività, specialmente in fase offensiva. Avevo bisogno della sua spinta sulla fascia e penso che abbia fatto un’ottima partita.”


Considera questa la vittoria più importante nella sua storia all’Atalanta, almeno in campionato?

“Dal punto di vista del risultato, certamente è la più eclatante ottenuta sul campo della Juventus. Abbiamo già vinto in passato qui, ma mai con un risultato così netto. Tuttavia, abbiamo avuto tante altre vittorie speciali: penso al 3-0 di Liverpool, alla finale di Europa League a Dublino e altre sfide memorabili con le big del calcio italiano ed europeo. Sicuramente, però, questa vittoria è significativa perché ci permette di continuare a sognare e di essere ancora vicinissimi a Inter e Napoli, due squadre che finora hanno sbagliato pochissimo. Alla 29ª giornata poter giocare con questa consapevolezza è qualcosa che non era mai successo prima.”


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