■Antonio Loiacono
L’incontro tra i sindaci di Longobucco, Bocchigliero e Campana (coadiuvati dal Consigliere Regionale, Davide Tavernise e dalla CGIL rappresentata dal Segretario Generale della Provincia di Cosenza Massimiliano Ianni e dal Segretario della Camera del Lavoro di Longobucco Antonio Baratta) con il Direttore Generale dell’ASP di Cosenza, Antonello Graziano, rappresenta senza dubbio un passo avanti nel tentativo di garantire servizi sanitari minimi in territori da troppo tempo dimenticati. La promessa di istituire punti fisici H24 di “ambulatori virtuali” e di predisporre aree per l’elisoccorso notturno sono misure che, se attuate concretamente, potrebbero fornire risposte immediate alle necessità sanitarie di queste comunità.
La riunione è stata convocata in seguito al sit in di protesta tenutosi due settimane prima a Cosenza e dopo una mobilitazione generale da parte di queste comunità dall’avvento del COVID-19 in poi, quando l’abbandono delle aree interne si è avvertito ancora più pesantemente.
:” Ebbene, finalmente torniamo a casa con la sensazione che ci possa essere una svolta per la tutela della salute pubblica nelle aree marginali e periferiche -dichiara con entusiasmo, Agostino Chiarello, sindaco di Campana- Se le parole si tramuteranno in fatti, e noi vigileremo affinché ciò avvenga, nei tre comuni avremo ciascuno:
1) piazzola elisoccorso notturna: compito delle Amministrazioni Comunali individuare e adibire l’area, ritenuta congrua dopo attenta analisi del tecnico aeronautico, con platea di cemento trenta per trenta, mentre l’illuminazione del sito sarà a carico di ASP;
2) ambulatorio virtuale: ogni comune sarà dotato di strumentazione di ultima generazione per visite sul posto da parte di un infermiere a postazione fissa, con analisi dei dati da remoto da parte del team di medici professionisti individuati, ma con la possibilità che venga affiancato sul posto anche dai medici di base durante l’orario di lavoro o di reperibilità;
3) auto medicalizzata notturna e festiva, con medico e infermiere a bordo, che si sposterà a chiamata nei tre comuni e affiancherà le guardie mediche.
Come Amministrazione, dopo varie e infruttuose discussioni sulle soluzioni da adottare per ridurre l’isolamento dei nostri centri svolte nel corso degli anni, troviamo adesso finalità di intenti in tema di tutela sanitaria con i vertici aziendali: la telemedicina adottata tramite gli ambulatori virtuali e le piazzole di elisoccorso adibite al volo notturno sono soluzioni decisamente più mirate alla riduzione dei problemi delle aree svantaggiate, sposando l’idea che non si porterà l’assistito verso l’ospedale più vicino ma in quello meglio attrezzato per la risoluzione del caso clinico. Crediamo -conclude il primo cittadino di Campana- si sia tracciata finalmente la strada giusta: saremo attenti alla realizzazione del progetto e vigili rispetto ai tempi di attuazione!”
Tuttavia, non si può fare a meno di osservare come due comuni limitrofi, Scala Coeli e Mandatoriccio, siano stati tagliati fuori da questo importante “progetto” sanitario. La causa di questa esclusione? Ci raccontano della mancanza di impegno e la superficialità mostrata da queste amministrazioni nei confronti di una lotta che potrebbe migliorare la vita di tanti cittadini.
Mandatoriccio e Scala Coeli, pur vivendo gli stessi problemi sanitari di Campana, Bocchigliero e Longobucco, non hanno preso parte alle manifestazioni e agli incontri preparatori che hanno portato alla creazione del progetto sanitario in questi comuni. Nonostante la carenza di medici di base, la difficoltà di accesso alle cure e il fenomeno dello spopolamento, questi comuni hanno scelto di glissare l’importante mobilitazione. Una scelta che oggi li vede penalizzati, esclusi da un progetto che avrebbe potuto migliorare la qualità della vita dei loro abitanti.
La storia di Scala Coeli e Mandatoriccio, purtroppo, è quella di una disattenzione che si traduce in un’ingiustizia per i cittadini che vi abitano. Non aver creduto nella lotta dei comuni vicini, non aver preso parte alle riunioni con l’ASP di Cosenza, significa oggi dover fare i conti con l’esclusione. Un risultato che non è certo colpa della sanità di prossimità che è stata progettata, ma piuttosto della mancanza di visione di chi ha preferito restare a guardare, senza prendersi la responsabilità di combattere per i propri cittadini.
Oggi, quei comuni che hanno saputo fare rete, che hanno creduto nell’importanza di fare squadra, possono sperare in un futuro sanitario migliore. Mandatoriccio e Scala Coeli, invece, si ritrovano soli, tagliati fuori da un sistema che avrebbe potuto dare loro una risposta concreta.
La lezione da imparare è chiara: chi non crede in una battaglia comune, chi non partecipa attivamente alla lotta per i propri diritti, alla fine rischia di restare fuori. La sanità di prossimità non è un’opportunità che si può prendere alla leggera. È un bene che va difeso con determinazione e che, quando non viene coltivato con cura, rischia di escludere chi, nel silenzio, ha scelto di non lottare.
L’assenza dei due Comuni dalla “joint venture sanitaria” deve essere un monito per tutte le comunità: l’indifferenza e la mancanza di impegno verso i temi cruciali per la salute pubblica possono portare a gravi esclusioni. La battaglia per la sanità equa e giusta deve essere una lotta collettiva, e chi sceglie di non combattere rischia di trovarsi senza nulla.
Anche a Scala Coeli e Mandatoriccio la carenza di medici di base è un dramma quotidiano. Anche qui l’assenza di presidi sanitari adeguati costringe i cittadini a viaggi estenuanti per una semplice visita o per il rinnovo di una ricetta. Anche qui lo spopolamento è una conseguenza diretta della mancanza di servizi essenziali.
Tuttavia, se la sanità territoriale ha davvero l’obiettivo di garantire equità di accesso alle cure, non può permettersi di lasciare indietro pezzi di territorio. La lotta di Longobucco, Bocchigliero e Campana deve essere la lotta di tutti i comuni dell’entroterra, senza distinzioni. La Cgil e gli amministratori locali devono farsi carico anche di questa realtà e pretendere che gli stessi provvedimenti vengano estesi a tutti i centri colpiti dalla crisi della sanità pubblica calabrese. Perché la sanità non può essere a macchia di leopardo, né tantomeno una questione di “chi grida più forte”.
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