Inquinamento, l’Europa boccia la Puglia per la qualità dell’aria. Ecco le regioni peggiori

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L’Europa boccia la Puglia sulla qualità dell’aria. In realtà, è tutta l’Italia, assieme alla Polonia, a destare preoccupazioni per il livello di inquinamento, ma la Puglia è tra le regioni peggiori.

A sottolinearlo il secondo rapporto sul monitoraggio e le prospettive dell’inquinamento zero della Commissione europea e dall’Agenzia europea per l’ambiente, che pone l’accento sul livello di concentrazione di particolato fine (Pm2.5) negli Stati membri. Nel report si legge precisamente: «Mentre la qualità dell’aria è inferiore agli standard di qualità dell’aria stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità in molti paesi dell’Ue, la situazione è particolarmente preoccupante in alcuni Stati membri, tra cui Italia e Polonia». Nel territorio italiano sono solo cinque le regioni che riescono a mantenersi sotto il valore limite annuale di concentrazione di particolato fine (Pm2,5), ovvero 10 µg/mü come media annua, e tra queste non c’è la Puglia. Sono Sicilia, Sardegna, Calabria, Basilicata e Valle d’Aosta. La Puglia si attesta ad una percentuale media annua superiore dell’11,13% rispetto alla media fissata dall’Ue. Peggio fanno soltanto Emilia-Romagna (32,77%), Lazio (19,31%), Friuli-Venezia Giulia (17,14%) e Campania (16,24%). Meglio della Puglia, ma comunque fuori dai limiti stabiliti dall’Unione Europea, fanno Trento (10,75%), Umbria (9,26%), Toscana (8,53%), Abruzzo (7,25%), Marche (6,18%), Molise (2,9%) e Bolzano (1,24%).

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Dati che fanno il paio con quelli relativi alla lotta per ridurre le emissioni di gas serra. Ad un anno dal lancio, Ciro – Climate Indicators for Italian RegiOns, realizzato da realizzato da Italy for Climate (centro studi della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile) in collaborazione con Ispra, traccia un quadro della situazione delle regioni Italiane e anche qui i dati non sono rosei per la Puglia. E sapere che ci sono regioni che fanno peggio non è di certo consolante. Nello specifico, con 3,2 tonnellate di gas serra per abitante, la Campania si conferma la Regione con le emissioni pro capite più basse, seguita da Lazio (5 tCO2eq/ab) e Marche (5,5 tCO2eq/ab). La Liguria, invece, grazie in particolare al progressivo abbandono del carbone, è quella che le ha ridotte più di tutte, con un -65% tra 1990 e 2024 (quindi ben oltre l’obiettivo comune europeo al 2030 del -55%), seguita da Veneto e Puglia, rispettivamente a -35 e -34%.

Nella classifica generale relativa alle emissioni pro capite di gas serra, la Puglia si piazza, tra le regioni italiane, al quindicesimo posto con 8,78 tCO2eq/ab, lontana anche dalla media italiana attualmente pari a 6,79 tCO2eq/ab. Peggio della Puglia solo Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Molise, Basilicata e Sardegna. Ad influire sul dato pugliese sono prima di tutto le alte emissioni industriali (in rapporto al valore aggiunto sia i consumi di energia che le emissioni settoriali restano piuttosto elevati, anche queste ultime si sono ridotte del 10% rispetto alla rilevazione precedente), senza considerare che anche gli assorbimenti naturali non sono alti in rapporto alla superficie della Regione. Tra i dati positivi, secondo il report, emergono invece i consumi di energia pro-capite che in Puglia sono fra i più bassi del Paese, anche se il mix energetico si caratterizza per alto consumo di carbone (29% del mix energetico), molto più alto della media nazionale (5%). Positivo anche il dato relativo alle rinnovabili, in quanto nel 2022 la Puglia è stata la seconda regione italiana per kW installati, superata nel 2023 solo da alcune regioni del Nord Italia e la performance del settore degli edifici, sia in termini di efficienza generale dei consumi delle abitazioni (197 kWh/mq, contro una media nazionale di 222) che di emissioni settoriali pro-capite e di quota di consumi elettrici (pari al 36%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione). Buono anche il dato relativo all’agricoltura, dove si registra una quota di agricoltura biologica (24%) superiore alla media (20%), un basso numero di capi di bovini allevati pro capite e infine un utilizzo molto limitato di fertilizzanti azotati. Dato negativo è quello rappresentato dai trasporti, con un numero di immatricolazioni di auto elettriche inferiore alla media nazionale, e un numero di passeggeri del trasporto pubblico ancora basso nonostante sia quasi raddoppiato rispetto all’ultima rilevazione. Infine, la regione resta esposta agli impatti dei cambiamenti climatici, con un numero di eventi estremi (66 nel 2023) e una quota di perdite della rete idrica in linea con la media nazionale e un’alta quota di suolo consumato.

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